Iniziamo questa ricognizione sull’800 elencando alcune tematiche generali.
– Positivismo: apre la via ad una concezione storico progressiva della realtà.
Imponente è la differenziazione tra le varie discipline (politica, economia, religione, arte).
Viene escluso il finalismo religioso.
– Evoluzionismo e materialismo.
– Fede nel progresso.
– La “storia” viene considerata “storia universale” (positivismo, marxismo, romanticismo).
– Centralità dell’economia (accettata la politica del libero scambio, apertura delle frontiere, abolizione o riduzione dei dazi)
– Paese guida è l’Inghilterra, la sterlina vale come l’oro dando grossi vantaggi economici. E’ la prima nazione ad iniziare il processo d’industrializzazione.
– Il “boom” del commercio e della industria: tra il 1850 e il 1880 il commercio mondiale triplicò. La produzione industriale aumentò in Europa del 500%. Dopo il boom avuto con la guerra franco-prussiana si ebbe dopo il 1870 fino agli ultimi anni dell’800 la cosiddetta Grande Depressione, una grave crisi, probabilmente, di sovrapproduzione che fu sentita soprattutto in Germania e USA. Essa fu caratterizzata da un notevole abbassamento dei prezzi soprattutto nell’agricoltura; molte persone occupate nel settore primario passarono all’industria e diminuì, di conseguenza, il costo dei lavoratori industriali con grande profitto delle imprese.
– Sviluppo industriale: soggetti principali: 1) Imprenditori privati 2) Stato 3) Banche miste. Il ruolo dello Stato e delle banche fu più importante soprattutto nei paesi in cui si giunse più tardi all’unificazione nazionale (Germania, Italia) e che necessitarono di protezione dalle economie già sviluppate (fenomeno noto con il nome di protezionismo). I paesi in ritardo di sviluppo traggono grandi benefici dalla grandezza del mercato interno. Altro requisito importante per lo sviluppo è un’agricoltura dinamica per quantità, qualità e produttività. Fondamentale la produzione dell’acciaio a basso costo (Italia, Giappone, Russia); si è parlato a proposito di era dell’acciaio. Altra caratteristica del periodo furono i cartelli, i trust e le holdings (catene di varie società) che segnarono il passaggio da un capitalismo concorrenziale ad uno monopolistico (avvenne soprattutto in Germania, dove industrie e banche erano strettamente intrecciate, ma anche negli USA)
– Petrolio, chimica, elettricità.
– Urbanesimo: nel 1800 solo Londra si avvicinava al milione di abitanti, nel 1900 Londra, Parigi, Mosca, San Pietroburgo, Berlino avranno più di quattro milioni di abitanti. Nel 1800 le città europee con più di 100000 abitanti erano 23, nel 1900 saranno 135. A metà 800 il 20% della popolazione inglese viveva in città con più di 100000 abitanti. La popolazione europea passò da 190 a 400 milioni di persone. A lungo si sono legati i processi di industrializzazione e di urbanizzazione, però anche città non industrializzate ebbero un aumento di popolazione. Vi fu un “boom” demografico nelle campagne che, accompagnato dalla fine del feudalesimo, lasciava grandi masse contadine senza lavoro o costrette a vendere il proprio lavoro. In generale, il boom demografico fu causato dalla diminuzione della mortalità grazie alle migliori condizioni igieniche ed economiche.
– Scomparse la peste, per motivazioni tutt’oggi misteriose. Le malattie endemiche, il colera (prima apparizione 1831-2), la febbre gialla (Barcellona 1822), il vaiolo, furono molto meno pericolose.
– Gli scarsi raccolti furono notevolmente limitati, dopo la carestia del 1816-7 l’unica grave fu la devastazione delle colture di patate del 1845-7
– Aumentarono i proletari
– Emigrazione: tra metà ‘800 e il 1929 50 milioni di europei lasciarono il continente (15 milioni dalla Gran Bretagna, 8 milioni e mezzo dall’Italia. Essa fu la prima causa dell’europeizzazione del mondo. Fu uno dei fattori fondamentali della crisi della antichissima civiltà contadina e valvola di sfogo delle tensioni sociali probabili in territori poveri e sovrappopolati, che inoltre venivano arricchiti dalle “rimesse” degli emigrati.
– Alfabetizzazione, acculturazione.
– Alcune città sottoposte ad una grande pressione demografica rimasero a lungo in condizioni deplorevoli. Molti governi intervennero attorno al 1850 con programmi di risanamento e strutture pubbliche. In molti casi la differenza tra quartieri poveri e quartieri ricchi divenne abbissale.
– Schiavitù: venne abolita per merito, ancor più che delle idee liberali e democratiche, della necessità di manodopera libera, nel 1848 nell’impero asburgico e nelle colonie francesi, nel 1861 in Russia, nel 1865(guerra di secessione) negli USA. – Lavoro minorile e femminile nelle fabbriche.
– Passaggio dagli ordini alle classi e quindi dalla diseguaglianza di diritto a quella economica.
Scontro tra capitale-strumenti di produzione e forza lavoro. Spariscono le differenze tra lavoratori indipendenti che diventano, come li si chiamerà, salariati e proletari.
