Della giovine Italia – Mazzini – Brano finale

Per festeggiare anche noi il centocinquantenario dell’Unità d’Italiapubblichiamo la parte finale “Della giovine Italia” di Giuseppe Mazzini.

Vergini di vincoli, e di rancori privati, con un cuore ardente di sdegno generoso, ma schiuso all’amore, senz’altro desiderio, fuorché di morire pel progresso dell’umanità e per la libertà della patria, noi non dovremmo essere sospetti d’ambizioni personali, o d’invidie. – La invidia non è passione di giovani. – Fra noi chi cura gli individui? chi move guerra a’ nomi? L’epoca de’ nomi è consumata: siamo all’epoca de’ principii; non difendiamo, né assaliamo che questi, non siamo inesorabili che su quel terreno. Là è il perno del futuro; là stanno le nostre più care speranze. – Le generazioni passano; i nomi e le battaglie intorno ad essi passeranno soffocate dal torrente popolare, che sta per diffondersi. Stendiamo un velo sui fatti che furono: chi può far che non siano? – ma l’avvenire è nostro; le teoriche del passato noi le rifiutiamo pel tempo che c’incalza. Noi cacciamo la nostra bandiera tra il mondo vecchio ed il nuovo – chi vuole s’annodi intorno a questa bandiera; chi non vuole, viva di memorie, ma non cerchi di sollevarne un’altra, caduta e lacera.
Che se tra gli uomini, a’ quali l’esser nati in un’epoca anteriore alla nostra ha stillato un dubbio nell’anima che si voglia per noi e per le nostre dottrine rimoverli dalla impresa, vi sono alcuni che abbiano la canizie sul capo, e l’entusiasmo nel core, uomini che procedendo col tempo veglino lo sviluppo progressivo degli elementi rivoluzionari, e modifichino a seconda di questo sviluppo il loro piano d’operazione, oh vengano a noi! guardino spassionatamente alle nostre teoriche, a’ nostri atti, ai nostri affetti – e vengano a noi! Vengano, e ci snudino le ferite onorate, che ottennero nei campi delle patrie battaglie: noi bacieremo quelle sante ferite; venereremo que’ capegli canuti; accetteremo il loro consiglio, e raunandoci intorno ad essi, li mostreremo con orgoglio a’ nostri nemici sclamando: noi abbiamo la voce del passato e quella dell’avvenire per la nostra causa!
Sia dunque pace! – Pace è il voto dell’anime nostre. In nome della patria – in nome di quanto v’è di più sacro, noi gridiamo pace! – L’accusa di seminar la discordia ricada sulla testa degli uomini che si gridano liberi, e non ammettono progresso nelle cose umane – che parlano di concordia, e accumulano le interpretazioni maligne e i sospetti sulle parole proferite candidamente – che predicano la unione, e schizzano il veleno sulle intenzioni. – Con questi, non è via d’accordo possibile.
Giovani miei confratelli – confortatevi, e siate grandi! – Fede in Dio, nel dritto, ed in noi! – era il grido di Lutero, e commosse una metà dell’Europa. Inalzate quel grido – e innanzi! I fatti mostreranno se c’ingannammo, dicendo che l’avvenire era nostro.

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