La vita di Gianni Rodari (in una delle sue filastrocche)

Promemoria

Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola a mezzogiorno.
Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per non sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio la guerra.

Credo che con queste parole Gianni Rodari abbia riassunto alla perfezione il contenuto del testo che mi accingo a scrivere e che inizialmente aveva il solo titolo “La vita di Gianni Rodari”. Prima di essere il grande uomo che conosciamo, Gianni Rodari è stato un uomo come tutti, che ha fatto le cose “semplici” che tutti noi facciamo: “lavarsi, studiare, giocare, preparare la tavola a mezzogiorno”…
Cosa, però, fa “grande” un essere umano? Perché uno come Gianni Rodari viene riconosciuto come tale?

Leggendo questa filastrocca, mi verrebbe da dire che, oltre alla vita che quotidianamente facciamo, si tratta della consapevolezza di quanto sia importante, tanto da doverle ben tenere a mente come fossero appunto un promemoria, azioni come “avere sogni da sognare” e anche “orecchie per non sentire”.

E se anche poi il concetto finale potrebbe essere considerato il fulcro del discorso (cioè che non c’è una guerra buona in ogni caso, “né di giorno né di notte”), che è anche il motivo per cui questi suoi versi sono tanto spesso utilizzati per affrontare il tema della guerra con i bambini, mi viene da pensare che ciò che ha reso grande questo uomo piemontese nato nel 1920, che per alcuni anni ha insegnato come maestro, che dopo la
Seconda guerra mondiale ha intrapreso la carriera di giornalista, per poi, dagli anni Cinquanta, dedicarsi alla letteratura per l’infanzia, ottenendo tanti riconoscimenti e diventando punto di riferimento per tantissime persone tra insegnanti, alunni, genitori, educatori, ecco, mi viene da pensare che è in ogni scritto che ci ha lasciato che si palesa ciò che è stata in definitiva la sua vita, cioè il profondo impegno a voler “vedere al di là” di ciò che abbiamo sotto gli occhi, a usare il pensiero critico, le nostre risorse, darci e dare la possibilità di cambiare.

Punti fermi, come le “cose da non fare mai” che hanno contraddistinto la sua vita, per le quali ha lottato usando appunto le sue risorse (le parole, la fantasia, la capacità di intrattenere un pubblico, la sua facilità di mettersi nei panni dei bambini, le sue capacità pedagogiche ed educative…) che non lo hanno sempre messo in una posizione comoda, e anzi gli hanno causato non poche critiche soprattutto da parte del mondo cattolico. Non pochi infatti i parroci che bruciarono pubblicamente i suoi libri (il Vaticano a quei tempi lo definì “un ex-seminarista cristiano diventato diabolico”, visti i suoi trascorsi iniziali di militanza nell’Azione Cattolica, e subì le conseguenze della cosiddetta “Scomunica dei comunisti”, decretata dal Sant’Uffizio a causa del suo “peccato grave” di essere iscritto al Partito Comunista e aver partecipato alla Resistenza lombarda), particolarmente apprezzati e diffusi invece nelle scuole dell’Unione Sovietica e che promuovevano una scuola antifascista e laica.

Punti fermi che hanno contraddistinto tutta la sua opera, così ricca, da cui ancora oggi possiamo attingere, che ci fa scoprire cose e visioni sempre nuove.
Un cantastorie, come lo hanno definito in molti, che in molte occasioni si è cercato di far tacere, ma la cui vita e opera hanno profondamente cambiato la letteratura per ragazzi e sviluppato concetti pedagogici importanti.
E tutto con una semplicità, un’umiltà, una cura, che non possono passare inosservati e su cui ancora oggi sarebbe necessario soffermarsi. Basta guardare alcuni video in rete per rendersene conto, ma soprattutto leggere, da bambini e da adulti, le sue superbe parole.

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