Ci sono premi che tutti sognano di vincere e per cui magari si improvvisano immaginari discorsi di ringraziamento. Uno dei più famosi è il premio Pulitzer, il riconoscimento giornalistico più antico e prestigioso degli Stati Uniti.
Istituito nel 1917 dall’editore Joseph Pulitzer è ora gestito dalla Columbia University di New York; infatti Pulitzer, vero e proprio appassionato di giornalismo, riteneva che non si potesse intraprendere la professione senza prima frequentare una scuola apposita. Per questo, nel suo testamento, lasciò un milione di dollari per la creazione di una scuola di giornalismo e l’istituzione di un premio.
Il premio è diviso in 21 sezioni e ogni vincitore si aggiudica di diecimila dollari, tranne il vincitore della categoria “giornalismo per il bene pubblico” a cui viene assegnata una medaglia d’oro. Sette sono poi i premi assegnati alle categorie musica,narrativa e arti.
Negli anni illustri sono stati i vincitori scelti da 19 giurati, personalità del giornalismo e docenti universitari: Ernest Hemingway, Phillip Roth, Saul Bellow, Bob Dylan e George Gershwin per citarne alcuni, tra i più conosciuti.
Non mancano però le curiosità, legate soprattutto alla capacità del premio di adeguarsi ai cambiamenti; nel 2010, infatti, per la prima volta è stato assegnato il premio a un sito internet, Problubica.org, mentre Bob Dylan vinse nel 2008 per l’ “impatto delle sue composizioni, vere opere poetiche”. Il Presidente John F. Kennedy vinse nel 1957 per la sua biografia “Profile and courage”.
La foto vincitrice per il 2013, invece, si è scoperta essere stata pesantemente ritoccata e il fotografo vincitore è stato licenziato dalla prestigiosa Associated Press.
I premi vengono assegnati in aprile, e quest’anno per la narrativa ha vinto Donna Tartt, famosa scrittice, per il suo romanzo “Il cardellino” mentre per il giornalismo il riconoscimento è andato ai cronisti del The Washington Post e The Guardian Usa per lo scoop sul caso Snowden.
Non tutti però si dicono felici del riconoscimento: lo scrittore Paul Harding, vincitore del Pulitzer per il suo primo libro, ha dichiarato che vincere il premio non ha fatto altro che aumentare la pressione e le aspettative sul suo secondo romanzo, facendolo sentire meno libero di esprimersi.