Una riflessione sul debito – Dare e avere di Margaret Atwood

payback - Margarete AtwoodLa recente ricerca di Adnkronos secondo cui solo 2 prestiti su 10, tra quelli chiesti dalle piccole aziende, vengono erogati con piena soddisfazione dei richiedenti conferma le note difficoltà all’erogazione del credito da parte delle banche.
La notizia mi ha riportato alla mente un testo del 2008, Payback di Margaret Atwood, che affrontava il rapporto debito credito, che è alla base della problematica dei prestiti, in modo originale e personale.
Uno dei meriti di Payback è proprio nell’intenzione complessiva del testo, quella di allargare la tematica del libro al di là dei ristretti confini economici. Proporre una visione complessa della tematica, con un approccio che può a buon diritto essere definito “umanistico”, può rivelarsi sul lungo periodo la strada giusta da percorrere per comprendere, e provare a risolvere, le problematiche ricorrenti nel funzionamento del meccanismo debito-credito.
Margaret Atwood è una scrittrice canadese autrice di numerosi romanzi, poesie e saggi; vincitrice di numerosi premi internazionali (a titolo esemplificativo: il Booker Prize con L’assassino cieco nel 2000, il premio Principe delle Asturie nel 2008) è stata candidata più volte al Nobel per la letteratura.
L’eterogeneità della sua produzione letteraria si ritrova nel suo Payback: Debt and the Shadow Side of Wealth (tradotto in italiano da Massenzio Taborelli e Valeria Bastia, Dare e avere. Il debito e il lato oscuro della ricchezza per Ponte alle Grazie), un testo edito nel 2008 difficilmente etichettabile come un “saggio”, in senso tradizionale. La riflessione sul debito della Atwood viene infatti articolata tra ricordi autobiografici, riferimenti letterari e storici con numerose apparenti divagazioni dal tema principale. Payback è un testo scritto per essere letto, dal tono informale e spesso ironico.
La parola “debito” viene fatta valere nel suo spessore di significato, allontanando la riflessione da un ambito esclusivamente economico. Il legame tra la questione del debito e la vita quotidiana viene allacciato dalla Atwood sin dall’inizio del libro. Sono infatti dei ricordi personali a muovere l’analisi. L’autrice canadese racconta di come da bambina era vincolata da due tabù, due argomenti di cui non si poteva parlare: quelli religiosi e quelli finanziari.

A prima vista – scrive la Atwood – sembravano due categorie distinte. Da una parte le cose di Dio, incorporee; dall’altra quelle di Cesare, fin troppo terrene.

Ma le due categorie, a dire della Atwood hanno in realtà stretti legami. La prima immagine introdotta per spiegare questa vicinanza è quella della bilancia legata anche nell’ottica contemporanea all’idea di giustizia ed in particolare, secondo l’autrice, al Tit for Tat (la ritorsione equivalente, l’occhio per occhio). I riferimenti tirati in ballo dalla Atwood per comprendere la dinamica tra dare e avere, che agisce nel modo di intendere la bilancia, sono molteplici: da Dike alla dea egiziana Ma’at, dalla signora Bedonebyasyoudid (cognome che suona in italiano come “ciò che è fatto è reso”) che compare ne Le metamorfosi di Tom di Kingsley all’arcangelo Michele.
L’interpretazione dell’ambito finanziario e religioso del debito diviene più stringente nel secondo capitolo in cui peccato e debito vengono messi in analogia.
Lascio ai lettori incuriositi dal particolare approccio della Atwood la scoperta dei molti altri spunti contenuti nel libro, alcuni decisamente inattesi e sorprendenti (ad esempio il terzo capitolo, “Debt as plot”, il debito come trama).
Payback può essere una buona lettura propedeutica per chi vuole affrontare una tematica importante che il libro, indubbiamente, non esaurisce.

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