Perelman – Argomentazioni: legami e dissociazioni

Lo scopo dell’argomentazione per Perelman è ottenere l’adesione dell’uditorio alla conclusione dell’argomento. Il modo per conseguire lo scopo si articola in due momenti:

  1. scegliere le premesse (su ciò che è reale e su ciò che è preferibile) per le quali c’è già adesione da parte dell’uditorio. Le conclusioni non riguardano solo ciò che è vero, ma anche ciò che si ritiene essere un valore comune e per questo sono importanti anche le premesse intorno al preferibile;
  2. trasferire alla conclusione l’adesione associata alle premesse.

Nel capitolo 4 si dice che lo statuto degli elementi che intervengono in un’argomentazione non è fisso come in un sistema formale ma è variabile. Un sistema formale S è una coppia ordinata dove L è un linguaggio formale fissato e I è un insieme finito di regole di inferenza fissate. Le regole di L corrispondono alle regole grammaticali e sintattiche, mentre quelle di I sono i principi a cui il ragionamento si ispira. Queste regole sono fissate badando soltanto alla forma; sono inoltre regole meccaniche, di calcolo, che possono essere applicate anche da una macchina. Una derivazione di un sistema formale S è una concatenazione di formule di L in cui ogni anello della catena è un’applicazione delle regole in I; non sono invece derivazioni in un sistema formale né gli argomenti persuasivi di un politico, né le arringhe di un avvocato e, a quanto pare, nemmeno le dimostrazioni di un matematico nella matematica reale; una dimostrazione formale sarebbe molto più angusta e darebbe risultati peggiori e meno ampi rispetto al linguaggio ordinario. In un linguaggio ordinario non si possono applicare queste regole, soprattutto se si indaga intorno alle argomentazioni. I sistemi formali sono per varie ragioni oggetto di studio da parte di logici e filosofi della matematica.

Le tesi su cui si basa un’argomentazione possono essere parzialmente sottintese od implicite; inoltre, mentre nella dimostrazione la conclusione si deduce automaticamente dalle premesse, nell’argomentazione ciò non è sempre vero, anzi a volte con le stesse premesse si possono ottenere risultati opposti. Si aderisce o meno ad una tesi a seconda degli argomenti presentati a favore o contro e del valore della soluzione che essa offre ai problemi in discussione (p. 61).

Secondo Perelman i dati non sono osservazioni pure ma sono sempre suscettibili di interpretazioni, le quali dipendono dalla scelta del linguaggio, la quale dipende dalle argomentazioni.

Gli argomenti si presentano o come legame, che serve a trasferire l’adesione dalle premesse alle conclusioni, o come dissociazione, che serve a dividere una precedente adesione e quindi in qualche modo inverte l’atteggiamento.

Perelman parla poi di argomenti quasi-logici, di argomenti basati sulla struttura del reale e di quelli miranti a fondare questa stessa struttura. Dunque abbiamo:

  1. dissociazioni, che dividono una premessa ed una conclusione;
  2. legami, i quali sono divisi in:
  • quasi-logici
  • basati sulla struttura del reale
  • miranti a fondare tale struttura.

Gli argomenti quasi-logici (sviluppati nel settimo capitolo) si comprendono avvicina doli al pensiero formale, ma a differenza di quello esso presuppone sempre un’adesione a tesi di natura non formale; sembra uno sviluppo dell’entimema aristotelico; la tesi a cui si aderisce tuttavia non viene esplicitata per evitare di esporre l’argomentazione a punti deboli. Un esempio di questo tipo di argomenti è l’argomenta-zione per divisione in cui, esaminando le parti, si ricava un tutto che può essere più o meno valido; si presuppone che ciò che non si trova in nessuna delle parti, non si trova in nessun luogo; tuttavia, basta omettere una sola delle parti, o far capire che ci possono essere altre parti, per essere esposti al ridicolo.

Nel capitolo ottavo si parla degli argomenti basati sulla struttura del reale; questi si formano sui legami esistenti fra elementi del reale; l’uditorio, accettando questi legami, deve accettare necessariamente anche questi argomenti. Bentham afferma che l’argomento pragmatico, vale a dire l’argomento che dimostra una tesi partendo dalle sue conseguenze, è l’unico che si possa addurre a sostegno della proposta di una legge; Perelman afferma invece che esso è UNO degli argomenti. Un nesso reale è un nesso di causa-effetto; l’effetto ha valore  la causa che produce quell’effetto ha valore.

Il terzo tipo di argomento è quello mirante a fondare la struttura del reale; si mira a far sì che l’uditorio si convinca ad accettare una certa struttura del reale; a partire da un caso particolare si fa sì che si accetti una struttura ben precisa a cui trasferire l’adesione  induzione. Questo tipo di argomenti vale sia per ciò che è reale, sia per ciò che è preferibile. Il capitolo nono parla appunto dell’argomentazione per mezzo dell’esempio.

Nel capitolo undicesimo si parla della dissociazione delle nozioni; queste sono utili quando ci si trova davanti a difficoltà poste dal pensiero comune: dunque si deve dissociare questo pensiero e ricostruirlo. Questa sembra essere la riflessione filosofica secondo Perelman; per lui, la dissociazio-ne principale sembra quella che separa l’apparenza dalla realtà. Sembra di sentire Aristotele o Parmenide. Egli chiama le coppie che si formano da questa dissociazione “coppie filosofiche”. L’apparenza è data, immediata, è il termine primo della conoscenza; la realtà, una volta colta, diviene il criterio che permette di giudicare l’apparenza; la realtà, una volta conosciuta, è il termine normativo ed esplicativo dell’apparenza, che permette dunque di distinguere ciò che è valido da ciò che non lo è (p. 139). Questa operazione di dissociazione è una costruzione, qualcosa di creativo; inoltre ha una funzione normativa che permette di giudicare ciò che è apparente per distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è; infine è qualcosa di esplicativo che permette di dare conto dell’errore per uscire da una situazione di illusione. Alcuni esempi portati da Perelman: mondo materiale-mondo delle idee; sensibile-razionale; corpo-anima; divenire-immutabilità; pluralità-unità; umano-divino; mezzo-fine; conseguenza-fatto; atto-persona (la persona compie l’atto e dunque ne ha il primato e ne è il fondamento); accidente-essenza; particolare-generale; relativo-assoluto; soggettivo-oggettivo; falso-vero. Per alcuni autori il primo termine può essere un valore ed il secondo un disvalore, mentre per altri è l’opposto.

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