Quando la Statua della Libertà arrivò nel porto

Scomposta ed imballata in 1883 casse, il 19 giugno del 1885 una delle più famose statue del mondo sbarcò nel porto di New York. La statua partiva dalla Francia e voleva ricordare la Dichiarazione d’Indipendenza del 1876 unendo le due sponde dell’oceano con una parola, che faceva battere i cuori: libertà.

La statua della libertà di New York

Realizzata su progetto di Frédéric Auguste Bartholdi, la Statua della libertà è probabilmente il simbolo per eccellenza degli Stati Uniti. Alta 93 metri ha una struttura in acciaio rivestita in rame ed è poggiata su un imponente blocco di granito.

Forse più icona che opera d’arte affolla le cartoline, gli articoli e le immagini che provengono dagli Stati Uniti; riprodotta, imitata, storpiata, la Statua è stata reinterpretata nei modi più vari.

La storia della Statua della Libertà è sicuramente interessante. Viene infatti pensata e progettata interamente in Francia e poi esportata come dono negli USA.

Sembra che l’idea originale sia stata di un intellettuale e politico francese, Laboulaye, che in una conversazione privata disse:

“Se un monumento deve sorgere negli Stati Uniti come ricordo della loro indipendenza, devo credere che sia naturale realizzarlo con sforzi comuni – un lavoro comune delle nostre due nazioni”

Alla conversazione era presente Bartholdi, che prese lo spunto di Laboulaye tremendamente sul serio.

Nella realizzazione finale dell’opera entrarono in gioco numerosissime persone che aiutarono Bartholdi nel suo progetto, forse un po’ pazzo. Tra di esse un ruolo importante lo ebbe Eiffel (lo stesso della “tour”) che si occupò della realizzazione della struttura di sostegno alla statua.

Il progetto giunse, chiaramente, ad una positiva conclusione.

A Parigi resta, sulle rive della Senna, un’altra Statua della Libertà, più piccola, rivolta verso la sua più nota gemella americana.

E’ indubbio che tale Statua qualcosa significhi anche per noi. E’ difficile incontrare qualcuno che sia andato a New York senza andare a vederla da vicino. In effetti, sarebbe proprio un’idea di libertà (e di liberazione, chè la statua ha ai piedi delle catene spezzate) a dover sostenere i nostri rapporti con l’altra sponda dell’oceano.

Ma è così?

C’è una canzone che mi torna in mente parlando di questa statua:

“Alcuni lo ricordano ancora, mentre accende una sigaretta,
altri ne hanno fatto un monumento,
per dimenticare un po’ più in fretta.”
(De Gregori – Festival)

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