Italia: lettera ad un figlio non ancora nato

Tesoro mio, devo dirti la verità, temevo un po’ questo momento. Sapevo che sarebbe arrivato, che un giorno mi avresti chiesto: ma cos’è l’Italia?

Amore mio, è difficile da spiegare.

In effetti tuo padre ti ha raccontato tanto della sua vita, e lo stesso ha fatto tua madre. Ma ti abbiamo parlato poco di quello che è accaduto attorno a noi. Ci provo adesso.

Allora…io, tua madre, tua nonna, siamo nati in Italia. Anche Gianluca, anche Domenico, anche Lorenzo, sono nati in Italia.

L’Italia è stato un posto molto strano. Una nazione molto particolare, dalla storia tutto sommato breve.

Anche in Italia, si andava a scuola, come ora. Solo era tutto molto differente. Quando andavamo a scuola noi, per esempio, gli insegnanti erano molto diversi rispetto ad oggi. Sembrava che, quasi tutti, non avessero voglia di insegnare. Non sembravano per nulla contenti di quello che facevano e non ci capivano neanche lontanamente. Per dirla in breve, non ci hanno insegnato niente.

Non che non avessimo anche noi la storia e l’italiano. Ce l’avevamo. Ma non sapevamo a cosa servissero. E nessuno ce lo spiegava. Allora andare scuola diventava difficile, anche se tra di noi ce lo dicevamo poco.

So che questo potrà sembrarti strano e che tu non vedi l’ora di uscir di casa per vedere Simona e i tuoi amici. Anche per noi era così, ogni tanto. Di solito però era una fatica perchè gli insegnanti non ci piacevano e ci facevano studiare tante cose insulse.

Tuo padre poi fu particolarmente sfortunato. I tuoi nonni decisero di mandarmi a studiare in una scuola di preti. Sai cosa sono i preti?

In Italia, quando noi eravamo giovani molte persone credevano che esistesse una entità invisibile che aveva creato tutte le cose e che le regolava, lo chiamavano Dio.

Non ridere figlio mio. Anche tuo padre credeva in Dio quando era piccolo.

Mi avevano insegnato così, sin da quando avevo tre anni… Questa credenza, certo bislacca, non era l’unica, forse neanche la più strana che ci veniva insegnata. Molte delle persone in Italia, credevano ad esempio che questo Dio avesse un figlio, pur non essendo un uomo, nel senso che questo Dio era un “qualcosa”, ma di immateriale. Il figlio invece, era un uomo, perchè era nato da due uomini, Maria e Giuseppe, nati tanto tempo fa.

Figlio mio, non so spiegarti bene…Non era neanche figlio di Giuseppe in realtà, perchè Maria e Giuseppe non l’avevano concepito, non avevano fatto l’amore. Maria era rimasta incinta da sola, come nelle gravidanze isteriche, solo che poi il figlio era nato, ed era il figlio di Dio.

Non voglio raccontarti tutta questa storia assurda, se avrai voglia la studierai. Era solo per spiegarti cosa erano i preti. Ecco i preti erano delle persone che servivano Dio e che vivevano credendo di parlare, o comunque di “entrare in contatto” con lui.

Questi “preti” avevano una grande importanza in Italia. Per farti un esempio avevano molte scuole, tra cui quella in cui sono andato io a studiare, all’asilo e poi alle medie. Ed in questa scuola mi insegnavano queste cose che ti ho detto e molte altre, anche più strane.

La mattina dovevamo pregare, ossia recitare delle frasi rivolte a Dio e a suo figlio. Ed ogni tanto andare nella chiesa della scuola per sentire tutte le cose di questo tipo che ci diceva il prete. Una noia mortale. La domenica ogni tanto tuo nonno mi portava di nuovo in chiesa, non spesso per fortuna.

Tuo padre smise presto di credere in Dio e in tutte queste altre sciocchezze. Altri però, continuarono per molto più tempo…

La scuola per molti di noi fu molto dura, indipendentemente da questo fatto dei preti. Quelli che facevano più fatica ad imparare le cose venivano trattati molto male dagli insegnanti. Talvolta, venivano insultati, altre volte presi in giro.

In Italia, quando ero giovane, governavano dei gruppi di persone molto ricche e potenti, delle bande praticamente.

Erano persone che facevano vari lavori, che neanche ti spiego, perchè in gran parte non esistono più. C’erano anche i politici, come oggi, ma solo pochi di loro erano in grado di decidere sulle cose più importanti. Anche questo, lo so, potrebbe sembrarti strano…

I politici allora erano molto diversi da quelli che conosci tu. Erano molto corrotti e spesso anche ignoranti. Fingevano però di essere onesti e capaci. Promettevano sempre un sacco di cose, poi, non combinavano nulla. Alcuni erano veramente tremendi.

