Un breve schema de “Il mondo dei lumi a venire” uno dei due saggi contenuti in “Stati Canaglia” testo del 2003 del filosofo francese Jacques Derrida.
Come altri dei nostri schemi esso serve solamente come aiuto alla memorizzazione per chi ha già letto il libro oppure per vedere in breve alcuni temi trattati nell’opera per chi volesse acquistare il libro
Il testo comincia con un omaggio a Janicaud: “cogliere l’incalcolabile nel regno del calcolo” – la finitezza fa parte della vita<
1. Teologia e architettonica: la neutralizzazione dell’evento
Ipotesi (ciò che sta sotto): “bisogna salvare l’onore della ragione”
La ragione (logos o ratio) appartiene all’occidente?
L’onore è ragionevole o razionale?
Se la ragione è sistemica ed architettonica allora a minacciarla non sono solo le antinomie ma anche le ragioni plurali. La fine dell’architettonica ci propone il compito di una nuova genealogia del mondo.
Salvare l’onore perchè la ragione è perduta. Sembra poter decidere solo come perdersi: con un incagliamento accidentale o con un incagliamento intenzionale. Quindi forse non è in gioco la salvezza (salut) ma il saluto (salut) alla ragione.
Forse è la ragione ad autoimmunizzarsi.
1) autoimmunizzazione della ragione
Seguendo il testo della Crisi di Husserl (conferenza di Vienna del 1935) Derrida focalizza l’autoimmunizzarsi della ragione. Husserl parte dall’idea di una crisi, della ragione e dell’Europa, vedendo la questione in ottica medica (salute / malattia) . Malattia della ragione. La malattia prodotta necessariamente è l’obiettivismo. (D. chiede anche di ricordarci della differenza di Husserl tra la filosofia storica (le filosofie succedutesi nel tempo) e la filosofia come compito infinito incondizionato di ricerca della verità)
2) Irrazionalismo
Questo irrazionalismo obiettivista è criticato da Husserl. Scrive D. “questo irrazionalismo assomiglia anche alle ragioni plurali” che finiscono per distruggere (autoimmunizzare) la teleologia della ragione, il compito incondizionato della filosofia. Dove una teleologia (ma anche un paradigma) ordina, viene neutralizzato l’evento.
Husserl non vuole però passare per un vecchio razionalista, semmai come un rivoluzionario. Non essere dei “vecchi razionalisti” (l’Hegel dell’Aufklarung) non vuol dire però gettare la ragione tra le ortiche. Husserl parla a tal proposito di “riabilitazione della ragione”.
3) Superare la crisi
La doppia critica di Husserl chiama in causa e un certo irrazionalismo e un certo razionalismo. Questo scacco può essere superato solo, per Husserl, con un eroismo della ragione (che non è, sottolinea D. un salvare l’onore, ma qualcosa di molto simile). Questo eroismo è, sempre per Husserl, razionale. Questo dipende dal fatto che per Husserl (come per Kant) la ragione teorica è fondamentalmente pratica, metafisica della volontà libera, direbbe qualcuno
4) Rigore/esattezza
Husserl distingue di frequente il rigore e l’esattezza. Rigore è qualcosa che seppur non calcolabile è indubitabile. La filosofia può essere rigorosa (l’esattezza invece sembra non piacere nè ad Husserl nè a Derrida). Derrida dà spazio anche all’incalcolabile facendo l’esempio della dignità in Kant.
Come articolare questa incalcolabilità all’inevitabile calcolo del diritto è una delle questioni che ci attende.
5) Incondizionalità
Ne fanno uso si K. che H. Da una parte essa resta il fondamento della ragiore pura. Dall’altra salda la ragione pratica alla teorica (che resta subordinata)
Oltre Kant ed Hegel: col massimo rispetto Derrida s congeda da K. ed H. Il filosofo francese segnala infatti come entrambi i filosofi nel trattare l’incondizionalità incondizionata della ragione restino all’interno di una teleologia. Derrida cerca un altra ragione che sappia aprirsi all’evento e a chi viene.
Leggendo la Repubblica di Platone nel luogo in cui il filosofo greco pone la questione del conoscere come potere, del potere del sapere (l’Idea del Bene, D. rintraccia 4 punti:
- La linea della conoscenza
- L’Idea del bene è un principio an-ipotetico
- E’ anche politica, somma maestà e potenza e, in fondo, un razionalismo di stato
- L’Europa è logocentrica. Anche in Cartesio una ragione paragonata al sole
Vi è una indissociabilità irrinunciabile tra l’incondizionalità e la sovranità. Ma forse vanno separate e bisogna decostruire una in nome dell’altra. L’incondizionalità è legata all’evento.
Il finto evento e la finta invenzione tecnico-scientifica.
“L’incondizionalità dell’incalcolabile dà da pensare l’evento”. Forse si cambierà il nome di incondizionalità (anhypotheton).
Alcune figure dell’ospitalità incondizionale (impossibile): ospitalità incondizionale, dono e perdono. Tutte queste figure eccedono il calcolo ed il diritto.
– giustizia e diritto sono eterogenee ma anche indissociabili.
Il ragionevole: La ragione transita tra questi due poli (sovranità e incondizionalità). E’ una transizione senza garanzia e che rischia l’autoimmunitario.
I limiti tra animali e uomini
L’autoimmunitario nel constativo e nel performativo.
Bisognerebbe pensare un iperetica e un iperpolitica in cui la libertà non è più il potere di un soggetto. Si apre lo spazio razionale ad una fede ipercritica, “attesa senza orizzonte di una messianicità senza messianismo”.
Durante questa fase di (oscura) mondializzazione la guerra, il nemico, la guerra mondiale e il terrorismo perdono di pertinenza. Si potrebbe entrare in un “senza mondo” in cui uno porta l’altro, “il mondo se ne va, il mondo scompare, devo portarti, laddove non ci sia più mondo, non ci sia ancora il mondo, laddove il mondo si allontani, sperduto in lontananza, ancora a venire”.
Gli stati egemoni (con gli USA come capofila) razionalizzano, forse inconsapevolmente, e pongono gli stati canaglia. La psicoanalisi ci insegna a diffidare delle razionalizzazioni.
Sarebbe tuttavia poco ragionevole opporsi frontalmente alla sovranità perchè la sua fine porterebbe con sè i principi classici di libertà ed autodeterminazione.
La responsabilità è decidere tra due opposti entrambi ragionevoli senza basarsi su una regola.
Razionale/ragionevole, giusto/giustizia