Lode alla Ministra Azzolina?

Mi è stato chiesto di esprimere il mio pensiero sulla ministra Azzolina e io, sinceramente, non so dove mettere le mani.
Nel senso: so già che il pezzo che scriverò sarà soprattutto una lunga serie di domande tra quelle che mi sorgono spontanee in questo periodo e quelle che sento formulare da insegnanti, genitori e ragazzi che sono in attesa di capire come si svolgerà il prossimo anno scolastico.

Il fatto è che, (anche) per quanto riguarda la scuola, mi sembra di avvertire un’incognita sensazione generale che genera dubbi e lascia tutti in sospeso, nell’attesa che vengano date indicazioni più precise. La sensazione, insomma, che, almeno fino a questo momento, si siano date più che altro soltanto indicazioni generali ma poche risposte concrete ai quesiti che riguardano il prossimo anno scolastico in seguito all’emergenza Covid.

lucia azzolina

Indicazioni, peraltro, che in alcuni casi non è difficile condividere, ma che ci si aspetterebbe fossero corredate anche da un piano effettivo e chiaro, quando invece su diverse questioni il ministero deve ancora esprimersi.
Per esempio, niente di più vero che le “classi pollaio” non dovrebbero esistere (Covid a parte, non avrebbero dovuto esserci neanche prima di questa emergenza), ma in generale indicazioni lasciate forse davvero troppo ai dirigenti scolastici, che da come mi pare di capire sono piuttosto in balia di qualcosa che non sanno bene come gestire e che forse in parte non comprendono neanche (come tutti, del resto).

Per esempio, mi piacerebbe capire meglio la questione delle lezioni più brevi, di cui non mi sono chiari i motivi e di cui mi sfugge il parallelo tra tempo, spazi e possibilità di contagio, così come quella dei banchi a rotelle, che non sembrano proprio piacere a nessuno, tant’è vero che molti si chiedono se le risorse per l’acquisto dei tre milioni di banchi monoposto a rotelle che secondo la ministra faciliteranno il distanziamento, non andrebbero forse investite in altro modo.

Non so: a me – che però ministra Azzolina non sono – sarebbe venuto da pensare che per avere classi meno affollate e dove si possa almeno respirare un po’ meglio (consideriamo il fatto che d’inverno le aule vengono aerate di meno per mantenere il calore dei termosifoni e che ancora non si sa di preciso se i ragazzi dovranno indossare la mascherina per tutto il tempo), si sarebbero potute formare classi con un numero minore di alunni e che per far questo ci si sarebbe dovuti mettere in moto per tempo per trovare spazi adeguati per ulteriori aule. Che, a poco più di un mese dall’apertura delle scuole, ancora non ci sono.

E poi, anche se i fondi ci sono, ci sarà il tempo di allestire nuove aule? E se si dovessero fare dei lavori consistenti per riadattare gli edifici scolastici? Può bastare un solo mese? Tempi molto stretti, in effetti…
Sono terra-terra? Troppo “fuori”? Troppo ingenua o forse troppo poco consapevole delle criticità della scuola? Non so. Forse. Comunque, è questa la prima osservazione che mi è venuta in mente.

Insomma: quel che posso dire è che tutto è ancora da capire e da vedere e che quindi forse è troppo presto per avere un’opinione sull’operato della ministra Azzolina, anche se, a conti fatti, i giorni che mancano alla riapertura dell’anno scolastico sono davvero pochi.

C’è da dire che in questo momento il detto “meglio tardi che mai” è più che azzeccato, se per esempio è solo di pochi giorni fa la notizia che verranno assunti quasi ottantacinquemila insegnanti (ma si fa ancora fatica a capire chi sarà coinvolto in queste nuove assunzioni e come queste funzioneranno, con conseguenti punti interrogativi riguardo a come saranno gli organici, come potranno essere organizzate le attività, eccetera eccetera) e undicimila collaboratori scolastici, i quali si prevede avranno “mansioni amplificate” per garantire il protocollo di sicurezza. Benissimo, finalmente direi, visto che le mie riflessioni erano andate già da mesi da classi meno affollate = classi con meno alunni = più classi = più aule e più insegnanti. Con tutte le problematiche del caso che queste ordinanze sollevano in diversi ambiti (di cui in questa sede non entro nel merito), almeno adesso c’è qualcosa di nero su bianco.

