Foscolo: la vita e le opere

Fabre, Ritratto di Ugo Foscolo, 1813.
Fabre, Ritratto di Ugo Foscolo, 1813.

Niccolò Ugo Foscolo nasce il 6 febbraio del 1778 in una delle isole del Mar Ionio, Zante. I luoghi in cui Ugo Foscolo vive sono oggetto di ispirazione per le sue opere, anche in relazione agli eventi sia positivi che negativi che lo travolgono. L’isola di Zante, sua terra nativa, è considerata da Foscolo “la culla della civiltà”, e basandosi sui sentimenti malinconici che essa gli infonde, anche per il suo paesaggio, dopo averla lasciata le dedica il sonetto “A Zacinto”.

Primogenito di quattro fratelli, Foscolo è figlio di madre greca e di padre veneziano, e dopo la scomparsa di quest’ultimo decide di trasferirsi a Venezia, luogo in cui si ambienta molto velocemente soprattutto per i suoi interessi in ambito politico.

Nei confronti di Venezia, Foscolo prova un forte legame intellettuale, considerandola la sua seconda patria. Foscolo crede nelle buone intenzioni di Napoleone Bonaparte, figura in cui ripone molta fiducia, dimostrandolo anche nella sua attività letteraria, ma rimane deluso e si pente di aver appoggiato le idee politiche del generale francese quando viene messo in atto il trattato di Campoformio.

Nel 1797 quando nella città viene istituito un governo democratico, Foscolo ricopre delle importanti cariche pubbliche, ma pochi mesi dopo, in seguito al trattato di Campoformio con cui Napoleone cede Venezia all’Austria, Foscolo è costretto a fuggire, stabilendosi a Milano, città che all’Austria è stata invece sottratta.

A Milano, Foscolo riesce a stringere rapporti amichevoli con Parini e con Monti, e diventa redattore del “Monitore italiano”.

Nel 1798 Foscolo si trasferisce a Bologna dove lavora come aiutante cancelliere di un tribunale militare, mentre l’anno dopo lascia questo incarico per arruolarsi col grado di luogotenente nella Guardia Nazionale e insieme ai francesi combatte contro gli austro-russi.

Partecipa poi alla difesa di Genova a fianco del generale francese Massena che segue nella sua fuga quando la città viene messa alla resa.
Nel 1804 per motivi militari, Foscolo si reca in Francia, dove trascorre un paio di anni molto tranquilli, dedicandosi anche a relazioni amorose molto passionali, e dall’unione con l’inglese Fanny Emerytt, nasce la sua prima figlia, Floriana.

Quando Foscolo torna in Italia, vive tra Venezia, Milano e Pavia, presso l’università di quest’ultima città, ottiene la cattedra di eloquenza. In seguito vive nuovamente a Bologna e poi Milano, che per il rifiuto di giurare fedeltà agli Austriaci, abbandona nel 1815.

Dopo brevi visite a Zurigo e Lugano, Foscolo si stabilisce a Londra, dove viene ben accolto dall’alta società. In questo periodo, Foscolo riesce a guadagnare bene con la pubblicazione delle sue opere ma le sue abitudini economiche lo portano quasi alla rovina indebitandosi con alcuni creditori dopo aver tentato di concludere i lavori di una lussuosissima villa che stava costruendo anche con l’aiuto di sua figlia Floriana, ritrovata casualmente a Londra.

Ugo Foscolo subisce anche il carcere e in seguito si rifugia nel villaggio di Turnham Green dove vive gli ultimi anni della sua vita in compagnia di sua figlia.

Foscolo muore di idropisia il 10 settembre 1827, e nel 1871 le sue ossa vengono trasferite a Firenze e tumulate nella Basilica di S.Croce.

Le opere di Foscolo

Le opere di Foscolo rispecchiano la sua formazione illuministica caratterizzata dallo studio di Rousseau, l’influenza delle idee giacobine, e lo studio di classici italiani, greci e latini.

L’attività letteraria del poeta e scrittore italiano, si inserisce in un periodo culturale a cavallo tra il neoclassicismo e il preromanticismo.

