Hegel – Fenomenologia dello spirito – Schema del quarto capitolo

Capitolo IV
La verità della certezza di se stesso

L’autocoscienza

– Punto di partenza: certezza è uguale a verità. La coscienza sa di essere il vero(261)
– concetto e oggetto sono identici(261)
– L’Io è il rapporto e l’attività di mettere in rapporto. Io è di fronte a un altro e nello stesso tempo lo oltrepassa, in quanto l’altro è per Io soltanto Io stesso(261)
– La coscienza è diventata autocoscienza rientrando in in-sé da non si sa dove. Anche l’oggetto è ritornato in sé è quindi un vivente. Abbiamo due figure: l’autocoscienza e la vita, ossia l’unità per la quale si dà l’infinita unità delle differenze e l’unità che non è tale per se stessa(265)
– L’autocoscienza è desiderio

Il circolo della vita

a) l’essenza è l’infinità intesa come l’essere rimosse delle differenze, la quiete del movimento in quanto infinità assolutamente inquieta b) le differenze però in quanto tolte ci sono c) la sostanza delle differenze è il flusso.l’essere dei membri è il movimento puro entro se stesso(267)
– Il primo momento è quello della soppressione della differenziazione in sé in quanto differenziarsi in sé significa non avere sussistenza, il secondo momento è l’assoggettamento di questa sussistenza all’infinità della differenza(267)
– Il flusso universale è l’in-se le differenze l’altro. Lo stesso flusso però è l’altro e le differenze l’In-sé, cessa quindi l’opposizione all’altro e diventa unità con se stessa quindi flusso delle differenze, dissoluzione universale(269)
– La sostanza semplice della vita è quindi lo sdoppiamento in figure e la dissoluzione di queste differenze(267)
– La vita è questo circolo nella sua totalità. E’ il tutto che si sviluppa, che dissolve il proprio sviluppo e che in questo movimento si mantiene semplice(269)

Un altro Io autocosciente

– L’autocoscienza annienta l’oggetto autonomo trovando la verità in se stessa. Annullarlo significa sapere che c’è(271)
– L’autocoscienza per ottenere appagamento deve far in modo che l’oggetto si annulli, che sia negazione. Questo può avvenire se la negazione è 1) in un altro 2) come determinatezza in una figura indifferente 3) come natura inorganica. La natura universale e autonoma in cui la negazione è assoluta è però un’altra autocoscienza. L’autocoscienza per appagarsi ha bisogno di un’altra autocoscienza(271 273)
– E’ già dato il concetto di spirito. Unità di autocoscienze, Io che è Noi e Noi che è Io(273)

A Signoria e servitù

– L’autocoscienza è in sé e per sé solo quando e in quanto è in sé e per sé per un’altra autocoscienza, solo cioè se è riconosciuta(275)
– L’autocoscienza esce fuori di sé. Ritrovandosi come un’altra essenza 1)perde la sua essenza 2) nega l’altro in cui vede solo se stessa
– Ora deve rimuovere il suo essere altro quindi essere certa di sé come essenza e rimuovere l’altro, ossia se stessa(275)
– Rimuove il suo essere altro e ritrova se stessa. Rimuovendo il suo essere nell’altro però rende di nuovo libero l’altro(277)
– Lo stesso movimento avviene nell’altra autocoscienza
– Ciascuna delle due è per l’altra un oggetto autonomo e non un autocoscienza(279)
– per essere certa di sé l’autocoscienza ha bisogno del riconoscimento dell’altro(281)
– Per rendersi riconoscibile l’autocoscienza deve mostrare il suo essere per sé astraendolo da tutto il resto. Deve cioè dimostrare di non tenere alla vita. INIZIA LA LOTTA PER LA VITA E PER LA MORTE(281)
– Nel caso di morte l’autocoscienza si nega, e non ottiene il riconoscimento
– Ora una autocoscienza è autonoma, essere per sé, l’altra che ha come essenza la vita per la quale ha rinunciato alla sua libertà, è non autonoma, signore e servo(283)

