Il rapporto conflittuale tra la donna e la sua rappresentazione: “Mannequins” di Giuseppina Irene Groccia

La raccolta “Mannequins” di Giuseppina Irene Groccia racchiude una serie di fotografie che sono portavoce taciturne del rapporto conflittuale tra donna e la sua rappresentazione.

Osservandole si rimane coinvolti da silenziose figure, tra il visto e il visionario che impongono soggettività e identità, stimolando a trovare intime letture del proprio bagaglio immaginario.

L’artista crea una voluta confluenza tra la staticità oltreumana e l’inafferrabile evanescenza, trasportandoci in uno spazio inaccessibile, fatto di silenzio e respiri intermittenti, dove labili e fluenti entità, generano atmosfere di vibralità intimistica, volta a raggiungere il superamento del visibile.

Ecco che troviamo due mondi in una sola dimensione, il concreto e l’immaginato. L’oggetto e l’anima. Coinvolti dalla potenza dei contrasti ne nasce una concreta forza conflittuale, visibile solo a chi riesce ad oltrepassare quella piccola follia, custodita all’interno di ogni suo scatto, presente in questa serie.

L’obiettivo fotografico coglie una staticità apparente, trasformando silenziose figure in palpiti emotivi, riuscendo a creare narrazioni temporali nella nostra anima e avere l’immane potenza di farcele restare.

Giuseppina Irene Groccia ci porta a scavare, ad entrare nel suo mondo sensibile, a ricreare ciò che non è eppure c’è. A cullare nella nostra mente l’insieme dei tratti e dei suoi significati, solo così l’immateriale diviene comunicazione potente, dando accesso ad un altrove dove visi e corpi statici diventano orizzonti umani, fisionomie in cui racchiudere concetti e regalandoci infine una poetica potente, viva e fuori da ogni regola comune.

Dai un’occhiata al sito web dell’artista, per avere una visione completa sul suo operato: www.gigro.weebly.com.

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