Oggi scriviamo di un tema sicuramente non in linea con gli argomenti solitamente trattati su questo blog, almeno in apparenza: parliamo infatti di WordPress.
Immaginiamo che gran parte dei lettori conoscano almeno di nome questa piattaforma. Si tratta infatti del CMS di gran lunga più utilizzato nel mondo.
WordPress è uno standard anche tra i siti editoriali e culturali. Buona parte della cultura online, viaggia su WordPress. Quando una piattaforma diviene tanto diffusa da diventare uno standard, vale la pena di capire almeno per sommi capi il suo funzionamento e il suo impatto.
Questo CMS ha alcune caratteristiche che lo rendono adatto a supportare portali editoriali e siti culturali. Intanto è open source, cosa sicuramente rilevante. E’ poi estremamente duttile, può cioè essere modellato anche in corso d’opera, anche senza conoscenze di programmazione. Anche in questo senso WordPress si presta all’utilizzo nei settori della cultura, il fatto di poter facilmente venire modificato è una caratteristica sicuramente apprezzata nel variegato e creativo mondo dell’associazionismo e della piccola editoria.
WordPress è complessivamente una piattaforma molto valida. Ciò permette anche a siti realizzati con poca o nessuna spesa di divenire competitivi nel web. Il che è naturalmente un bene, soprattutto nel settore culturale.
Tuttavia, anche WordPress ha i suoi problemi…Un utilizzo amatoriale di questo CMS, cosa anch’essa naturalmente molto diffusa nel settore che ci sta a cuore, porta a degli inevitabili scompensi sul lato delle prestazioni.
WordPress infatti per essere così duttile e facile da utilizzare deve necessariamente inglobare al suo interno un gran numero di funzioni native. E’, insomma, abbastanza “pesante” già di suo. Se poi viene ‘maltrattato’ dagli utilizzatori, è facile che nel tempo inizi a perdere colpi, a rallentare, a incepparsi…
Questo problema, apparentemente puramente tecnico, in realtà ha un impatto sulla microeditoria culturale. Se è vero che WordPress è open source, è infatti anche vero che un suo utilizzo amatoriale può mostrare rapidamente la corda. E questo può influenzare direttamente il ‘successo’ editoriale del progetto realizzato con WordPress. Un sito lento, per dirne una, è un sito che ottiene peggiori posizionamenti sui motori di ricerca e viene spesso abbandonato dai lettori.
Ci sono perciò alcune buone prassi di base che è importante che piccoli editori, blogger ed appassionati tengano a mente. Ad esempio, anche considerando che WordPress è gratuito, vale probabilmente la pena di investire su un valido hosting per WordPress. Partire col piede giusto è sempre importante.
Altro consiglio di sicuro buon senso è quello di non abusare dei comodissimi plug-in. Infatti i plug-in tendono ad appesantire un sito, e molti di essi lasciano script sul database anche se vengono disinstallati.
Anche relativamente al numero di url, è spesso vero che less is more. Non vale la pena di aumentare a dismisura la grandezza del proprio sito se tale aumento non corrisponde ad un aumento dei contenuti. Per dirla in modo più semplice, è bene non fare abuso di tag e categorie.
Insomma, WordPress è una validissima opzione per chiunque voglia approcciare al web, vale però la pena di dedicarcisi un po’ o di prevedere un intervento professionale ad un certo punto di sviluppo del proprio progetto online.