Emmanuel Radnitzky o Man Ray, un artista dai mille volti

Tra i protagonisti del dadaismo americano e della stagione surrealista vi è il celebre Man Ray. Emmanuel Radnitzky, questo è il vero nome di un artista poliedrico, destinato a lasciare il segno nella storia dell’arte.

Man_Ray_1934

Il suo percorso affonda le sue radici nel linguaggio della pittura, prima di abbracciare la fotografia e il cinema. Nasce a Filadelfia nel 1890, ma si trasferisce a Parigi negli anni Venti, dove si unisce al gruppo degli artisti dada e surrealisti avviando una carriera destinata sempre ad anticipare i tempi. “Non esiste essere avanti rispetto ai tempi: i tempi sono sempre indietro” è infatti uno dei motti più celebri di questo artista.

Nella capitale parigina, la sua ricerca subisce un impulso decisivo soffermandosi sulla sperimentazione di tecniche, linguaggi, e materiali. Qui il suo nome diventa Man Ray, ovvero “uomo raggio”. Proprio a Parigi, dove si intensifica il sodalizio con un altro grande artista del periodo, Marcel Duchamp, accade qualcosa di casuale che però avrà delle conseguenze importanti sulla sua produzione artistica. Mentre sta sviluppando alcune fotografie, un foglio di carta sensibile finisce per caso in mezzo ad altri. Poggia allora degli oggetti di vetro sul foglio accendendo una fonte luminosa.

Da questa casuale procedura vengono generate delle immagini particolari che appaiono quasi in rilievo sul fondo nero emergendo in modo interessante e originale, apparendo quasi deformate. Appunto, saranno questi i famosi rayographs, una parola legata al cognome dell’artista in grado di simboleggiare la luminosità che mette in evidenza gli aspetti più paradossali della vita. Vengono così ottenute delle immagini semplicemente appoggiando degli oggetti quotidiani, comuni, su della carta fotografica posta sotto a una fonte di luce, in un procedimento che è diventato simbolo del percorso di un artista che guarda alla vita con ironia, in un momento della storia europea piuttosto delicato.

L’illusione, il paradosso, l’inquietudine che caratterizzano la realtà quotidiana sono alcune delle tematiche esplorate da Man Ray, il quale ricorre a diverse tecniche dagli assemblaggi, al collage, all’aerografo, alla fotografia, oltre a pittura ma anche scultura.

Tra le opere più famose ricordiamo Revolving doors del 1916, Venus restaurée del 1936, La voie lactée del 1974. Frutto di una grande sperimentazione sono anche gli oggetti come Cadeau del 1921, Object à détruire del 1923, oppure Monument au peintre inconnu degli anni Cinquanta.

Il suo stile gioca sul concetto dell’ambiguità apparendo a tratti irriverente, sfrontato, provocatore. La sua sensibilità crea realtà quasi surreali, nate da una grande ricerca attorno alle possibilità espressive del mezzo tecnico. Si tratta di immagini ipnotiche, in cui il mondo circostante appare trasfigurato all’interno di composizioni simboliche.

Anche la figura femminile appare al centro della sua ricerca, colpisce la sua sensibilità, e si ritrova a essere soggetto dei suoi lavori. Proprio a Parigi, Man Ray si innamora della cantante Kiki, il cui nome è Alice Prin, che diventa sua musa ispiratrice e modella preferita. A Parigi, partecipa accanto a Jean Arp, Max Ernst, Joan Miró, Pablo Picasso, alla prima esposizione surrealista nel 1925. Attualmente le sue opere sono conservate in molte collezioni private e musei. La sua arte è ancora oggi sinonimo di creatività e innovazione, di grande e instancabile sperimentazione tecnica e multilinguistica.

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