Breve storia dell’editoria italiana nell’Ottocento

Durante l’Ottocento l’editoria ha uno sviluppo industriale che, grazie a nuove tecnologie come la linotype e la monotype, la nascita delle rotative, permette una produzione elevata di libri e segna il passaggio dalla produzione editoriale in forma artigianale a quella moderna di tipo industriale.

In Italia, nei primi anni dell’800, la distribuzione dei libri era affidata ancora ai librai o all’attività di singoli intellettuali. In questo contesto va ricordata l’importante iniziativa dell’editore Pomba, nato nel 1810, che propone nel 1828 la collana Biblioteca Popolare, una collezione di opere classiche latine e greche tradotte in italiano. Fin quando il regno non sarà proclamato unito nel 1861, non esisteva un’editoria “nazionale”; questo aveva comportato, ad esempio, che non ci fosse una normativa sul diritto d’autore comune in tutto lo Stato. Inoltre non c’era un costo fisso del libro per tutto il territorio che invece variava regione per regione, e anche la distribuzione capillare nelle varie città – fattore fondamentale perché la merce potesse circolare ed essere venduta – non era sviluppata a causa della mancanza di infrastrutture.

Con la legge Coppino del 1867 – che introduce la scuola dell’obbligo elementare, abbassando notevolmente l’analfabetismo – e lo sviluppo di una rete ferroviaria in tutto il Paese, le case editrici nascenti possono contare su basi più solide per avviare un’attività editoriale capace di rispondere a varie esigenze culturali e di intrattenimento, dall’editoria scolastica a quella di varia, come la narrativa e i romanzi, genere quest’ultimo ampiamente richiesto nell’Ottocento.

Sono infatti i romanzi d’appendice che vengono pubblicati a cadenza regolare sui quotidiani a far innamorare il grande pubblico del genere romanzo, ispirato alle grandi storie e alla vita, con il quale il lettore si può identificare.

In questo periodo storico possiamo dire che la figura dell’editore assume un ruolo sempre più importante. L’editore diviene colui che sviluppa un progetto editoriale creando un prodotto che manca sul mercato, ma quando sceglie di pubblicare un testo lo fa non solo per questioni economiche ma anche per inserirsi nel panorama culturale aprendo il dibattito su specifici temi, proponendo la circolazione di nuove idee di tipo scientifico, politico o artistico.

Milano e Firenze si affermano come due città vivaci nella produzione libraria italiana ottocentesca. A Firenze, Felice Le Monnier fonda una casa editrice, la “Le Monnier”, che si inserisce nel clima risorgimentale del periodo. A Milano oltre alla Sonzogno, nasce la Treves, una casa editrice che a parte pubblicare giornali (fonda nel 1869 il Corriere di Milano) pubblica anche libri di narrativa e romanzi, come l’autore Giovanni Verga – maggiore esponente della corrente del verismo – portandolo alla conoscenza del grande pubblico.

Un altro fattore di sviluppo in ambito editoriale è il genere tecnico-scientifico portato avanti da un grande editore di origine svizzera, Ulrico Hoepli. Grazie alla sua capacità imprenditoriale Hoepli riesce ad avviare un’editoria specializzata, legata al lavoro e ai mestieri, in un momento storico nel quale nascevano nuove identità sociali e lavorative.

L’editoria scolastica e l’editoria per ragazzi sono gli altri due generi principali per consolidare nella seconda metà del XIX secolo un’identità nazionale. Per l’istruzione vanno ricordate case editrici come la modenese Zanichelli, la Loescher, la Paravia, la Lattes a Torino, la Sansoni a Firenze e la già citata Le Monnier. Molto importante sul fronte dell’editoria per ragazzi è l’editore fiorentino Barbera che pubblica i libri di Collodi autore del celebre Pinocchio.

Nel 1886 esce per edizioni Treves il libro “Cuore” di Edmondo De Amicis, un successo clamoroso che ha portato il libro ad essere ristampato più volte e tradotto in diverse lingue straniere. In questo periodo quindi, la narrativa per ragazzi è molto importante per lo sviluppo della stessa categoria e per rafforzare quelle politiche culturali che si stavano realizzando in Italia. La fascia sociale che usufruisce della nuova produzione libraria non è più solo la classe borghese ma una massa di lavoratori che nel tempo libero vuole svagarsi e leggere. La capacità degli editori di proporre collane a basso costo permette di far circolare i libri ad un ritmo senza precedenti.

Nel Novecento l’editore assume un ruolo intellettuale a tutti gli effetti. Le case editrici che si affermano spesso prendono il nome dall’editore che le ha create. La partecipazione di grandi filosofi e scrittori – uno tra tutti Benedetto Croce per la casa editrice Laterza di Bari – alla creazione di nuovi testi e la cura di nuove collane, portano le case editrici moderne ad essere protagoniste del panorama culturale italiano.

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