Dada: tra le avanguardie la più ribelle

Il movimento dadaista ha origine a Zurigo nel 1916. La Svizzera del tempo rappresentava un vero e proprio asilo, una terra neutrale in cui trovavano possibilità di libertà ed espressione artisti, politici, letterati accomunati dal rifiuto morale del conflitto militare. Erano gli anni della prima guerra mondiale, e, appunto, uomini come Hans Arp o Tristan Tzara diedero vita al celebre Cabaret Voltaire, situato al n.1 della Spielgasse.

Hugo Ball al Cabaret Voltaire.
Hugo Ball al Cabaret Voltaire.

Fu qui, a Zurigo, nella stessa strada in cui risiedeva Lenin con la sua consorte, che nacque il movimento dadaista. Voltaire era appunto il simbolo di un razionalismo che agli occhi di questi uomini non sembrava un valore autentico, funzionale, sinonimo di progresso, e che andava pertanto smascherato. L’atteggiamento di protesta intellettuale contro i miti della ragione, e del positivismo, caratteri che avevano segnato il secolo precedente, era spinta in questo movimento a delle conseguenze radicali, estreme. Si arrivava a negare la ragione, e con essa, la stessa arte in quanto prodotto di una società di cui si faticava a riconoscere l’integrità morale.

Si trattava di un movimento antiletterario e antiartistico che manifestava e portava alla luce tutte le contraddizioni dell’epoca moderna e per farlo ricorreva a mezzi radicali rifiutando regole prefissate in nome di una libertà e spontaneità nuova. Il dadaismo fu un’esaltazione artistica della libertà intellettuale e d’azione, che si soffermava più sul gesto artistico che sul prodotto o opera d’arte. In uno dei manifesti del dadaismo, emerge la volontà di sciogliere i legami con qualsiasi tipo di tradizione condivisa. “L’unico sistema è ancora accettabile è di non avere sistemi”: così narrava il manifesto dadaista del 1918.

Dada fu un movimento che intendeva provocare il sistema artistico del tempo, rinnegando il valore assoluto dei movimenti artistici, dei canoni estetici, prendendone le distanze in maniera radicale, scagliandosi contro la morale comune. Non a caso, i materiali adoperati in queste “creazioni” artistica sono eterogenei: pezzi di legno, di ferro, buste, tutto poteva essere utilizzato in questa genesi dell’opera.

Ritratto di Tristan Tzara
Ritratto di Tristan Tzara di Lajos Tihanyi

Ma cosa significava questa parola così apparentemente senza senso? Hans Arp, in una rivista sul movimento racconta che il nome nacque nel febbraio del 1918 grazie al genio di Tristan Tzara. La parola Dada è presente nel dizionario Larousse e indicherebbe un tagliacarte che scivola nelle pagine di un libro in maniera assolutamente accidentale. Nell’immaginario dadaista, si trattava di una parola che esprimeva una relazione spontanea con la vita, quasi primitiva e che ricorda i primi timidi tentativi di espressione dei bambini. Una parola che apparentemente non aveva nessuna utilità divenne il simbolo di una rivolta intellettuale, di un movimento che pur nascendo a Zurigo, si diffuse aldilà del territorio di origine, presentando di volta in volta caratteri nuovi. Parigi, Berlino, ma anche New York furono le città in cui fiorirono riflessioni e azioni artistiche che confluirono all’interno del termine “Dada”.

I dadaisti costruivano e assemblavano oggetti nuovi, guidati da una casualità e da uno spirito che non guardava alla realtà come qualcosa da riprodurre, ma al gesto artistico come pura espressione. Sono celebri le azioni di Duchamp, le sue creazioni che agli occhi dei contemporanei, potevano non rientrare nella definizione di “arte”.

R. Mutt (M. Duchamp), Fountaine, 1917.
R. Mutt (M. Duchamp), Fountaine, 1917.

Non erano belle nel senso più tradizionale del termine, neanche “utili”, eppure divennero espressione di una creatività senza legami, e di una radicale presa di coscienza della funzione dell’arte. La ruota di Duchamp così celebre resta un oggetto che però diventa arte in quanto scelta dall’artista, assemblata dalla sua creatività.

Ma il Dadaismo fu un movimento che abbracciava diversi linguaggi espressivi sondando anche nel territorio delle arti del teatro, della poesia, dell’architettura e del cinema. Poteva così accadere di dare vita a una poesia semplicemente scegliendo in maniera casuale delle parole da ritagli di giornali, anche senza un legame logico.

In Germania il movimento trovò le sue personalità più rilevanti in Hugo Ball, Kurt Schwitters, Alfred Knoblauch; in Francia in Francis Picabia, Louis Aragon, André Breton, Marcel Duchamps, Georges Ribemont-Dessaignes.

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