Il nome della rosa di Eco: luci ed ombre della vita monastica

Umberto Eco nasce ad Alessandria il 5 gennaio 1932 in una famiglia di piccoli commercianti; frequenta regolarmente gli ambienti ecclesiastici e le associazioni giovanili cattoliche, finché una ricerca su Tommaso d’Aquino sconvolge il suo credo portandolo ad allontanarsi dalla religione fino ad abbandonarla totalmente.

Umberto Eco

Si laurea in filosofia nel 1954 ed inizia ad approfondire la storia e la cultura medievale; nel 1961 gli vengono affidate delle cattedre nei più prestigiosi atenei italiani, nei quali ha insegnato fino al 2007.

Lascia importanti tracce anche in ambito editoriale, collaborando alla fondazione della testata storica L’Espresso e ha collaborato quotidiani di portata nazionale come Il Giorno, La Stampa, Il Corriere della Sera, La Repubblica e Il Manifesto, oltre ad aver pubblicato numerosi articoli su riviste specializzate in semiotica e comunicazione.

La sua carriera di scrittore inizia nel 1980 con la pubblicazione del romanzo Il nome della Rosa che diventa un best seller: tradotto in 47 lingue, vende oltre trenta milioni di copie.

Seguono altre pubblicazioni come Il pendolo di Foucault (1988), L’isola del giorno prima (1994), Il cimitero di Praga (2010) ma non riescono ad eguagliare il successo del primo lavoro.

Una delle caratteristiche peculiari dello stile narrativo di Umberto Eco è quella di narrare fatti realmente accaduti o immersi in un contesto storico e culturale verosimile; ama tingere i suoi racconti di mistero, leggenda e coinvolgere il lettore in profonde riflessioni etiche e filosofiche.

Il riassunto de Il nome della rosa di Umberto Eco

Il nome della rosa è ambientato alla fine del 1327 in un monastero del nord Italia, ed è presentato come il manoscritto del protagonista, Adso da Melk, novizio benedettino al seguito della sua guida spirituale, il francescano Guglielmo da Baskerville, chiamato per presenziare ad un incontro tra i francescani e la delegazione papale.

L’intera vicenda viene narrata nell’arco di sette giornate suddivise come da regola benedettina in mattutino e laudi, ora terza, ora sesta, ora nona, vespri e compieta.

Durante i sette giorni vengono uccisi sette monaci, apparentemente a causa di un volume presente nella biblioteca del monastero.

Il primo monaco ad essere ucciso è Adelmo da Otranto, ritrovato esanime all’esterno del monastero: con il suo ritrovamento l’abate affida le indagini ai protagonisti, con il solo divieto di non accedere mai alla biblioteca. Verrà alla luce una sua relazione con il monaco Berengario che morirà successivamente seguito da Venanzio.

Il quarto giorno le delegazioni che devono prendere parte al collegio giungono al monastero. Nella notte Guglielmo e Adso si recando di soppiatto nella biblioteca per compiere alcune indagini.

Il giorno successivo, al mattino, inizia l’acceso incontro che non produce i risultati sperati e viene interrotto bruscamente dalla morte di un altro monaco: Severino.

Viene imprigionato il cellario Remigio, accusato di omicidio dopo una confessione fasulla, estorta con la tortura dal cardinale Bernardo Gui, inquisitore della delegazione pontificia.

Il giorno seguente anche il bibliotecario Malachia viene ritrovato privo di vita. L’ultima vittima è l’abate che muore soffocato in una stanza segreta della biblioteca.

Il cerchio si chiude e Guglielmo trova sempre più elementi che collegano le vittime con la biblioteca, così una notte vi si avventura con il suo aiutante: scopre una stanza segreta e vi trova il monaco Jorge da Burgos, il principale sospettato. Rinviene anche un libro cosparso di veleno letale, l’arma del delitto.

Ora gli investigatori hanno il quadro completo: il libro in questione altro non è che il secondo libro della poetica di Aristotele, che conteneva la tesi dell’autore a favore della liceità del riso e considerato un pericolo da tutto il mondo ecclesiastico.

L’assassino ormai smascherato tenta di distruggere il libro bruciandolo ma da vita ad un incendio che durerà per giorni, finché l’intera abbazia non viene distrutta.

Monica Pessognelli

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