L’importanza di Perelman

Importanza di Perelman (Varsavia 1912 – Bruxelles 1984)

“gli studi di Perelman hanno profondamente rinnovato nella cultura contemporanea l’antico e da tempo screditato concetto di retorica”. Nel 1934 fa una dissertazione su Gottlob Frege che è il padre della logica contemporanea.

La retorica è stata importante per secoli, ma dal XVII secolo subisce un declino e tutt’oggi è a volte vista come una cosa negativa.

Perelman introduce il suo libro ricordando la diffusa svalutazione della retorica. Perché la retorica dovrebbe essere associata alla logica? Nel 1800 la retorica veniva insegnata nelle scuole ma poi venne eliminata per considerata sprovvista di valore educativo. Tuttavia quel che si insegnava era qualcosa di “manualistico” e pressoché inutile e tutta la retorica veniva vista come negativa (si ricorda Platone contro i sofisti). I discorsi retorici vengono visti come qualcosa di falso e vacuo, vuoto che serve solo per imbrogliare l’interlocutore. Perelman si forma in questo contesto ma poi cambia idea. Tutto questo parte da uno studio sulla giustizia quando studiava legge; una norma di giustizia formale lo ha colpito. Come distinguere ciò che è essenziale, fondamentale ed importante, dalle altre? Solo ricorrendo ai giudizi di valore si può operare questa distinzione, i quali venivano all’epoca considerati come arbitrari. Come è possibile, dunque, ragionare sui valori? Si è messo così alla ricerca di una logica dei giudizi di valore. Quale è la scienza o la disciplina che studia i giudizi di valori e come riconoscerla? Le teorie dell’epoca non erano adeguate alla sua richiesta. Non essendoci una base fondamentale sui valori, e di conseguenza sui fini da perseguire, mancava la base per tutte le scienze umanistiche, soprattutto per la filosofia. Non si può fondare un giudizio di valore basato unicamente sui giudizi di fatto, su ciò che accade; così dicevano all’epoca del positivismo. Dunque sembrava che non si potesse argomentare intorno ai valori e che questi non avessero un fondamento razionale ma solo passionale ed irrazionale. Non è possibile che solo la ragione del più forte sia quella che prevalga. Se non esiste una tale disciplina, allora bisogna crearla, poiché fondamentale. Si impegna a studiare Frege e altri filosofi. Bisogna esaminare quei testi che presentano argomenti che vedono prevalere un valore piuttosto che un altro e scovare infine quella logica dei giudizi di valore che serve. Dopo le indagini, sembra risultare il fatto che non esisteva una logica dei giudizi di valore, tuttavia ciò che cercava era stato sviluppato dalla tanto bistrattata retorica. Per quanto riguarda ciò che è preferibile, ciò che è accettabile, i ragionamenti non sono costituiti da deduzioni ma da argomentazioni di ogni genere intese ad ottenere l’adesione delle persone ad una data idea. Si parla per “luoghi comuni”, per discorsi persuasivi. La retorica dunque era utilizzata per influenza le idee altrui prima di prendere decisioni importanti ma sembrava l’unica disciplina che trattava dei giudizi di valore. Risulta dunque chiara la rivalità tra retori e filosofi, soprattutto nei confronti dell’insegnamento ai giovani; i primi voleva influenzare gli uomini mediante la parola, soprattutto nella politica, i secondi miravano alla vita contemplativa.

Come si spiega la decadenza della retorica, data la sua iniziale importanza? Come mai la retorica “antica si riduce a quella “classica”, che studia solo le figure retoriche, vale a dire i diversi modi di “ornare lo stile”? Come mai era diventata un ornamento, qualcosa di superfluo, qualcosa da “parrucchieri”? Una cosa è la polemica di Platone contro Gorgia (vale a dire contro i sofisti), un’altra è la polemica contro la retorica del XVIII e XIX secolo, mera retorica sullo stile.

Uno dei documenti più importanti sulla rivalità retore-filosofo è il dialogo “Gorgia”. Platone lo scrive prima di fondare l’Accademia; è dunque un dialogo quasi giovanile. E ho scoperto che la retorica è una invenzione siciliana!

Gorgia è un allievo di Empedocle, uno dei più importanti sofisti dell’antica Grecia. All’inizio del dialogo, Gorgia ha appena dato prova della sua arte e Socrate vuole conoscere la natura della sua arte. Lui si definisce retore e ammette di poterla insegnare. Ma qual è l’oggetto proprio della retorica? Sembrerebbero essere “i discorsi”. Ma quali discorsi? Non tutti a quanto pare (non quelli specifici sembrerebbe) in quanto, ad esempio, la medicina è utile per i “discorsi sulle malattie”. Ogni arte, anzi, si riferisce ad un discorso specifico: la medicina, la ginnastica, la politica, etc…
La retorica sembra essere l’arte della parola. Le altre arti si risolvono comunque nell’azione manuale o comunque nella pratica, la retorica invece sfrutta la parola per la parola.

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