Breve storia dell’art banking e il caso italiano della Bank of Art

art banking

Anche l’arte ha la sua banca

Anche le opere d’arte sono una forma di investimento. Potrebbe non sembrare così, invece, il valore economico dell’opera d’arte è un elemento importante che concorre alla definizione di un bene artistico, che ne completa il valore prettamente artistico e culturale, e risulta influenzato da differenti parametri.

L’opera d’arte è un potenziale attrattore economico e possiede un valore di scambio soggetto alle leggi del mercato, e tale potere si determina analizzando anche aspetti tecnici, come materiali, tipologia di esecuzione, e dettagli legati alle analisi di mercato, come andamento e coefficiente dell’artista, oltre che alla verifica di importanti premesse culturali specifiche, e che afferiscono al campo delle arti visive.

In America, fu David Rockefeller a intuire la presenza di un legame tra banche e dimensione dell’arte e proprio alle fine degli anni cinquanta risale la collezione della “Chase Manhattan Bank”, una banca newyorkese di cui egli stesso era dirigente.

Sempre a New York si delinea nel corso degli anni ottanta il fenomeno dell’art banking: si trattava di un vero e proprio servizio offerto dalle banche ai clienti privati che sceglievano di effettuare un investimento nel settore dell’arte. Da allora sempre più banche scelgono di delineare sempre più servizi pensati ad hoc per collezionisti o per chi semplicemente desidera possedere un’opera d’arte investendo in questo settore.

Da questi presupposti nascono iniziative come Bank of Art, una società di diritto con sede a Milano dedicata proprio a questa tipologia particolare di beni, quali sono le opere d’arte.

Nella mission di Bank of art, si possono individuare tre parole chiave: conservazione, preservazione, valorizzazione del patrimonio artistico. Sono infatti questi i concetti fondamentali su cui si innesta la visione di questa società, azioni e iniziative in grado di innescare un circolo virtuoso per la sopravvivenza di qualunque patrimonio culturale.

Il caso specifico della Bank of Art nasce da un’idea di Roberto Crippa, project leader, e ha come sede principale il capoluogo lombardo ma si avvale di una fitta di rete di esperti a livello internazionale. Si rivolge sia a privati (collezionisti) sia a enti pubblici (fondazioni o istituzioni) e uno dei suoi compiti è identificare il valore dell’opera e favorirne la crescita attraverso le sue competenze specifiche del settore, in un’ottica patrimoniale, attenta al valore di mercato del bene artistico.

Tutte le tipologie di arte, di ogni periodo storico, possono così usufruire di vari servizi che vanno dalla valutazione del bene, alla supervisione di eventuali operazioni di restauro, e delle fasi di vendita e acquisto, alla catalogazione delle opere sino alla stesura di un expertise.

Questo è un documento importante per la definizione del valore di un bene in quanto ne attesta di fatto la storia, l’autenticità, le caratteristiche tecniche e iconografiche, rappresentando una vera e propria perizia che gioca un ruolo fondamentale nella vita, anche economica, di un bene artistico.

L’art banking rappresenta quindi un fenomeno molto interessante nella storia dell’arte, un incontro particolare tra due mondi molto distanti la cui intersezione può portare, ed ha portato, delle positive novità. I servizi tradizionali di un mondo bancario fatto di transazioni monetarie, gestione di conti deposito e strumenti finanziari, vengono ridefiniti per adeguarsi alle esigenze artistiche.

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