Riassunto e analisi de Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello

Tra i romanzi più letti e studiati della letteratura contemporanea troviamo “Il fu Mattia Pascal”, l’opera letteraria che lo scrittore Luigi Pirandello scrisse nel 1903 destinata a divenire uno dei titoli più importanti della sua produzione. La genesi compositiva di questo romanzo si colloca nel 1903 mentre la sua pubblicazione avviene l’anno seguente.

Luigi Pirandello

Con una lucida e acuta ironia, lo scrittore siciliano affronta il tema dell’identità soggettiva attraverso una storia narrata in prima persona dal protagonista: Mattia Pascal.
Il personaggio avverte subito il lettore che la sua unica certezza è il nome che porta, eppure, come vedremo, questo bibliotecario dovrà perdere ben presto tutta una serie di punti fermi, ritrovandosi a cambiare identità cogliendo opportunità per liberarsi da una vita soffocante e abitudinaria, per accorgersi che la libertà acquisita possa trasformarsi in una prigione se non si è nessuno.

In questo modo Pirandello ci presenta una visione della vita in cui l’individuo non può tessere in totale autonomia e libertà la trama del proprio destino; al contempo disegna un quadro della società piccolo borghese del suo tempo, i cui modi e comportamenti sono condizionati dal conformismo come dai giudizi esterni. Il narratore è però omodiegetico in quanto le vicende sono narrate in prima persona mentre le descrizioni dei luoghi e dei personaggi sono presentate in terza persona.

A proposito delle ambientazioni, la vicenda si svolge prevalentemente a Miragno, nel paese natale di Mattia, e in seguito a Roma. Vengono presentate inoltre, di volta in volta, le città in cui Mattia si sposta sia in Italia che all’Estero.
Il fu Mattia Pascal è la storia di Mattia e del suo alter ego Adriano Meis. In seguito alla morte del padre e alla cattiva gestione del patrimonio di famiglia da parte di un amministratore di nome Batta Malagna, il protagonista e suo fratello devono fare i conti con le conseguenze di questo episodio familiare. I due eredi infatti erano stati propensi più a divertirsi che a pensare al patrimonio e alla sua gestione, tanto da lasciarlo nelle mani del truffatore. Come se non bastasse, Mattia deve sposare la nipote di quest’ultimo in quanto la donna aspetta un figlio, e lavorare come bibliotecario per guadagnarsi da vivere e mantenere la nuova famiglia. Il quadro della situazione è aggravato da un perenne senso di insoddisfazione e frustrazione che aleggia nella vita del protagonista, una sensazione che aumenta quando i coniugi perdono entrambe le figlie. Mattia decide quindi di tentare la fortuna a Montecarlo con la roulette. Qui vince ma durante la sua permanenza viene a conoscenza di un suicidio avvenuto nella sua città e il cadavere ritrovato sarebbe stato identificato con Mattia Pascal. Si tratta di un evento dettato dal caso che diventa un’occasione per fuggire dalla propria esistenza che veniva sino ad allora percepita come un fallimento.

Si procura una nuova identità e un nuovo nome, Adriano Meis. Vive in giro per l’Europa stabilendosi poi a Roma dove però la sua scelta si scontra con la realtà dei fatti e la precarietà della sua nuova posizione. Ricorre all’espediente del suicidio cercando di fuggire ancora una volta dalle problematiche della realtà, sperando di poter ritornare alla sua vecchia vita nonostante siano trascorsi due anni.
Mattia, o meglio Adriano, sembra non aver fatto i conti con i cambiamenti. Sua moglie ha sposato un altro uomo e la situazione è radicalmente mutata. Si ritira così nella biblioteca dove vive i suoi giorni isolato, lavorando alla sua storia da scrivere e andando al cimitero a portare dei fiori alla tomba del “fu Mattia Pascal”.

Pirandello riflette così sul doppio, sul senso di scissione dell’io, sulla maschera. Si tratta di concetti cari alla produzione letteraria dello scrittore che troviamo anche altrove, come ad esempio, in “Uno, nessuno e centomila”. Pirandello mette in scena il mondo contemporaneo con le sue dinamiche che portano l’individuo a percepirsi frantumato, scisso, passibile a essere osservato da molteplici punti di vista. Non è un caso se il nome del protagonista sia Pascal come il celebre filosofo francese. Mattia osserva il mondo e la società in maniera attenta, restituendoci una visione precisa di quello che accade.

Un altro aspetto importante relativo ai contenuti è la presenza di alcuni concetti di portata filosofica. Nel romanzo presentato il punto di vista pirandelliano che porta il nome emblematico di lanterninosofia. Nasce dall’idea che il mondo degli esseri umani, a differenza di quello vegetale, presenta una coscienza della propria esistenza. Quel sentirsi vivere, quel lanternino che abbiamo dentro porta l’individuo a percepire un senso di malessere, a sentirsi disorientato, scissi tra il bene e il male. Si tratta dell’idea soggettiva del mondo esterno che l’uomo si porta dentro divenendo un parametro per conoscere e valutare quanto ci circonda. Le idee, le ideologie, i pensieri che formuliamo sul reale sono pertanto relativi, mutevoli, ingannevoli. Tutto è relativo, persino il narratore è inattendibile, infatti, è egli stesso a rivelare all’inizio che racconterà solo quanto necessario.

Nel romanzo viene costantemente messo a repentaglio ogni ordine prestabilito, dalla stabilità economica, ai ruoli familiari e sociali, dall’identità alle ideologie scientifiche. Il relativismo che permea ogni aspetto della vita contemporanea ha l’effetto di lasciare l’uomo spaesato e privo di appigli. Quell’uomo al centro dell’universo percepisce se stesso come una parte del tutto, e non c’è nulla di rassicurante, neanche i pensieri e le riflessioni della scienza.

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