Il signore

– Si rapporta a una cosa in quanto tale cioè l’oggetto del desiderio e al servo in cui la cosalità è l’essenziale(283)
– Il signore si rapporta immediatamente a entrambi i momenti e mediatamente a ciascuno di essi attraverso l’altro
– Il signore domina la cosa, la cosa è la catena da cui il servo non ha saputo liberarsi. Il padrone domina il servo(285)
– Il signore si rapporta alla cosa attraverso il servo. Il servo si rapporta alla cosa ma non può annullarla, la elabora con il lavoro. Il signore gode della cosa trasformata dal lavoro, il signore riesce a godere della cosa che ha annullato, cosa che non era riuscita col desiderio. La cosa infatti prima era autonoma, ora grazie al servo è come se non lo fosse
– il signore viene riconosciuto: il suo fare è il fare del servo, il servo si considera inessenziale e pone l’essenza nel signore
– In realtà il riconoscimento non è pieno perché ciò che il signore fa all’altro non lo fa verso se stesso
– La verità della certezza di se stesso del signore è data dal servo. Solo che il servo non è una autocoscienza autonoma. La verità della coscienza autonoma è la coscienza inessenziale, la coscienza servile(287)

Il servo

– Inizialmente per il servo l’essenza è il signore(287)
– In realtà il servo ha in se stessa la verità della pura negatività e dell’essere per sé. Questo perché nell’angoscia di fronte alla morte il servo ha sentito scosso tutto ciò che c’era di fisso, questo puro movimento universale è l’essere per sé, la negatività assoluta
– L’essere per sé lo ha anche come oggetto nel signore
– Il servo è dissoluzione universale perché rimuove in tutti i singoli momenti il proprio attaccamento all’esistenza naturale e lavorandola la trasforma e la elimina(289)
– La paura di fronte al signore è l’inizio della saggezza ma l’essere per sé lo raggiunge attraverso il lavoro. Il lavoro è il desiderio tenuto a freno, il lavoro forma, coltiva
– con il lavoro la coscienza esce fuori di sé per entrare nel mondo della permanenza, in questo modo si riconosce come autonoma. La coscienza ha superato il momento della paura, un momento negativo, grazie alla negazione della negazione, il lavoro. L’oggetto è diventato se stessa
– I tre momenti del servo sono quindi: Il signore è essere per sé, la paura fa capire che l’essere per sé è in essa, Il lavoro da l’essere per sé proprio della e per la coscienza
– Nel lavoro la coscienza diviene senso proprio ossia sé mediante se stessa(291)
– Se la coscienza non avesse provato la paura assoluta il senso proprio sarebbe ostinazione, cioè libertà irretita dalla schiavitù

B Libertà dell’autocoscienza
Stoicismo, scetticismo e coscienza infelice

Il sorgere del pensiero

– Nell’attività formatrice la coscienza risospinta entro sé diventa oggetto di se stessa come forma della cosa elaborata(293)
– Siamo di fronte ad una nuova figura dell’autocoscienza, l’autocoscienza pensante
– pensare significa essere oggetto di se stesso non come Io astratto ma come Io che ha il significato di essere-in-sé e essere-per-sè della coscienza
– Il pensiero si articola in concetti che hanno la caratteristica di essere sempre un mio, di non uscire dalla coscienza. Nel pensiero si è liberi(293 295)

Lo stoicismo

– Questa libertà dell’autocoscienza è apparsa storicamente con lo stoicismo(295)
Jean Wahl: lo stoicismo è legato all’imperium
– E’ negazione del signore e del servo: lo stoico è libero sia sul trono che in catene
– Non è ostinazione in quanto non rimane irretita nella servitù ma è libera nel pensiero puro(297)
– Questa libertà è però indifferente nei confronti della vita naturale, è libertà astratta
– Per lo stoico il vero e il bene devono consistere nella razionalità, è una affermazione vuota(299)
– Lo stoicismo corrisponde al concetto della coscienza autonoma

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