Pregi e difetti della didattica a distanza

L’emergenza coronavirus ci ha messi di fronte a moltissime situazioni nelle quali non avremmo mai immaginato di trovarci ma che, in un certo senso, ci hanno dato la possibilità di riflettere e – almeno me lo auguro – l’opportunità di migliorare certi aspetti della nostra vita personale e sociale.
Un insieme davvero complesso di situazioni che, in un modo o in un altro, senza dubbio segnano il presente e il futuro di chi sta vivendo questa esperienza e che hanno anche fatto emergere o riscoprire – sia a livello individuale sia a livello collettivo – bisogni, mancanze, lacune, piaceri e la voglia di rispondere in modo diverso ad alcune necessità, abitudini, prassi, divari e questioni a cui finora non avevamo dato il giusto peso e spazio o che addirittura non avevamo mai preso in considerazione. Una situazione anomala che, pur dovendo rispettare una distanza fisica maggiore gli uni dagli altri, sotto vari punti di vista ci ha avvicinati e che ha portato alla luce anche nostre – buone e cattive – abitudini, attitudini, abilità, sentimenti e comportamenti. Un’opportunità, quindi, che pur nella difficoltà e nel dramma, può portare a nuove consapevolezze e a essere di sprone a dei cambiamenti per migliorarci non soltanto per un beneficio personale ma anche rispetto ai rapporti interpersonali e alla collettività.

Uno degli aspetti emersi da questo periodo di emergenza è senza dubbio quello relativo all’impiego della tecnologia e dei nuovi mezzi di comunicazione che hanno giocato un ruolo piuttosto importante – senza dubbio con sfaccettature positive e negative – sul modo in cui si è affrontato questo periodo di emergenza. Un ambito che ha interessato l’utilizzo delle nuove tecnologie per affrontare necessità ed esigenze contingenti è stata la messa in atto di strategie che potessero aiutare gli studenti a continuare il loro percorso scolastico al di fuori delle aule. Come sappiamo, data questa situazione improvvisa, si sono presi provvedimenti per quanto riguarda la scuola, mettendo in campo le possibilità fornite dalla didattica a distanza, inizialmente per un periodo di sospensione dalle lezioni frontali, poi con la consapevolezza che si sarebbe trattato di un periodo ben più lungo.
Senza dubbio, secondo la testimonianza di molti insegnanti ma anche di alunni e genitori, un adeguamento che, soprattutto all’inizio, non è stato semplice e che ha risentito – almeno da noi in Italia – soprattutto della poca familiarità e dimestichezza con le competenze informatiche e del poco interesse dimostrato fino a ora nel mettere in atto un sistema efficace da svolgersi online.

Una sorta di adeguamento all’utilizzo di mezzi, sistemi e prassi che seppur considerati di una certa importanza per l’espletamento della didattica, prima di questa emergenza erano stati presi in seria considerazione solo da pochi istituti scolastici e utilizzati in modo efficace non da molti insegnanti. Ora, l’emergenza coronavirus ha fatto sì che, in tempi brevi e non certo con pochi sforzi da parte dei diretti interessati – i ragazzi, certo, ma anche genitori e insegnanti, che si sono trovati a dover preparare lezioni che implicano modalità diverse e un diverso dispendio di tempo ed energia – il sistema della didattica a distanza, almeno nel nostro Paese, si sia necessariamente messo in moto facendo scendere in campo mezzi e risorse diversi dall’ordinario e utilizzando quelle competenze – non solo dei docenti, ma anche degli alunni – che forse erano più deboli di come immaginavamo. A detta di insegnanti, studenti e genitori, la “scoperta” di poter far fronte all’insegnamento e di ottenere un’istruzione anche online ha portato con sé molte consapevolezze ed evidenziato lati sia positivi sia negativi di questa modalità.

Certo, un sistema nuovo per noi, ancora tutto da verificare, in corso d’opera, per il quale è necessario “aggiustare il tiro” – si pensi alla questione relativa per esempio ai criteri di valutazione – e i cui risultati si potranno analizzare solo in un secondo momento, ma che comunque si è appunto avviato “grazie” al bisogno di dover fronteggiare un’emergenza e di cui adesso possiamo confrontarci con le criticità, i benefici e tutto ciò che può essere migliorato. Le mancanze, le lacune, gli aspetti da migliorare che sono già saltati agli occhi sono diversi, sentiti come questioni da discutere e su cui intervenire da parte di insegnanti che mettono anzitutto l’attenzione sui bisogni degli alunni. La fruibilità della didattica a distanza, per esempio, è fortemente condizionata dalla disponibilità di computer, tablet e smartphone adeguati e anche dal contesto familiare. Si pensi per esempio che non tutte le famiglie possono permettersi supporti tecnologici con cui connettersi, soprattutto nel caso si abbiano più figli in età scolare, così come per molti può essere difficile supportare i figli – pensiamo per esempio ai più piccoli – durante i collegamenti per gestire al meglio le dirette.