Ma non voglio darti un quadro troppo cupo di questa nazione, l’Italia. Era pur sempre una democrazia, come ora. Se eravamo una democrazia, perchè sceglievamo queste persone per fare i politici? – Mi chiederai…

E’ difficile da capire, lo so. Talvolta eravamo obbligati a votare per persone che non conoscevamo, in altri periodi non potevamo scegliere direttamente chi mandare al Parlamento, sceglievamo i partiti, che poi quasi sempre decidevano male, al posto nostro. Ma la verità in fondo è che tutti, anche io, anche tua madre, eravamo diversi rispetto ad oggi. Non riuscivamo a distinguere il vero dal falso e non capivamo la violenza che si nascondeva dietro ai volti bonari di molti dei nostri politici.

La scuola, come ti scrivevo, è stato un periodo complesso per noi. Molti ragazzi nostri amici sono stati male proprio in quel periodo. Alcuni sono diventati violenti, alcuni sono impazziti, altri hanno iniziato a drogarsi, c’è poi chi ha smesso di pensare, chi ha smesso di sentire…Gli altri, come tuo padre, hanno tirato a campare…

La cosa che ci suonava più angosciante, ai tempi del liceo, era che continuavano a ripeterci: “questi sono gli anni più belli della tua vita”. Abbiamo capito dopo cosa significava.

In Italia, nel periodo in cui ci ha vissuto tuo padre non c’era lavoro. Terminare la scuola, l’università, non ci ha regalato un senso di liberazione, di libertà. Al contrario! Ci rendemmo conto che gli anni di studio non servivano a nulla neanche dal punto di vista del lavoro, che pure era quello che ci avevano sempre detto.

La mancanza di lavoro colpì tutti. Fu molto difficile. Molti dei nostri amici furono costretti ad andarsene dall’Italia. Quelli che rimanevano spesso non potevano permettersi di andar via di casa, altri, non avevano neanche la casa da cui provare ad andar via.

Fu un momento molto duro, alcuni, di certo non aiutati da tutte le cose che qui ti ho raccontato, arrivarono al punto di togliersi la vita. Si dice “suicidarsi”, e mentre lo scrivo, con dolore e sconcerto, sono confortato dal fatto che tu probabilmente questa parola non l’hai mai sentita.

Perchè non facevamo qualcosa?

Era complicato, figlio mio. Quando le cose vanno così male, capita di non riuscire a trovare la via giusta. Molte volte siamo scesi per strada, per protestare. Non cambiava nulla. Spesso, anche se avevamo ragione, venivamo picchiati dalla polizia.

Era proprio la mentalità, figlio mio, ad essere sbagliata. Forse in quegli anni, in cui non vedevamo vie d’uscita, abbiamo vissuto il periodo più duro.

Non so spiegarti come le cose hanno incominciato a cambiare. E’ stato qualcosa di indescrivibile. Iniziammo a rapportarci diversamente tra di noi. Lentamente. Io imparai ad amare, ed anche tua madre.

Iniziammo a sentirci più vicini, un po’ tutti, ad essere più sinceri, e a scontrarci, l’uno con l’altro, ma senza farsi male, per provare ad essere migliori.

Ognuno sembrava seguire la sua strada, solitario. Ma non era così. Si riconosceva negli sguardi degli altri qualcosa di simile, una specie di voglia, anche nelle persone mai viste, mai incontrate prima…

Poi ognuno iniziò a metterci del suo. Gli storici più giovani ci spiegarono in modo nuovo la parola “resistenza”. Ed è come se tutti incominciassimo a riallacciare un filo con quella vecchia storia, che ti ho raccontato parlandoti della tua bisnonna. Capimmo che potevamo, e sapevamo resistere, e che la violenza che avevamo subito, non era lontana da quella che vissero i partigiani, anche se era diventata invisibile.

Gli artisti incominciarono ad aprirsi, ed i ragazzi ad ascoltarli. Persino i filosofi (figlio mio quello fu davvero uno shock!) iniziarono a capire qualcosa di noi.

Fu qualcosa di tumultuoso e bello. Ci si correggeva a vicenda e non c’era smania né inedia.

In fondo, la storia d’Italia, ha avuto una bella fine.

Dov’era l’Italia?

Qui, figlio mio. Italia era il nome che portava la terra in cui sei nato.

Decidemmo di cambiarle nome, per far capire ai nostri figli che tutto questo non sarebbe accaduto mai più.

Ed è così, amore mio, non accadrà mai più, te lo prometto.

Scattata da sognirossi per lemona.it
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