L’incipit dei Promessi sposi: una descrizione geografica magistrale

Durante una lezione di geografia ho fatto un esperimento. Ho chiesto a otto ragazzi di prima media di chiudere gli occhi e di immaginare il mondo.
Mi hanno detto di averlo immaginato, più o meno, così:

cartina muta del mondo

Alcuni hanno immaginato più piccola l’Asia, altri più distante l’America….ma tutti hanno immaginato la stessa disposizione dei continenti e – grossolanamente – la stessa forma.
Immaginando così il mondo, bisogna necessariamente immaginare così l’Italia:

cartina-muta-italia

E in effetti le cartine geografiche appese in classe testimoniano che questa immaginazione corrisponde al vero.
Se così è il mondo e così l’Italia, non sorprende che secondo Google Immagini questo sia il lago di Como:

Lago di Como

“Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno…”

Molti studenti di terza media, ascoltando le prime parole dei Promessi sposi, hanno pensato che il “ramo” fosse il ramo di un albero. E questo mi colpisce, perché è la stessa cosa che pensai io alla loro età. Non è vero, naturalmente, Manzoni non parla di alberi.

Ma chissà…Forse l’immagine dell’albero associata al lago di Como non era poi del tutto estranea alla fantasia dello scrittore. Certo, visto così, non è che il lago assomigli molto a un albero. Però – capovolgendolo – si intravede in effetti un tronco, con due rami:

Se la terra è sostanzialmente una sfera – come in effetti è – non c’è nessun motivo per non immaginare il mondo così:

O anche così, del resto:

Proiezione_azimutale_equidistante
Esempio di proiezione azimutale equidistante, opera di Giancabr, Wikipedia, CC BY-SA 4.0.

O così:

Planisfero Dymaxion
Il planisfero Dymaxion ripiegato a formare un icosaedro, opera di Chris Rywalt, Wikipedia.

L’Italia, se la terra è tonda, può dunque essere immaginata così:

E il lago di Como può, in un certo senso, somigliare ad un albero.

“Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno…”.

Manzoni scrive “quel ramo”, non genericamente “un ramo del lago di Como…”. E’ un ramo specifico, che andrà poi a individuare chiaramente e a descrivere con dovizia di particolari. Ma il “quel” iniziale fa pensare che Manzoni si aspettasse una rapida identificazione.

Quale ramo del lago di Como?

Sicuramente non è il ramo che mira a settentrione. Distinguere tra gli altri due, leggendo solo le prime parole dell’opera, è impossibile se si osserva il lago di Como dalla prospettiva suggerita da Google Immagini.
Bisogna cambiare punto di vista. Bisogna allargare e capovolgere lo sguardo. Distanziarsi dal lago di Como, alzarsi in volo.
Da una prospettiva più ampia ci si rende subito conto che solo uno dei rami del lago volge effettivamente a Mezzogiorno: il ramo di Lecco. L’altro, il ramo di Como, indica il Piemonte. Un’ipotetica retta tracciata seguendo quest’ultimo ramo giungerebbe nel Sud America settentrionale.

Questa dovrebbe essere all’incirca la prospettiva da cui Manzoni guarda il lago. Una prospettiva aerea capovolta rispetto al consueto:

La descrizione prosegue seguendo la tecnica che Umberto Eco, in una celebre interpretazione, accostava alla tecnica cinematografica. Si scende, avanzando con lo sguardo.

…tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli…

E’ così, in effetti, quel ramo è fatto così:

vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte

Ecco il restringimento, il promontorio, l’ampia costiera:

…e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l’Adda rincomincia

Il ponte. Lo zoom arriva fino a lì…sempre più vicino, a pochi metri dall’acqua:

per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni.

Quella di Manzoni è una descrizione geografica puntuale, precisa, magistrale. Sin dalla prima parola.

Quando Manzoni scriveva queste righe il cinema non esisteva. Né esistevano gli aerei. E tutti, presumibilmente, immaginavano il mondo come le cartine geografiche gli avevano insegnato ad immaginarlo. Ossia più o meno come lo immaginiamo oggi. Manzoni no.

Anche per questo lo studiamo ancora…

[Per chi volesse approfondire, aggiungiamo un’intervista a Umberto Eco in cui parla, anche, della tecnica cinematografica usata da Manzoni per questa descrizione].

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