Questione di non poco conto, la didattica a distanza tende a non essere inclusiva, tanto che il rischio per gli alunni più deboli, se non adeguatamente affiancati, è quello di non poter usufruire affatto o di non beneficiare appieno di un’istruzione in questa modalità. Di qui, per esempio, la grande importanza, adesso come adesso, di figure di riferimento come gli insegnanti di sostegno e di educatori in grado di affiancare in modo opportuno bambini e ragazzi con bisogni educativi speciali, disturbi dell’apprendimento, disabilità o comunque con maggiori difficoltà. Da non dimenticare quanto la questione della socializzazione sia importante in generale per tutti, ma quanto sia ancora più sentita da tutti quegli alunni che trovano grande aiuto da un contatto diretto e quotidiano con i pari e con i loro insegnanti di riferimento. Da ciò consegue la necessità dei docenti di “reinventarsi”, di essere flessibili, in modo tale da poter dare spazio a tutti gli alunni e personalizzare ancor più le loro lezioni. In generale, l’impegno è quello di non rendere sterile la didattica, di evitare che piattaforme e gruppi WhatsApp diventino semplici contenitori in cui inserire materiale scritto, audio o video, ma che costituiscano invece un tramite per garantire un’interazione, in cui poter mantenere la relazione (compresa quella tra insegnanti e genitori), in cui si dia spazio alle esigenze dei bambini e dei ragazzi, soprattutto in un momento come questo, durante il quale è spesso sentito come impellente il bisogno di raccontare e raccontarsi.

Aspetti negativi di una didattica di questo tipo ve ne sono, è vero, però non è escluso si possano trovare soluzioni se le criticità vengono adeguatamente gestite sia “dall’alto” sia da parte del corpo insegnante. È inoltre da considerare che, per quanto riguarda i docenti, negli ultimi anni la tendenza riguardo la didattica a distanza è stata quella di corsi di formazione solitamente ad adesione volontaria, cosicché oggi non tutti si sono trovati provvisti delle adeguate competenze per metterla effettivamente in atto.
In contrapposizione, sono da evidenziare anche aspetti positivi della messa in atto di una didattica online e che porta in primo piano proprio gli studenti e il loro modo di porsi di fronte all’apprendimento: saper gestire il tempo e le informazioni, sapersi gestire e organizzare, utilizzare competenze informatiche di base, l’adattabilità, l’autonomia, lo spirito di iniziativa, la capacità di offrire un supporto ai compagni… Aspetti per i quali c’è comunque da considerare le differenti fasce di età, ma che possono essere comunque sollecitati anche nei più piccoli e che – me sono resa conto personalmente e mi è stato anche riferito da insegnanti che considerano questi obiettivi fondamentali per il loro lavoro – sono di grande importanza per permettere ai giovani di considerare in modo diverso la loro istruzione, ovvero un bagaglio che sia davvero loro, utile per la loro crescita, per il loro sviluppo e per l’acquisizione non solo di nozioni e informazioni, bensì siano la premessa per far nascere in loro un pensiero critico e un senso di responsabilità che ci si può solo augurare possa rendere positivo il loro futuro.

Non meno positiva, a seguito dell’adozione diciamo un po’ forzata della didattica a distanza, la consapevolezza di certi insegnanti di saper adeguare e orientare in modo opportuno la loro didattica verso forme e modalità differenti, con potenzialità che le prassi consuete non permettono. In questo momento, tra l’altro, non è raro sapere di esperienze di collaborazione tra insegnanti, in cui coloro che hanno acquisito maggiori competenze e che si erano già formati in questi anni, aiutano i colleghi che non ne hanno ancora o che hanno comunque più difficoltà a rapportarsi con spazi virtuali quali piattaforme online, utilizzare e-mail e programmi di messaggistica per comunicare con i propri alunni e seguirli in modo adeguato.Di certo c’è, comunque, che in poco tempo, durante questa emergenza, tutti, ragazzi e adulti, abbiamo imparato moltissimo delle nuove tecnologie e di tutte le possibilità di utilizzo “buono” dei dispositivi tecnologici, non soffermandoci solo a demonizzare sistemi che – ed è un dato di fatto – fanno ormai parte della nostra quotidianità e che, se ben gestiti e governati, possono essere utilizzati come validi strumenti per l’apprendimento e per la crescita.

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