In ricordo di Gabriel Garcia Marquez

Presidenti, scrittori, personalità della politica, comuni cittadini. Tutto il mondo si è fermato per i funerali di Gabriel Garcia Marquez, amatissimo scrittore colombiano, che ci ha lasciati pochi giorni fa, dopo una lunga malattia.

Aveva giocato, Gabo, con la sua malattia, ad un certo punto tutti hanno pensato che si stesse riprendendo e avevo tirato un lunghissimo sospiro di sollievo; perdere Marquez non è solo lasciar andare via un Premio Nobel (ricevuto nel 1982), ma anche un simbolo del Sudamerica tutto.

Padre del realismo magico, ha scritto “Cent’anni di solitudine”, che ha venduto 60 milioni di copie in 37 paesi e ha incantato i lettori, diventando un simbolo per la letteratura e il secondo libro in lingua spagnola più venduto di sempre, dopo il Don Chicotte di Cervantes. La storia della famiglia Buendia, di Macondo e la sua infinita pioggia ha ispirato canzoni, saggi e film. Altri suoi romanzi celebri sono “L’amore ai tempi del colera”, “Cronaca di una morte annunciata”, “L’autunno del patriarca” e quel “Vivere per raccontarla” autobiografia che descrive i primi anni di Gabo, la sua vita sulla costa caraibica della Colombia, il suo rapporto con la magia da cui poi prenderà spunto per i suoi libri.

Marquez non era per solo uno scrittore, ma anche un giornalista tra i più apprezzati. Ha raccontato di Che Guevara, del Cile, della rivoluzione in Portogallo, della Spagna dopo Franco, dei dittatori centroamericani. Grande amico di Fidel Castro che lo definì “uno dei più grandi idealisti del nostro tempo”, ha cercato di portare più democrazia a Cuba, ed era accanto a Fidel durante la storica visita di Papa Giovanni Paolo II nel 1988. Proprio per queste sue idee si era da tempo ritirato a vivere in Messico, lasciando il suo amato Paese.

Da tempo Marquez conduceva una vita ritirata, lontano dai circoli letterari e dalla politica. Solo in occasione del suo compleanno, lo scorso mese, era stata festeggiato pubblicamente da stampa e ammiratori che gli avevano portato fiori e dolci nella sua casa di Città del Messico.

E’ come se il mondo avesse perso il Mandela della letteratura” ha scritto un giornalista messicano. E’ di consolazione sapere, che come tutti i più grandi scrittori, rimangono i suoi romanzi a tenerci compagnia, veri portatori di immortalità.

Jorge Amado e Gabriel García Márquez
Jorge Amado e Gabriel García Márquez
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