– La rivoluzione industriale sostituisce ad un mondo prevalentemente contadino, dominato dalla crescita naturale, lenta e limitata, un mondo svincolato dalla natura con crescita costante e rapidissima.
– Società di mutuo soccorso(Trade Unions): richiedono aumento dei salari e diminuzione del tempo di lavoro, l’arma principale sarà lo sciopero.
– Sotto pressione borghese vennero abolite la primogenitura e il fedecommesso. Il patrimonio nobiliare venne suddiviso ed una enorme mole di patrimonio fondiario e venne redistribuito. L’unione del complesso ceto borghese venne realizzata attraverso l’opposizione al vecchio ceto dominante e al proletariato e fondata sul ruolo sociale cardine attribuito alla proprietà. Esiste nell’ottocento, quantomeno, un “modello borghese” per quanto la classe resti notevolmente differenziata internamente. La alta e media borghesia costituiscono a fine ‘800 il 5% della popolazione, la piccola borghesia il 25%.
-Visione del mondo borghese: progresso, lavoro, sacrificio, perbenismo, autocontrollo, rispettabilità, adattamento al costume, moda, ordine, sicurezza, individualismo, mobilità sociale, risparmio, ascesa sociale.
– Piccola borghesia: Di grande importanza nel processo nazionale e democratico dopo la guerra si assestò su posizioni reazionarie, conservatrici ed autoritarie e finì col costituire una struttura morale e pratica del mondo contemporaneo fondamentale per la formazione della cosiddetta “opinione pubblica”.
– Impiegati: classe divenuta vastissima a seguito della burocratizzazione dello stato. Attenti a differenziarsi dall’ideologia degli operai manuali saranno spesso il cardine di politiche di conservazione sociale e antipopolari, di grande importanza elettorale.
– Professionisti: di grande importanza in un mondo scarsamente acculturato, spesso legati alle nobiltà terriere saranno il tramite tra il sistema politico nobiliare e quelli moderno. La famiglia diviene il simbolo della sicurezza privata, contraltare delle novità sociali.
Società e politica
Il liberalismo europeo promosse in generale un aumento progressivo della partecipazione politica seppur con molti distinguo. Ad esempio per la Francia di Napoleone III (che aveva l’appoggio della chiesa, dell’esercito e della borghesia finanziaria e industriale), Marx e Toqueville parlarono di Cesarismo. In generale i movimenti liberali e democratici persero attrattiva una volta raggiunto il potere poichè diventarono difensori del potere borghese acquisito; è il caso della terza repubblica francese nata sotto i peggiori auspici con il contrasto tra il governo liberale di Thiers e la Comune.
– Nazione: molti paesi ottennero l’indipendenza o l’unità nazionale nell’800. I processi furono differenti e vanno valutati caso per caso. Molto diversi furono, ad esempio, gli eventi che portarono alla nascita della nazione tedesca e di quella italiana. La nazione tedesca si fondò su forti legami di sangue e di razza mentre quella francese ed italiana su valori morali e spirituali.
Lo Stato fu spesso la causa della nascita della nazione (talvolta insegnata alle masse da parte delle élites) anzichè esserne l’espressione politica. Fondamentali per la diffusione dell’idea di nazione furono l’istruzione, l’esercito e le feste comuni. Il nazionalismo una volta raggiunti i suoi obiettivi primari (unità, indipendenza) cambiò radicalmente diventando un’ideologia aggressiva.
Anche a causa della crisi di fine ‘800 il liberalismo perse la sua spinta progressista ed insieme ad essa, il suo ruolo egemonico. Tramontò l’era dei notabili, nacquero nuove coalizioni conservatrici, socialiste, autoritarie e democratiche.
L’800 è anche il secolo in cui furono introdotte, soprattutto nella Germania di Bismarck, le prime forme di legislazione sociale (welfare state) che introdusse assicurazioni per i lavoratori contro le malattie, gli infortuni, l’invalidità e la vecchiaia.
Nazionalismo e xenofobia attraverseranno il XIX ad ondate spesso come fenomeni in stretta correlazione; va citato a proposito il cosiddetto “affare Dreyfus” che in Francia innestò grandi polemiche. Questi due fenomeni si svilupperanno soprattutto nella Germania di Bismark (e poi di Hitler) ed in Russia.
Anche il cattolicesimo visse dei cambiamenti radicali nell’800. Inizialmente, soprattutto in Italia, entrò in grande opposizione col liberismo. La rotta cambiò con l’elezione al soglio pontificio di Leone XIII. Il primo partito cattolico, con l’approvazione della Santa Sede fu il Zentrum tedesco.
Nel 1891 venne pubblicata l’enciclica Rerum Novarum contente argomenti contro il socialismo e lo sciopero ma favorevole alla diminuzione dell’orario di lavoro e alla collaborazione tra capitale e lavoro. Le variegate iniziative cattoliche (gli istituti assistenziali, le casse di risparmio e di credito, le cooperative di produzione e consumo, ed ovviamente i partiti) ebbero un ruolo cruciale nell’800 come nel ‘900, soprattutto in Italia.