Giovanni Pascoli: Vita e Opere

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Vita di Pascoli

Giovanni Pascoli, nasce a San Mauro di Romagna il 31 dicembre 1855, oggi la città è chiamata San Mauro Pascoli in suo onore.

Giovanni nasce in una famiglia numerosa, è il quarto di dieci figli, il padre Ruggero Pascoli è amministratore della tenuta La Torre di proprietà di famiglie nobili, e viene fucilato per ragioni probabilmente politiche ed economiche, mai accuratamente chiarite, quando Pascoli ha 12 anni.

Nel 1871, muore di meningite, il fratello Luigi, di seguito Pascoli si trasferisce insieme agli altri fratelli a Rimini dove frequenta il liceo classico Giulio Cesare. Si diploma infine al liceo ginnasio di Cesena.

Ottenendo una borsa di studio, Pascoli si iscrive all’Università di Bologna, e diventa allievo di Giosuè Carducci e Giovanni Battista Gandino. Nel 1877 comincia a partecipare a comizi anarcosocialisti con il sostegno e l’amicizia di Andrea Costa.

Nel 1879 Pascoli viene arrestato dopo aver partecipato ad una protesta contro la condanna di alcuni anarchici, in sua difesa vi è Giosuè Carducci che afferma l’assenza nella persona di Pascoli, della capacità a compiere atti a delinquere. Quando Pascoli viene finalmente rilasciato, si dedica ad un socialismo umanitario, e al sostegno dei più deboli.

Nel 1882 Giovanni Pascoli si laurea con una tesi su Alceo, ed inizia successivamente a lavorare come docente di latino e greco nei licei di Matera e di Massa, poi decide di riavvicinarsi alle sue sorelle, verso cui si sente in colpa per averle trascurate durante gli anni universitari a Bologna.

Insegna poi in un liceo di Livorno, e collabora con la rivista Vita nuova.
Nel 1894 Pascoli si reca a Roma per collaborare con il Ministero della Pubblica istruzione, poi collabora anche con la rivista Convito.

Nel 1895 Pascoli diventa professore universitario, e vive tra Bologna, Pisa e Messina, ma la sua aspirazione è quella di tornare a vivere nel suo ambiente agreste, e lo fa ogni volta che riesce a liberarsi dai suoi impegni.

Successivamente, nel 1895 Pascoli si trasferisce a Castelvecchio con la sorella e il cognato, ma la convivenza si rivela fallimentare perchè Pascoli nota indifferenza e pretese economiche da parte dei suoi familiari, situazione che lo rende triste e malinconico.

In questi anni, Pascoli non riesce a maturare un rapporto coniugale come vorrebbe, e tutte queste situazioni difficili si rispecchiano nelle sua produzione poetica in cui l’autore descrive una sorta di “microcosmo” che dovrebbe essere protetto dalle minacce del mondo esterno intento a portare disordine nei sentimenti e nell’esistenza umana.

Castelvecchio è considerato il “nido”, un luogo dove lo scrittore e poeta riflette sulla sua vita passata e presente, e a cui dedica una sua importante opera.

Nel lavoro letterario di Pascoli, la vita di città non è mai presente come tema, l’autore rivolge il proprio interesse verso la vita di campagna, e dunque nei confronti della natura.

Gli anni che precedono la prima guerra mondiale, sono per Pascoli molto duri, l’autore perde la fiducia sia verso la politica che verso la religione cristiana, inizia ad abusare di alcool come egli stesso testimonia in diverse lettere. Pascoli entra in una sorta di misticismo agnostico.

Nel 1906 Pascoli prende l’incarico della cattedra di letteratura italiana all’Università di Bologna, succedendo a Carducci, intanto si ammala di cirrosi epatica, e il 6 aprile 1912 muore nella sua casa di Bologna, per poi essere sepolto a Castelvecchio di Barga.

Le opere di Giovanni Pascoli

Nelle opere di Pascoli si può riscontrare la crisi del positivismo, e un pessimismo che proviene soprattutto dai numerosi lutti che colpiscono la sua famiglia, eventi tragici che ispirano Pascoli a pensare che i morti possano spesso mettersi in contatto con i loro cari ancora in vita.

Di seguito, tutte le opere di Giovanni Pascoli:

Myricae, (1891; 1892; 1894; 1897; 1900; 1903), Lyra romana. Ad uso delle scuole classiche (1895; 1899; 1903; 1911), (antologia di scritti latini per la scuola superiore), Pensieri sull’arte poetica, in ‘Il Marzocco’, (17 gennaio, 7 marzo, 21 marzo, 11 aprile 1897) (NOTO COME “Il fanciullino”), Iugurtha.

Carmen Johannis Pascoli ex castro Sancti Mauri civis liburnensis et Bargaei in certamine poetico Hoeufftiano magna laude ornatum, (1897) (poemetto latino), Epos, (1897) (antologia di autori latini), Poemetti, (1897, 1898), Minerva oscura. Prolegomeni: la costruzione morale del poema di Dante, (1898) (studi danteschi), Intorno alla Minerva oscura, (1899), Sul
limitare.

Poesie e prose per la scuola italiana, (1900), (antologia di poesie e prose per la scuola), Sotto il velame. Saggio di un’interpretazione generale del poema sacro, (1900), Fior da fiore. Prose e poesie scelte per le scuole secondarie inferiori, (1901), (antologia di prose e poesie italiane per le scuole medie), La mirabile visione.

Abbozzo d’una storia della Divina Comedia, (1902), Canti di Castelvecchio, (1903; 1905; 1907) (dedicati alla madre), Primi poemetti, (1904), Poemi conviviali (1904), Odi e Inni, (1896-1905), Pensieri e discorsi, (1907), Nuovi poemetti, (1909).

Canzoni di re Enzio: La canzone del Carroccio, (1908), La canzone del Paradiso, (1909), La canzone dell’Olifante, (1908), Poemi italici, (1911), La grande proletaria si è mossa. Discorso tenuto a Barga per i nostri morti e feriti, (1911).

Poesie varie, (1912; 1914), (a cura della sorella Maria), Poemi del Risorgimento, (1913), Patria e umanità. Raccolta di scritti e discorsi, (1914), Carmina, (1914) (poesie latine), Nell’anno Mille.

Dramma, (1922), (dramma incompiuto), Nell’anno Mille. Sue notizie e schemi di altri drammi, (1923), Antico sempre nuovo. Scritti vari di argomento latino, (1925).

Lo spiritualismo di Pascoli si riscontra nella poesia “cosmica”, di cui fanno parte Il bolide (Canti di Castelvecchio) e La vertigine (Nuovi Poemetti); mentre nella rivista Il Marzocco, del 1897, Pascoli esprime la sua “poetica del fanciullino”, influenzata dalla psicologia infantile di James Sully e dalla filosofia dell’inconscio di von Hartmann. Pascoli scrive un testo di 20 capitoli in cui dialoga con la sua anima da fanciullino in grado di emanare nell’uomo maturo, la purezza di un bambino ancora vivo ed energico.

La lingua della letteratura di Pascoli è fortemente innovativa, ricca di simbolismo, immaginazione e musicalità, il lavoro poetico pascoliano si inserisce nel filone culturale del decadentsimo, testimonianza delle fine del periodo del positivismo.

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