La rivoluzione industriale

A partire dal Settecento l’Europa viene profondamente cambiata da un fenomeno che chiamiamo rivoluzione industriale. Per industria intendiamo, in questo contesto, la produzione di beni in modo standardizzato ed esteso su larga scala.
La rivoluzione industriale pone le basi del mondo per come lo conosciamo oggi, per questo si è soliti considerare la rivoluzione industriale come uno degli eventi fondanti la contemporaneità. L’industrializzazione ha fatto aumentare complessivamente la ricchezza materiale e ha trasformato il modo in cui lavoriamo, i luoghi in cui viviamo e i rapporti economici tra le persone.

Pur trattandosi di un movimento in larga parte unitario, si è soliti distinguere due fasi: la prima rivoluzione industriale, avvenuta nel Settecento in Inghilterra, e la seconda rivoluzione industriale, espressione con cui si indica l’estensione dell’industrializzazione in altre zone d’Europa e del mondo (in Germania e negli Stati Uniti, ad esempio). Tutti i paesi occidentali che oggi consideriamo “ricchi” hanno comunque vissuto tra Ottocento e Novecento una fase di industrializzazione.

differenze tra prima e seconda rivoluzione industriale
Uno schema sintetico che riassume caratteristiche e differenze della prima e della seconda rivoluzione industriale.

L’introduzione delle macchine nel processo di produzione fece aumentare la quantità di merci prodotte e diminuire i prezzi. Per questo motivo sempre più persone hanno potuto permettersi di acquistare un numero crescente di beni. Il lavoro viene organizzato per ridurre al minimo lo “spreco” di tempo e di soldi. Nascono le grandi fabbriche e i distretti industriali.
Le macchine, in questo periodo, richiedono di essere azionate, guidate e sorvegliate da esseri umani, nasce perciò un nuovo tipo di lavoratore, l’operaio in senso moderno.

Rivoluzione industriale - Locomotiva

Le associazioni degli operai

Le industrie del Settecento e Ottocento hanno bisogno, nonostante l’ausilio delle macchine, di un gran numero di operai. I primi operai sono soprattutto contadini che si spostano nelle città e nei grandi distretti industriali. Questo cambiamento fa diminuire il numero di addetti al settore primario e aumentare quelli del secondario. La produzione agricola viene del resto anch’essa meccanizzata.

Le dure condizioni di lavoro degli operai fanno nascere delle associazioni in loro difesa, i sindacati. I primi sindacati nascono in Inghilterra nel 1824 (Trade Unions). I problemi degli operai sono in gran parte simili indipendentemente dal settore in cui lavorano. Le ore di lavoro sono tante, anche più di 14 ore al giorno, il lavoro dell’operaio è spesso faticoso fisicamente, meccanico e ripetitivo. I salari sono bassi e lavorano in fabbrica anche donne e bambini.
Gli operai si organizzano perciò tra loro e si riconoscono come classe sociale: la classe operaia o proletariato.

La rivoluzione industriale si basa su un sistema economico, che è ancora il nostro, che viene chiamato capitalismo. Con questo termine si indica un sistema economico in cui i capitali sono in larga misura privati. Per capitale si intende la disponibilità di risorse (soldi, ma anche macchinari e beni in generale) da investire nell’ottica di un profitto.

Senza capitali un privato cittadino non potrebbe mai costruire una grande fabbrica. Per tale motivo gli imprenditori hanno interesse ad aumentare il proprio profitto che genera nuovo capitale da investire. Per aumentare il profitto devono diminuire i costi, anche il costo del lavoro, ossia il salario degli operai.

Gli interessi degli imprenditori capitalisti tenderanno sempre più a contrapporsi a quelli degli operai, questa contrapposizione genererà ripetuti conflitti tra le classi, anche molto violenti.

Le teorie politiche principali nate durante la rivoluzione industriale

La teoria politica che verrà abbracciata da gran parte della borghesia viene chiamata liberalismo, in generale, e liberismo, con riferimento alla sola teoria economica.
Il nome deriva dal valore cardine difeso e rivendicato da questo pensiero politico: la libertà. Le origini possono essere rintracciate nel Rinascimento e nella Riforma, in particolare nella lotta per la libertà religiosa. Generalmente i liberali sostengono che lo Stato debba intervenire il meno possibile nella società lasciando liberi i cittadini di rapportarsi come meglio credono, nei limiti del rispetto delle leggi. Ciò vale anche per l’economia. I liberisti sostengono perciò che il prezzo del lavoro (ossia il salario dell’operaio) debba essere lasciato “libero” come quello di ogni altra merce, come effettivamente avvenne in tutta la prima fase della rivoluzione industriale in cui il prezzo del lavoro fu molto basso e le condizioni di lavoro furono pessime.