Un altro argomento che lascia perplessi è quanto si possa inasprire in questo momento la questione già molto sentita dell’esodo degli insegnanti delle regioni del sud verso le regioni del nord, un meccanismo che ha dato molto da discutere negli ultimi cinque anni, da quando cioè è stato introdotto questo meccanismo in pratica incomprensibile per il quale gli insegnanti del sud vengono inviati per la gran parte a distanze di oltre mille chilometri dalla propria residenza. Tutto ciò quando si fa un gran parlare della necessità di non creare flussi troppo ingenti di persone che si muovono da una regione all’altra proprio per limitare la diffusione del Covid… Questione che andrebbe risolta una volta per tutte, soprattutto adesso.

Ciò che per ora sento dire riguardo la ministra Azzolina dà adito più che altro a molte domande che non trovano risposta. Domande come quelle che si leggono sui social e che danno spunto a riflessioni su come si prospetta il prossimo anno scolastico e che evidenziano un grande malcontento e anche delusione da parte degli addetti ai lavori.

Che sia una notizia vera o costruita a bella posta per catturare l’attenzione degli utenti della rete e renderne più appetibile la lettura poco importa: comunque sia, qualcuno queste riflessioni le ha fatte e non mi sembrano affatto stupide. Ecco così per esempio che circola su internet un post che riporta le presunte domande che un ragazzino di dodici anni si sarebbe fatto riguardo i nuovi banchi. Lo zaino dove viene messo? C’entrerà sul micro-tavolo anche l’astuccio? Come si svolgeranno le lezioni di disegno tecnico, con squadre e righe? Quanto è resistente quel tavolino? A che cosa servono le ruote? E, in caso di terremoto, i ragazzi cosa dovranno fare per proteggersi all’istante se non hanno più un banco sotto il quale andare?

Sento girare voce che verranno limitati al massimo gli spostamenti dei ragazzi all’interno dell’edificio scolastico e che anche il momento della merenda probabilmente dovranno trascorrerlo seduti. Eppure già da tanto tempo si parla dei grandi disagi che comporta stare seduti a lungo e che sarebbe buona regola alzarsi e sgranchirsi le gambe almeno ogni tanto. Una buona pratica di cui, nella scuola, non si teneva conto, capirai adesso…

A questa domande ne aggiungerei delle altre, a cui mi piacerebbe che la ministra desse appunto soluzioni e risposte concrete. La prima che mi viene in mente, in quanto persona che si occupa di problemi socio-educativi: e i ragazzi con disabilità? Dovranno essere tenuti inchiodati al banco tutto il tempo anche loro? Come è possibile costringerli a non muoversi? O meglio: è giusto costringerli? Sarà questa l’inclusione da ora in poi? Condividere il disagio con i pari?

Del resto – e anche qui credo di essere proprio una grande ingenua – per me vale il discorso che per dare opinioni sull’operato di qualcuno, questo operato debba essere visibile. Le parole – almeno a me – non bastano. Prima di tutto, mi piacerebbe poter leggere qualcosa di scritto per farmi un’idea se quel che si vuol tentare possa essere una soluzione. E qui, mi sembra che ancora non siamo a quel punto, tant’è vero ancora c’è da capire se sotto l’aspetto pedagogico e metodologico sia accettabile dividere le classi in parte in presenza e in parte a distanza o se la soluzione migliore per rispondere alla difficoltà di reperire spazi adeguati sia quella di creare aule a rotazione, con l’utilizzo dei locali scolastici sia la mattina sia il pomeriggio.

Un po’ tutto “lasciato così” insomma, alle (poche) risorse e all’invettiva dei dirigenti scolastici.
Ecco: è questo il mio attuale non-pensiero sulla ministra Azzolina.

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