Edgar Allan Poe: il re del brivido

Edgar Allan Poe nasce a Boston nel 1809; resta orfano di madre nel 1811 e dopo pochi giorni anche il padre lo abbandona. Viene cresciuto da John Allan, ricco mercante di Richmond, dal quale acquisisce il suo secondo nome.
Frequenta l’università della Virginia ma viene accusato di debiti di gioco ed è costretto a tornare a Boston, dove nel 1827 pubblica la sua prima raccolta: Tamerlano e altre poesie.

Edgar Allan Poe

Nel 1830 si iscrive alla prestigiosa accademia militare di West Point, dalla quale si farà espellere dopo poco tempo per i continui richiami disciplinari; si trasferisce quindi a Baltimora dove si dedica al giornalismo e pubblica i suoi racconti su diverse testate.

Conduce una vita sregolata e al di sopra delle proprie possibilità, sviluppando una pericolosa dipendenza dall’alcol e cadendo in una depressione sempre più profonda.

Nel 1836 sposa Virginia, la cugina tredicenne, e gli anni seguenti sono caratterizzati da una ricca produzione letteraria nella quale spiccano capolavori come Le avventure di Arthur Gordon Pym e la celeberrima raccolta intitolata Racconti del grottesco e dell’arabesco.

Gli anni successivi sono caratterizzati da una produzione orientata verso il genere poliziesco e lavori come Il cuore rivelatore e I delitti della rue morgue lo porteranno ad essere riconosciuto come il padre del genere giallo.
La sua fama non accenna a diminuire neanche con le successive pubblicazioni: Lo scarabeo d’oro (1843) e Il corvo e altre poesie (1845) che si confermano dei grandi successi.

Nel 1847 la moglie Virginia muore di tubercolosi: questo dramma getta Poe in una devastante depressione dalla quale cercherà scampo nell’alcol; la situazione viene resa ancora più insostenibile dalla miseria nella quale si trova l’autore, a causa della sua totale mancanza di oculatezza nella gestione delle sue finanze.
Viene trovato in stato confusionale ed in preda al delirio mentre vaga per le vie di Baltimora il 3 ottobre 1949 ed è immediatamente ricoverato in ospedale, dove si spegne pochi giorni dopo.

La produzione letteraria di Poe è composta da un solo romanzo e da numerose poesie e racconti brevi, caratterizzati dallo spiccato taglio noir.
Ha ideato la figura del detective che si trova a risolvere un enigma, tema che verrà poi ripreso da scrittori come Arthur Conan Doyle e Agata Christie.

Uno dei racconti più famosi di Edgar Allan Poe è Il cuore rivelatore.

Riassunto de Il cuore rivelatore – Un racconto di Edgar Allan Poe

Il lettore si trova immediatamente proiettato nel mezzo del discorso: la confessione dell’omicidio di un vecchio avvocato da parte della voce narrante.

Non si conosce l’identità dell’interlocutore: l’autore ci lascia solo supporre che possa trattarsi di un figura come un giudice, un prete o una guardia carceraria.

L’anonimo protagonista del racconto insiste fin da subito sulla lucidità mentale che l’ha accompagnato nel compiere l’efferato delitto, precisando che non sia nell’odio, né nel rancore la causa del suo gesto estremo.
L’assassino si dilunga nello spiegare che il movente del delitto è da ricercare solo nello sguardo della vittima: […] Credo fosse il suo occhio! Si, fu proprio così! Aveva l’occhio di un avvoltoio, un occhio pallido, azzurro, coperto di una pellicola. Ogni volta che esso si posava su di me il mio sangue si raggelava, e così per gradi, oh, per gradi molto lenti, io decisi di togliere la vita al vecchio, e sbarazzarmi così per sempre di quell’occhio. […] Estremamente suggestivo il racconto del momento in cui il vecchio si rende conto di ciò che sta per accadergli, e l’attesa dell’assassino prima di sferrare il colpo mortale, che resta in ascolto del battito accelerato del cuore della sua vittima.
La scena dell’omicidio è rapida ed immediata: il vecchio viene buttato a terra ed è ucciso dal pesante letto che l’assassino gli butta addosso.

Ancora una volta l’assassino sottolinea la sua assoluta lucidità mentale nel racconto dell’occultamento del cadavere, per il quale ha preso tutte le necessarie precauzioni: ha smembrato il corpo prima di riporlo sotto le assi del pavimento, senza lasciare traccia.

Le urla del vecchio hanno però allarmato qualcuno, che ha chiamato la polizia: l’assassino è sicuro di non aver lasciato traccia, così invita i poliziotti ad entrare.
Sprezzante li accompagna a compiere il giro della casa, spiegando come l’urlo fosse stato il frutto di un suo brutto sogno, dal momento che il vecchio era partito per la campagna.
Ad un tratto l’assassino inizia ad udire un rumore provenire dalle assi sotto le quali giace il cadavere del vecchio: sente il battito del suo cuore.

I funzionari della polizia sembrano non udire nulla e proseguono nelle loro frivole chiacchiere. L’assassino si convince che la loro indifferenza sia solo apparente e che sia un modo per prendersi gioco di lui, uno stratagemma per smascherare l’omicidio. […]Che cosa potevo fare? Schiumavo, vaneggiavo, bestemmiavo! Volsi di scatto la seggiola su cui mi ero messo a sedere, la trascinai sulle tavole, ma il rumore copriva ogni cosa aumentando continuamente. Si faceva sempre più forte, sempre più forte, sempre più forte! E tuttavia gli uomini seguitavano a discorrere piacevolmente, e sorridevano. Era mai possibile che non udissero? Dio onnipotente! No, no! Certo che lo udivano! Sospettavano! Sapevano! Si beffavano della mia disperazione![…]

In preda al panico l’assassino rivela quindi di essere l’autore dell’omicidio e indica ai poliziotti dove trovare il cadavere della vittima.

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