OuLiPo: l’officina di letteratura potenziale

OuLiPo: il laboratorio letterario che a partire dal 1960 ha unito scrittori, matematici e sperimentatori attorno agli interessi che accomunavano il matematico e scacchista François Le Lionnais e lo scrittore Raymond Queneau, entrambi affascinati e intenzionati ad esplorare in modo sistematico le potenzialità della lingua e di trovare nuove espressioni narrative e poetiche partendo da vincoli e costrizioni di forma.

Creare all’interno di una forma, agire seguendo una procedura, costringere il senso alla limitazione di un gioco, trovare il modo di esprimere ancor più liberamente rispettando restrizioni…

Francois Le Lionnais
François Le Lionnais.

Una ricerca continua, “in potenza” quindi, alla ricerca di modi che permettessero alla parola di poter andare oltre la regola formale, prescindendo dalla struttura in cui viene chiusa, e quindi dandole, sempre appunto potenzialmente, nuove possibilità e libertà.

E così palindromi, acrostici, lipogrammi e molti altre forme di limitazione con cui si sono confrontati i maestri dell’officina di letteratura potenziale, sviluppando tramite questi intere ed anche voluminose opere (basti pensare al corposo volume di George Perec La vita, istruzioni per l’uso, tutto costruito su una mossa del cavallo del gioco degli scacchi, così come il suo Grand Palindrome, che con le sue circa cinquemila lettere rappresenta il più lungo racconto palindromo mai scritto).

Una ricerca che ancora oggi, talvolta, quando proposta, viene scambiata per semplice gioco, considerando esercizi quelli che in realtà sono opere nate da una grande ricerca e da una grande passione per la lingua, che porta in superficie tutte le sue potenzialità e le sue connessioni con molte altri discipline, quali la matematica e la musica (esempio ne è il famoso Esercizi di Stile di Raymond Queneau, la cui forma aderisce alle variazioni in campo musicale su uno stesso tema).

Rigide scelte, quindi, nella ricerca di nuove forme per potenziare la scrittura, portarla ad uscire dagli schemi rigidi in cui essa stessa è già costretta, dandogli altre possibilità di espressione sia in narrativa che in poesia.

Rats qui ont à construire le labyrinthe dont ils se proposent de sortir”: così sono stati definiti i membri dell’OuLiPo, che a tutti gli effetti si impongono vincoli nella scrittura per provare a produrre letteratura che possa uscire da quegli stessi vincoli.

Una ricerca che riconosce alla letteratura il ruolo di “scienza delle soluzioni immaginarie” e che ha affascinato e trovato concordi nel tempo altri grandi autori, quali il nostro Italo Calvino, accolto da Queneau come membro dell’OuLiPo nel 1973 e che sperimentò egli stesso i principi oulipiani in molte sue opere e per testi da lui scritti appositamente per il gruppo, sviluppando la sua scrittura per mezzo di cornici, reti e combinazioni ben precise, come ad esempio nel suo Il castello dei destini incrociati.

Una fucina di idee, invenzioni e sperimentazioni a cui si è ispirato in seguito l’OpLePo, l’opificio di letteratura potenziale nato nel 1990 in Italia dalla volontà di Raffaele Aragona, Ruggero Campagnoli e Domenico D’Oria e che ha unito studiosi di varie discipline, tra i quali Edoardo Sanguineti, Piergiorgio Oddifreddi e, membro più recente, lo scrittore e critico letterario Francesco Durante, che ha all’attimo moltissime pubblicazioni e dal quale si sono sviluppate diverse iniziative, tra le quali l’OperPo, l’opificio di performance potenziali.

Alessandra Buschi

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