“La Tempesta”: l’ultima opera di Shakespeare

“The Tempest”: una delle opere più brevi ma significative di Shakespeare, considerato il più grande drammaturgo della cultura occidentale sulla cui vita e identità continuano a esserci molti misteri e dati incerti. Un’opera che va a iscriversi tra i cosiddetti romances del grande poeta, ovvero gli ultimi drammi romanzeschi da lui scritti, difficilmente catalogabile come vera e propria tragedia o commedia e difatti da taluni definita tragicommedia.

“La Tempesta” è particolarmente complessa e ricca, in quanto vi si mescolano fatti reali e magia, in una struttura che rispetta il teatro classico ma in cui si respira un’atmosfera magica ed esotica. Probabilmente scritta tra il 1610 e il 1611, è un’opera teatrale in cinque atti, rappresentata per la prima volta il primo novembre 1611 a Londra e pubblicata in folio nel 1623, fonte di ispirazione per numerose opere successive e anche riadattamenti. Tanto per fare qualche esempio, il titolo del celebre “Brave new world” (“Il mondo nuovo”) di Aldous Huxley si rifà a un dialogo di quest’opera, così come il film “Prospero’s book” (“L’ultima tempesta”) diretto nel 1991 da Peter Greenaway, e anche il più recente e italiano “La stoffa dei sogni”, per il quale il regista Gianfranco Cabiddu si è ispirato sia a “L’arte della commedia”, sia alla traduzione in napoletano de “La Tempesta” di Eduardo De Filippo.

william shakespeare

Una trama complessa, come dicevamo, per quest’opera che si svolge nell’arco di poche ore, con la quale Shakespeare prende congedo dal palcoscenico e per la quale potrebbe aver tratto ispirazione da diverse narrazioni, saggi e leggende, forse anche da un romanzo italiano. Personaggi con una forte caratterizzazione, ognuno con una sua storia e le sue peculiarità ben distinte, in cui molti hanno ritrovato, nelle vesti del protagonista – il mago Prospero – lo stesso autore e il suo addio alle scene.

Oltre a Prospero, legittimo duca di Milano, Miranda, la sua giovane e bellissima figlia; poi Antonio, suo fratello, usurpatore del titolo di duca di Milano; il re di Napoli Alonso, suo fratello Sebastiano e suo figlio Ferdinando; quindi il consigliere Gonzalo, i due lord Adriano e Francesco, il buffone Trinculo, il cantiniere Stefano e due personaggi davvero particolari: Calibano, creatura “mostruosa” e selvaggia, e Ariel, spirito dell’aria.

Prospero e sua figlia Miranda vivono ormai da dodici anni su un’isola incantata, qui esiliati dopo che Antonio, aiutato dal re di Napoli, ne ha usurpato il trono. Unico abitante dell’isola, il deforme Calibano, reso schiavo dalla magia di Prospero per aver tentato di violentare Miranda. Prospero è da lui servito assieme allo spirito Ariel, che l’ex duca di Milano ha liberato da un incantesimo messo in atto dalla strega Sicorace, madre di Calibano. Prospero sa che suo fratello sta passando nei pressi dell’isola e scatena una tempesta che fa naufragare la nave sulla quale viaggiano Antonio, Alonso, suo figlio Ferdinando, il fratello Sebastiano e gli altri della ciurma. Tutti i naufraghi sono illesi, ma dispersi per l’isola, ignari della sorte degli altri.

A colpi di magia, innamoramenti, desideri di vendetta, tentativi di ribellione, complotti, la storia si snoda su diversi piani, fino a giungere a un finale in cui “tutto torna”: Prospero è di nuovo duca di Milano; Ferdinando e Miranda potranno sposarsi e unire i loro regni; Alonso viene perdonato; Calibano giura fedeltà a Prospero perché si ricrede sul valore del suo padrone… A questo punto Prospero può anche abbandonare le arti magiche e, dopo aver chiesto un ultimo aiuto ad Ariel per assicurarsi un mare calmo per salpare dall’isola, libera lo spirito dalla sua prigionia e, con un famoso monologo finale, chiede al pubblico di lasciar liberi gli attori. È nell’atto IV, scena I, de “La Tempesta” una delle frasi più celebri di Shakespeare, fatta pronunciare da Prospero: “We are such stuff as dreams are made on, and our little life is rounded with a sleep”“Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni, e la nostra piccola vita è cinta dal sonno.”

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