Dopo esercitazioni letterarie basate sui modelli di Metastasio e dell’Arcadia in generale, tra il 1795 e il 1797 Foscolo matura un proprio stile con i sonetti “In morte del padre”, l’elegia “In morte di Amaritte” e “Le Rimembranze”, le odi “Ai novelli repubblicani” e “A Bonaparte liberatore”, la tragedia “Tieste”, il romanzo incompiuto “Sesto tomo dell’io” e “Al Sole”.

Dopo essersi dedicato alla poesia, Foscolo inizia la sua più grande e famosa opera letteraria “Le ultime lettere di Jacopo Ortis”, pubblicata a Milano nel 1802, e ripresa ed aggiornata con nuove lettere tra cui quella con Parini, per poi pubblicarla nuovamente a Zurigo nel 1816 con una falsa dicitura di pubblicazione “Londra 1814”.

L’opera, in forma epistolare, è influenzata dalla letteratura inglese, in partciolare dal Werther di Goethe, dagli eventi di Campoformio e dalle vicissitudini negative che attraversava l’Europa in quel periodo.

Jacopo Ortis presenta una personalità molto vicina a quella del Foscolo, ma alcuni lati di essa sono immaginati e molto elaborati, esprimendo comunque il pessimismo foscoliano per cui l’autore è diventato noto sia in Europa che in America.

Il tema del suicidio, appartiene anche alla biografia di Foscolo, poiché perde uno dei suoi fratelli in questo modo.

Le Odi “A Luigia Pallavicini caduta da cavallo” e “All’amica risanata” risalgono rispettivamente al 1800 e al 1802, vengono pubblicate in maniera definitiva nel 1803 con i Sonetti “Alla sera”, “A Zacinto”, “Alla Musa”, “In morte del fratello Giovanni”.

Tra il 1803 e il 1806 Foscolo impara la tecnica dell’endecasillabo sciolto, dedicandosi ad opere come “L’esperimento di traduzione dell’Iliade” (1807), e la traduzione de “Il viaggio sentimentale” di Sterne, su cui lavora tra il 1807 e il 1813 e da cui nasce l’ispirazione per creare il personaggio Didimo Chierico, considerato come la versione intellettuale di Jacopo Ortis, e protagonista di un’altra sua successiva opera.

Durante gli anni in cui ricopre il ruolo di docente all’Università di Pavia, Foscolo, tra i suoi impegni politici e formativi, inizia a scrivere l’opera civile “Dei Sepolcri”, un carme di 295 versi endecasillabo sciolti, che viene pubblicato per la prima volta a Brescia nel 1807.

L’opera prende ispirazione dalle conversazioni di Foscolo con Ippolito Pindemonte riguardo al decreto napoleonico Sanit-Cloud che ordinava la sepoltura dei morti al di fuori delle mura cittadine, con una tomba comune a tutti i cadaveri.

Il locus del cimitero, il tema della morte associato al tema politico e civile, è una trovata di ispirazione anglosassone, infatti nella letteratura preromantica ingelse, vi è in questo periodo un frequente uso di temi malinconici e, talvolta, macabri.

Foscolo, dopo aver curato un’edizione delle opere di Raimondo Montecuccoli, generale, politico e scrittore italiano, cade in un nichilismo politico dedicandosi ad opere come “Sull’origine e i limiti della giustizia”, i “Discorsi sulla servitù d’Italia”, la “Lettera apologetica”.

La tragedia “Aiace” viene scritta tra il 1810 e il 1811, è il frutto della sfiducia di Foscolo nei confronti di Napoleone e dell’ingiustizia del sistema politico, mentre tra il 1812 e il 1813 scrive la tragedia “La Ricciarda” e “La Notizia intorno a Didimo Chierico”.

Nel 1803, Foscolo inizia a scrivere il carme “Le Grazie”, nel 1817 il saggio “Il Gazzettino del bel mondo” in cui vi è un paragone tra la società inglese e quella italiana, il saggio viene pubblicato nel 1850.

Tra il 1825 e il 1826 Foscolo completa “La Lettera Apologetica” in cui lo scrittore racconta le sue vicende politiche, e viene pubblicata nel 1844 da Giuseppe Mazzini.

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