Recensione di Orizzonti di Gloria di Stanley Kubrick

Orizzonti di Gloria di Stanley Kubrick esce nel 1957 ed è tratto dall’omonimo romanzo scritto da Humphrey Cobb. Il film racconta dei terribili momenti in battaglia durante la prima guerra mondiale.

orizzonti di gloria - Dax

Riassunto della trama di Orizzonti di Gloria

L’anno è il 1916 e da due anni è scoppiata la guerra. Sul fronte occidentale l’esercito francese combatte in trincea contro l’esercito tedesco, più forte sul piano strategico. Su questo scenario si apre la storia del film: il generale Mireau, (spronato dal suo superiore il generale Broulard che gli promette una allettante promozione) chiede al colonnello Dax di attaccare il formicaio, una postazione nella quale i tedeschi sono praticamente inespugnabili. La richiesta appare fin da subito assurda ma non valgono le proteste del colonnello che alla fine è “costretto” ad accettare il comando.

L’avanzata contro i tedeschi appare fin da subito impossibile e gli uomini dell’esercito da mesi nelle trincee non riescono ad avanzare e in molti casi non vogliono, la morte per loro sarebbe sicura.
Già in questa prima fase del film appare chiaro l’enorme divario tra i poveri soldati costretti a combattere una guerra crudele e quella dei generali che vivono in sontuose ville e si riuniscono per discutere la sorte dei loro uomini tra un sorso di Brandy e l’altro.

Dopo l’ordine di attaccare e di fronte al rifiuto dei militari di avanzare, il generale Mireau decide addirittura di sparare contro di loro per punirli e spaventarli ma non potendolo fare a causa delle regole militari alla fine li accusa di codardia contro il nemico.
Con questa imputazione vengono scelti a caso tre uomini che rappresentano l’intera compagnia per essere giudicati dal tribunale militare.

Durante il processo si evidenzia un uso della giustizia che ribalta la situazione a sfavore dei soldati, anche se l’intervento della difesa (presenziata dal colonnello Dax che svolge il ruolo di avvocato) smaschera ogni tipo di argomento basato su evidenti supposizioni che paiono del tutto personali. Purtroppo l’esito del processo è la condanna a morte dei tre soldati.

La scena dell’esecuzione, magistralmente girata da Kubrick, rimanda alla crocifissione di Cristo.
I tre diventano quindi il capro espiatorio da “sacrificare” a causa delle colpe di tutto il gruppo ovvero quella di non aver “avuto abbastanza coraggio contro il nemico”.

Il generale maggiore afferma inoltre che “un modo per mantenere la disciplina è fucilare un uomo ogni tanto”. Anche in questo film, come nel successivo Arancia Meccanica, è piuttosto evidente la critica che il regista fa allo Stato e per questo è stato considerato dalla critica un film fortemente antimilitarista, censurato per molti anni in alcuni paesi, tra cui la Francia.

La pena e la giustizia in Orizzonti di Gloria

Sul piano dei contenuti un aspetto cruciale del film è quello relativo alla riflessione sulla pena e sulla giustizia.

Il tribunale militare, che rappresenta ovviamente lo Stato, sembra un luogo parallelo dove non esistono diritti ma solo il cieco rispetto di un ordine. La figura del colonnello Dax è fondamentale per il tentativo di ristabilire un equilibrio e un rispetto delle regole etiche.

E’ plausibile una comparazione con la celebre storia di Antigone che cerca vanamente di far seppellire il proprio fratello contro la volontà del Re di Tebe. Nella storia di Antigone, secondo un’interpretazione divenuta classica, si contrappongono la legge divina e la legge degli uomini.

Provando ad interpretare il prete come rappresentazione della legge divina (Antigone), ci accorgiamo di come lui si limiti a consolare i soldati e non si opponga mai, nemmeno in linea teorica, all’esecuzione. Tutto si risolve nell’assecondare quello che accadrà e appare così che la volontà dello Stato coincide con un destino dal quale non è possibile sottrarsi. In questo senso queste due visioni della realtà (la legge divina e quella militare) vanno a combaciare. Tant’è che quando il prete va a trovare i soldati condannati uno di loro si oppone fermamente alla frase del prete che dice “tutti dobbiamo morire”.

Certo che tutti dobbiamo morire, ma non conta forse come moriamo? E che senso ha occuparsi dell’anima se non esiste più un corpo?

Se la “legge di Antigone” non fosse interpretata come legge divina in senso stretto, ma come legge naturale, allora si potrebbe aprire un’ulteriore lettura di questa contrapposizione in chiave moderna.
Il colonnello Dax rappresenterebbe in questo senso la legge naturale di Antigone contro la legge dell’uomo, ovvero la legge militare.

Il film ci pone evidentemente di fronte al problema del capro espiatorio. Nel film si evidenzia infatti una versione utilitaristica della pena: la fucilazione serve per ristabilire l’ordine, il controllo, in questo caso sull’intero gruppo dei soldati.

La pena utilitaristica prevede la punizione di un innocente per far passare il messaggio ad una collettività che una determinata cosa non va assolutamente fatta. Ma nel film Orizzonti di Gloria, la pena inflitta ai tre poveri soldati a chi porta beneficio?

