Antipolitica e retorica

Platone ci insegna che il dialogo nello spazio politico necessita di argomentazione. I discorsi devono essere fondati e le scelte, teoriche e pratiche, argomentate. I filosofi, dunque, che rendono ragione del proprio agire devono guidare la polis, così pensa Platone. Dalla città sono invece esclusi i retori, che non dimostrano ma persuadono, che fanno leva sull’emotività e non rendono ragione dei loro discorsi. Il dualismo politica/retorica si carica in Platone del dualismo ragione/emotività tipico della cultura occidentale.

Se l’idea platonica di uno stato retto da filosofi sembra oggi quanto mai anacronistica (fortunatamente?) e l’opposizione rigida ragione/emotività (con esclusione dell’emotività dal politico) è probabilmente ideologica, l’esclusione (la critica, quantomeno) dei retori potrebbe essere un’esigenza, ed a maggior ragione, data la complessità delle scelte e dell’esistente. Di competenza vanno spesso in cerca le democrazie, pensiamo ad esempio alla competenza tecnica del nuovo governo Monti, e la retorica non garantisce competenza, anzi…Il passaggio da Berlusconi a Monti è anche un passaggio da retorica a competenza.

La televisione è un mezzo di comunicazione che veicola messaggi retorici a tutto spiano; mezzo a cui non si può rispondere, con cui non si può dialogare, e quindi tribuna ottima per esercizi retorici, spesso molto arditi. Mezzo, la televisione, “altamente antidemocratico” poichè “parlare dal video è parlare sempre ex-catedra, anche quando questo è mascherato da democraticità”, così la descrive Pasolini in questa intervista di Enzo Biagi, cogliendo sicuramente qualcosa di vero:

E pure la retorica si è ritagliata uno spazio grandissimo ad occidente a scapito della democrazia, spazio che possiamo a buon diritto chiamare, rifacendoci alla nozione platonica, dell’antipolitica. Negli Stati Uniti, ad esempio, per quanto buone siano le idee ed i programmi è praticamente impossibile diventare Presidente senza una dose massiccia di retorica (Obama docet).

E in Italia? In Italia l’antipolitico ha oltrepassato ogni argine, scaturendo direttamente dalla televisione, “scendendo in campo” ben oltre i periodi elettorali. Lo spazio politico è frantumato proprio mentre alcuni spazi tradizionali della polis, indipendentemente, spariscono.

Si oltrepassa quotidianamente il dialogo politico che viene relegato ai margini, nelle seconde linee.

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