Articolo che ci è stato inviato un po’ di tempo fa. E che pubblichiamo con piacere:
Gli strumenti di comunicazione di massa sono spesso considerati dei contenitori vuoti, dei semplici strumenti. Secondo questa teoria il messaggio che essi trasmettono dipende dalle persone che li usano. Ogni strumento (radio, televisione, internet) può essere utilizzato in maniera positiva o negativa, ma esso in sé rimane neutro. Tuttavia questo è vero solo in parte. In realtà ogni strumento ha delle specifiche modalità comunicative, di cui bisogna tenere conto, che alterano la comunicazione.
E’ chiaro che la qualità di ogni media di massa dipende dall’uso che se ne fa, ma dire questo, a parere di chi scrive, non basta. Si può utilizzare un telegiornale per mandare in onda un’inchiesta accurata sulle modalità con cui sono state costruite le case in Abruzzo, ma anche per trasmettere un servizio sull’ “emergenza maltempo”; la qualità e l’utilità del primo servizio sono ovviamente superiori a quelle del secondo. Tuttavia in entrambi i casi restano delle identiche modalità di comunicazione che possono essere attutite o modificate, ma mai eliminate
Considerato questo possiamo confrontare i due media oggi più influenti al mondo: internet e la televisione.
La televisione ha delle modalità comunicative che sono sempre tendenzialmente autoritarie. Essa infatti cancella, per sua essenza, il dialogo tra mittente e ricevitore, tra chi comunica e chi ascolta o subisce la comunicazione. Alla televisione non si può reagire. Come detto, questo effetto naturale del mezzo televisivo può essere mitigato, nessuno infatti si sognerebbe mai di mandare in onda un monologo di un politico (a parte Vespa) perché in questo modo il carattere tendenzialmente autoritario della televisione sarebbe sottolineato e non mitigato. Molti programmi per supplire a questa caratteristica (evidentemente fastidiosa in una società democratica) accettano telefonate, mail, lettere durante la messa in onda, ma l’autoritarismo di fondo rimane.
Questo aspetto può apparire marginale soprattutto se confrontato con i molti aspetti positivi del mezzo. Nei casi di abuso di televisione (frequentissimi) credo invece che esso crei effetti davvero pericolosi. La televisione attacca infatti una delle più nobili capacità umane, ossia la facoltà critica. La capacità di suddividere, analizzare e ricollegare gli eventi del mondo. E lo fa proprio in quel punto cruciale della vita individuale che è la mediazione tra l’uomo e il mondo, essa media in maniera deformata, è un media deforme.
Questo aspetto avvicina la tv alla radio e la allontana dai giornali. Se infatti è vero che anche nel caso dei giornali, e dei testi scritti in genere, il mittente è l’unico ad avere facoltà di parola, è vero anche che il testo scritto può essere ripreso in mano in qualsiasi momento, messo da parte, analizzato, criticato; i testi scritti, come strumenti di comunicazione sono ben lontani da quell’appiattimento critico, tipico della televisione.
Tutto ciò non vale per internet che può consentire diverse modalità di comunicazione che bypassano questo problema. Con internet è possibile avere un dialogo (è il cosiddetto web 2.0), mantenere la modalità “televisiva”, comunicare direttamente uno con l’altro. Internet si adegua in maniera maggiore a tutte le possibilità comunicative dirette. Espressioni stereotipate come “il mondo di internet” accennano a questa sua caratteristica.
Risulta chiaro come la modalità comunicativa di internet si adatti maggiormente ad un modello democratico di quella televisiva. Significativo è che invece qui da noi, periferia Italia, esso sia avversato in tutti i modi.