Le dinamiche dei rapporti all’interno del film mostrano come, in fondo, il movente dei generali non sia in realtà puramente utilitaristico. Si tratta di vendetta oppure di punizione per la trasgressione di un ordine sulla base di un principio puramente astratto che impone che un determinato comportamento che non vada violato assolutamente.

Questo modo di concepire la pena si rivela assolutamente disumano e non porta a nessun beneficio, anzi.

Non sono estranee a questa visione della pena, ma anzi la completano, considerazioni egoistiche dei personaggi coinvolti. Il generale Mireau, in particolare, agisce spinto anche da un proprio tornaconto personale, ossia la promozione che il suo superiore gli ha promesso in caso avesse eseguito l’ordine.

Addirittura, come accennato in precedenza, in un primo momento il generale Mireau ordina di sferrare un attacco nei confronti del proprio esercito per punirlo di non aver eseguito gli ordini da lui imposti.
In quel frangente il generale perde completamente il senno e cerca di farsi giustizia da solo spinto da una cieca vendetta.

In questo contesto il rapporto di forza tra i generali e militari è completamente squilibrato e il pensiero che è difficile non fare durante la visione del film è che non tutte le vite abbiano lo stesso valore. La contrapposizione costante nel film tra la vita degli uomini al fronte e la vita dei generali è tanto marcata che spinge a riflessioni più generali, a cui Kubrick sicuramente non era estraneo, sulle enormi diseguaglianze tra le persone (la ‘massa’) e i pochi uomini che detengono il potere.

Nella vicenda raccontata da Orizzonti di Gloria l’idea che un essere umano abbia dei diritti è completamente annullata. Drammaticamente, i fatti del film sono realmente accaduti durante la prima guerra mondiale e lo spettatore ne è naturalmente consapevole.

Genericamente, la pena utilitaristica puà essere contrapposta a quella retributiva, che a sua volta si divide in due tipologie, positiva e negativa. Nella pena retributiva positiva i colpevoli vanno puniti con la severità necessaria, mentre secondo quella negativa i colpevoli vanno puniti, ma senza severità. La pena dovrebbe quindi essere umana e adeguata. Se fosse stata applicata quest’ultima idea della pena all’intera vicenda descritta dal film, allora avremmo dovuto vedere i soldati solo rimproverati per non aver rispettato gli ordini. Applicare perciò l’idea di una pena retributiva alle vicende descritte dal film di Kubrick, è assolutamente impossibile.

Se partissimo però dall’idea di dover davvero trovare il vero colpevole della vicenda, mettendo tra parentesi le considerazioni contrarie alla guerra in sé, alla fine la colpa cadrebbe sul generale Broulard. La decisione di colpire il formicaio è assolutamente sbagliata sin dal principio, quell’attacco, in ogni caso, non porterà alla vittoria della battaglia e tantomeno della guerra.

Il generale Broulard richiede l’attacco per un principio astratto che poi viene giustificato con la mancata prova di coraggio dei soldati che non hanno nessuna possibilità di vittoria. Il fine, in questa vicenda, manca. E non si può quindi nemmeno affermare che i valori etici vengano superati per ottenere qualcosa a scopo politico. Esiste solo un fine gerarchico che va rispettato e tramite l’esecuzione e la condanna dei tre soldati si ripristina, quindi, l’ordine delle cose.

L’idea della pena è quindi articolata in due modalità diverse all’interno della trama: pena come vendetta personale (l’ordine di sparare contro i propri soldati) e come ripristino di un’idea astratta di gerarchia militare, umana e di valori (la fucilazione). A ben vedere, la reazione rabbiosa del generale è essa stessa parte della seconda visione della pena. Due facce della stessa medaglia. Una prima reazione violenta ‘a caldo’, una seconda reazione, egualmente disumana, a mente fredda.

Il nemico esterno e il nemico interno

E’ interessante notare come il regista propone l’immagine del nemico all’interno del film. Il nemico principale, i soldati tedeschi, ci sono ma non si vedono mai, come fossero un’entità lontana.

Più che “esterno”, il nemico è “interno”; c’è qualcosa che non va dentro l’organizzazione militare. I nemici sono nel film i generali e la battaglia si combatte da dentro. Il formicaio esterno diventa interno.

Sul nemico, la scena finale del film ancora ci dice qualcosa. In un momento di pausa i militari si ritrovano nel bar e una donna di origine tedesca viene chiamata a salire sul palco per esibirsi.
I militari la sbeffeggiano e la deridono. Ma quando la donna inizia a cantare in quella lingua sconosciuta il silenzio piomba nella sala. Dopo qualche secondo anche i militari iniziano a intonare la canzone.

Alcuni si commuovono, altri si inteneriscono. Negli occhi degli uomini sembra di poter vedere tutto quello che hanno passato e quello che ancora li aspetta. L’immagine femminile nel finale, con la sua dolcezza e con la sua voce, fa apparire la dicotomia dell’amico/nemico – e la guerra in generale – una totale assurdità. Il colonnello Dax osserva la scena e decide di concedere ai soldati ancora qualche istante, prima di richiamarli al loro dovere di militari.

No Comments Yet

Leave a Reply

Your email address will not be published.