Beeple, l’artista NFT che con Christie’s ha sbancato il mondo dell’arte

L’artista digitale in questo momento più popolare è sicuramente Mike Winkelman, in arte Beeple. Nasce nel Wisconsin il 20 giungo 1981 e prima di diventare artista studia come ingegnere informatico laureandosi nel 2003. Nel 2007 inizia l’opera che lo renderà celebre, “Everydays, the first 5000 days”, cinquemila immagini digitali create ogni giorno. Nel 2021 la casa d’aste Christie’s vende la sua opera d’arte NFT a 69,4 milioni di dollari. Un collage creato senza sosta a cui Beeple – mantenendo fede alla sua promessa – ha lavorato anche in alcuni giorni particolarmente importanti della sua vita, come quando sono nati i suoi figli.

beeple everydays
“Everydays”, sul sito internet di Beeple.

Già dal 1999 Beeple lavora come artista creando cortometraggi. Sicuramente la sua arte è stata influenzata dal cinema, tra cui quello di fantascienza, ma anche dai meme che girano su internet. Analizzando alcune opere da lui prodotte emerge un paesaggio distopico nel quale vivono personaggi caricaturali appartenenti alla politica o alla società (Putin, Trump, Elon Musk, Michael Jackson). Per Beeple l’arte digitale è un sistema nettamente diverso da quello tradizionale dell’arte a cui tutti sono più o meno abituati. Con l’arte digitale il creatore si sperimenta in una realtà parallela che non ha molto a che fare con il circuito classico: produce l’immagine da un computer grazie a diversi programmi e la diffonde tramite diversi canali su internet. Tutto quindi rimane digitale. Il circolo tradizionale dell’arte è spesso un mondo chiuso, elitario e ben distante dalla dimensione popolare a cui fa invece riferimento Beeple.

In un’intervista con la storica e critica d’arte Carolyn Christov Bakargiev – che fa un parallelo tra l’arte di Beeple e la pop art di Andy Wharol – l’artista parla degli NFT definendo secondo lui l’importanza di questa nuova forma tecnologica, che va ben oltre alla sua importanza economica. Beeple infatti slega il concetto di NFT da quello delle criptovalute. Quello che inoltre sembra interessargli è la funzione sociale dell’arte digitale sia per chi la compra, che per chi la fruisce e chi la crea. Il luogo fisico non esiste – non si crea l’opera per un luogo o un museo – tutti possono in qualche modo acquisirla essendo in rete e tutti possono crearla se pensano di poterlo fare, senza “paranoie”. Se da una parte c’è una sorta di “disciplina” nella creazione dell’opera – l’artista è “obbligato” a lavorarci costantemente nell’arco del tempo – d’altra parte quando essa è “conclusa” fluisce nella rete ed è soggetta alla manipolazione o la fruizione di chiunque. L’opera diventa quindi del popolo della rete.

Beeple sembra ribadire un concetto: creare è un’esigenza che non ha per forza un fine. Il fine è creare e poterlo condividere. Sembra superare una vecchia idea di artista per come siamo abituati e concepirla. Non conosce la storia dell’arte, non è un intellettuale, eppure nelle sue opere emerge una certa critica politica e sociale che non può lasciare indifferenti chi le guarda. Lui stesso afferma che comunque non credeva che il suo lavoro venisse riconosciuto così presto e tanto meno – in termini economici – ad una cifra così elevata.

Su Instagram Beeple è seguito da più di due milione di follower. Egli stesso non sembra prendersi molto sul serio dal nome del suo account “beeple_crap”. Fatto sta che il suo lavoro viene invece preso seriamente dai curatori e dai musei. Nel 2021 viene esposta la sua opera “Human One” al Castello di Rivoli di Torino. Si tratta di una video scultura cinetica che rappresenta il primo uomo nel Metaverso e che l’artista può modificare digitalmente a distanza in modo tale che lo spettatore vedrà sempre un’opera nuova. Il paesaggio in cui cammina questo uomo cambia costantemente mentre lui avanza sempre, diversamente dall’opera con cui è stata messa in dialogo durante l’esposizione, ovvero “Study for Portrait IX” (1956-1957) di Francis Bacon. In questo caso l’opera Human One è non solo digitale ma anche fisica. Viene definita un’opera di “arte generativa”, poiché cambia dinamicamente e sarà oggetto continuo d’intervento da parte del suo autore. Anch’essa è stata venduta nel 2021 ad un’asta di Christie’s per un valore di 25 milioni di dollari.

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