La teoria politica ed economica che verrà invece abbracciata da gran parte del proletariato viene chiamata socialismo. Nato a partire dal dibattito sulla “questione sociale”, ossia sulle difficili condizioni in cui vivevano le classi povere. Importante a tal proposito l’opera del filosofo ed economista politico tedesco Karl Marx. Nel 1848 Marx, assieme ad Engels, pubblica il Manifesto del partito comunista, un testo a cui si ispireranno generazioni di partiti comunisti in tutto il mondo. Il comunismo è una teoria socialista radicale, ossia una teoria che vuole cambiare le radici della vita sociale. Rifiuta pertanto il capitalismo sostenendo che non debbano essere i privati cittadini ad avere la proprietà dei capitali perché ciò causa diseguaglianze e rapporti sociali violenti. La proprietà privata va dunque abolita e i beni e, soprattutto, i mezzi di produzione devono essere messi in comune, da ciò deriva il nome comunismo.
I comunisti sono rivoluzionari, pensano cioè che solo una rivoluzione può far cambiare il sistema sociale ed economico che causa le basse condizioni di lavoro degli operai e dei contadini.

Anche la Chiesa cattolica si rende conto delle difficili condizioni dei lavoratori. Le idee contenute nell’enciclica Rerum Novarum (1891) diedero origine a un terzo modo di affrontare la cosiddetta questione sociale. In questa enciclica si auspica un rapporto di collaborazione, e non di scontro, tra capitalisti e operai, si ammetteva la proprietà privata ma si proponeva allo Stato di vigilare sulle condizioni degli operai, anche con interventi diretti a migliorarne le condizioni.

Importante momento di conflitto, appoggiato dai movimenti socialisti, è il 1848, anno in cui scoppiano insurrezioni in tutta Europa. E’ la cosiddetta “primavera dei popoli”. Il 1848 è l’anno, tra l’altro, come detto, della pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista. Marx appoggia e sostiene queste insurrezioni. Nella Confederazione germanica l’insurrezione si lega – così come in Italia – alla problematica dello Stato unitario. Dopo il congresso di Vienna del 1815 la Germania viene infatti divisa in vari Stati confederati, la Confederazione germanica. La Prussia è il più importante degli Stati tedeschi. Marx è a favore dell’unità germanica perché vede in essa la possibilità di unione dei proletari tedeschi.

Lo sviluppo dell’industria, oltre a garantire un generale miglioramento delle condizioni di vita materiali delle società in cui è avvenuto, ha quindi contribuito a definire le principali famiglie politiche europee. Il socialismo/comunismo, che nasce in difesa della classe operaia, il liberalismo, che vede nello sviluppo dell’economia capitalista un positivo avanzamento della libertà nella società contemporanea, il cristianesimo politico, che si pone come via alternativa e moderata tra questi due movimenti politici, e il conservatorismo, che fa del recupero dei valori della tradizione l’ispirazione per le scelte politiche concrete, opponendosi perciò alle trasformazioni politiche, sociali ed economiche avvenute nel corso dell’Ottocento e del Novecento.

Le invenzioni della rivoluzione industriale

Oltre a ciò, vanno ricordate le tante importanti invenzioni di questo periodo: le innovazioni nell’industria tessile (spoletta volante, John Kay, 1733), il carbon coke (1753), la macchina a vapore (James Watt, 1765), il battello a vapore (Robert Fulton, 1803), la locomotiva (George Stephenson, 1814), l’elettricità, il petrolio, il motore a scoppio (Barsanti e Matteucci, 1854), il telefono (Meucci, 1871), la lampadina elettrica (Edison, 1878), l’automobile (Daimler e Benz, 1885), il cinema (fratelli Lumiere, 1895), aeroplano (fratelli Wright, 1903), la celluloide (plastica), la dinamite, l’aspirina, i vaccini, la refrigerazione e il congelamento…

Approfondimenti sulla rivoluzione industriale

Con il termine società industriale è nota la tipologia di società diffusasi in gran parte dei Paesi occidentali a partire dal Settecento in seguito alla rivoluzione industriale: una mappa concettuale sulla società industriale.

Una playlist su YouTube sulla rivoluzione industriale.

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