Il potere decisionale diviene appannaggio dell’alta finanza mentre la politica viene relegata in secondo piano.
Fine di Bretton Woods, cambi variabili.
La produzione e il commercio mondiali avevano favorito la concorrenza e diminuito i profitti. I guadagni e gli investimenti divennero finanziari.
La guerra tra Egitto e Israele (1973 Kippur) e l’aumento del petrolio crearono 80 miliardi di petroldollari, tutti soldi per la finanza. E’ il periodo delle transazioni e delle speculazioni finanziarie che già a metà anni ’70 superano il valore del commercio mondiale.
Il fenomeno si è già verficato nella seconda metà del trecento con le città italiane (Genova, Venezia, Firenze), con l’Olanda, con la Gran Bretagna.
Fernand Braudel e recentemente Giovanni Arrighi legano il fenomeno all’espansione del commercio mondiale; una specie di risposta del capitale alla concorrenza.
Inizia la concorrenza tra Stati Uniti ed Europa, grande aumento di investimenti.
1968-73: aumento dei prezzi delle materie prime e esplosione dei salari. I grandi investimenti però non diventavano nè produzione nè commercio ma fuga di capitali verso banche offshore e inflazione. Gli Stati Uniti dominano politicamente un mondo economicamente transnazionale.
La crisi dell’egemonia statunitense inizia con la sconfitta in Vietnam, la liberazione in Angola e Mozambico, la rivoluzione portoghese, Siad Barre in Somalia, Menghistu al posto di Ailè Selassiè in Etiopia (tutti appoggiati dall’Urss). Vengono instaurati inoltre regimi socialisti in Benin, Madagascar, Zimbabwe, regime sandinista in Nicaragua. L’ayatollah Khomeini si insedia al posto dello scià di Persia e inizia una politica antiamericana.
1980: invasione sovietica dell’Afghanistan.
Jimmy Carter chiude il suo mandato con la “memorabile alleanza” col capitale finanziario: economia di carta, completa finanziarizzazione dell’economia.
Belle epoque reaganiana negli stati Uniti e durezza monetaria. Diminuiscono i prestiti statunitensi e il rarefarsi dei prestiti USA mettono in grave crisi il terzo mondo.
1980-1988: i prezzi delle esportazioni del Sud calano del 40%, il petrolio del 50%. I tassi d’interesse sui prestiti salgono dall’11 al 20%. Ora sono i paesi del terzo mondo a chiedere soldi in prestito, strangolati dai debiti.
Dal 1982 al 1985 sotto Reagan, che dichiarava falsamente una politica di stampo neo-liberista, aumentò il debito pubblico vertiginosamente: da 9 miliardi di dollari nel 1982 a 124 miliardi nel 1985. Gli USA sono il primo debitore al mondo.1985 con gli accordi del Plaza (albergo di Central Park) Reagan modifica l’economia mondiale passando ad una sorta di cambi amministrati. In questa situazione di maggiore controllo il dollaro viene svalutato. Il Giappone che aveva finanziato largamente il debito USA viene pagato con dollari svalutati ed in pratica “paga” una parte del debito statunitense. Reagan passa dunque alla liberalizzazione dei mercati finanziari smantellando le regole e le autorizzazioni che avevano regolato la circolazione dei capitali che diviene completamente autonoma rispetto all’interesse nazionale. E’ il “capitalismo dei gestori di portafogli” (Biasco). Le valute, i tassi d’interesse e quindi le politiche dei governi sono nelle mani delle banche, dei finanzieri e degli amministratori di fondi pensionistici. La liquidità è nelle mani del Giappone. Il potere militare è degli Stati Uniti.
Tra il 1989 e il 1991 scomparsero inaspettatamente tutti i regimi comunisti del mondo.
Nel 1985 Gorbaciov pose fine, d’accordo con Reagan, alla guerra fredda ed iniziò un periodo di riforme, la perestrojka (ristrutturazione economica e politica) e la glasnost (trasparenza, libertà d’informazione). L’URSS precipitò; la glasnost distrusse l’autorità e la perestrojka i meccanismi economici.
Nel 1989 si dissolsero i regimi comunisti della Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Bulgaria, Germania Orientale. Solo in Romania Ceaucescu tentò una reazione, senza successo. Crollarono anche i due sistemi autonomi Jugoslavo e albanese.
Nel 1991 si disintegrò URSS, restò la Russia di Eltsin.
Inizia la guerra razzista in Jugoslavia.
Va in crisi il sistema europeo del welfare, sia per mancanze di risorse che per lo spreco in cui vanno a finire. La fine della produzione nelle forme tradizionali ha creato una crisi del mondo del lavoro e di conseguenza dei consumi.
Aumenta il divario tra ricchi e poveri.
Voto alle donne: viene introdotto ad inizio novecento in Australia e poi in Scandinavia. Nel 1920 in Inghilterra e in America. Dopo la guerra in Francia e in Italia. In Spagna e Portogallo dopo la morte di Franco e Salazar nel ’70.
L’idea abbozzata nell’800 da Mazzini e Saint Simon riprende vita nel manifesto di ventotene di Spinelli e Rossi. De Gasperi, il francese Schuman e il belga Spaak danno inizio all’unificazione dell’Europa occidentale. L’unione economica procede spedita: 1951 si costituisce la Ceca dagli stessi paesi che nel 1957 formano la Cee (comunità economica europea) o Mec (mercato comune europeo): Belgio, Francia, Italia, Germania ovest, Olanda e Lussemburgo. Si giunge alla libera circolazione dei lavoratori. Nel 1968 unione doganale e libera circolazione delle merci. 1979 SME (sistema monetario europeo) limita la fluttuazione dei valori monetari. la Comunità diventa Unione Europea a cui si aggiungono: Gran Bretagna, Spagna, Danimarca, Irlanda, Grecia, Portogallo, Austria, Svezia e Finlandia. Il trattato di Maastricht del 1992 prevede mercato senza frontiere e libera circolazione di persone, merci, capitali e servizi. Nel 1998 nasce l’euro introdotto nel 2002. L’Unione Europea è una potenza economica mondiale che produce il 15% del prodotto interno lordo mondiale (20% USA, 8% Giappone) e la più alta quota d’esportazioni (16%). L’euro contende al dollaro il primato. Resta da costituire l’unione politica.
Il potere economico è nelle mani del FMI e della Banca mondiale. Il patrimonio dei tre uomini più ricchi del mondo supera il prodotto interno lordo di tutti i paesi sottosviluppati con i loro 600 milioni di abitanti.