La rivoluzione di febbraio e il governo provvisorio
Salutata positivamente dai liberali europei, la rivoluzione del febbraio 1917 rovesciò la monarchia e lo zar. Una sollevazione popolare degli operai di Pietrogrado coincise con la serrata delle fabbriche metallurgiche e divenne sciopero generale con dure rimostranze popolari. I militari, compresi i cosacchi, si rifiutarono di disperdere la folla e fraternizzarono coi dimostranti. Dopo quattro giorni di caos le truppe si ammutinarono, lo zar abdicò e si insediò un governo liberale. Quattro giorni di rivolta spontanea non organizzata posero fine all’impero russo.
Il governo provvisorio, guidato dal principe L’vov, era appoggiato dai cadetti, dai menscevichi e dai socialisti rivoluzionari (composti da correnti molto eterogenee) guidati da Kerenskij. Solo i bolscevichi non parteciparono al governo provvisorio. Gran parte del potere era gestito dai numerosi soviet che prendevano spesso decisioni opposte a quelle del governo.
Il governo provvisorio perseguiva una linea politica democratica simile a quella dei socialdemocratici in Europa. Non era in discussione l’appoggio alle potenze dell’Intesa in questa fase cruciale della prima guerra mondiale
Il ritorno di Lenin
Rientrato in patria dopo un avventuroso viaggio nell’Europa in guerra il leader bolscevico diffuse un programma in dieci punti, le tesi di aprile, in cui contrastava la linea del governo (ed anche l’ortodossia marxista) sostenendo la non necessità del passaggio attraverso una fase democratica e liberale. Le sue richieste erano radicali: pace immediata, potere ai consigli operai e redistribuzione delle terre.
Nel luglio del 1917 (giugno nel calendario russo) si ebbe il primo caso d’insurrezione a Pietrogrado; quando il governo provvisorio inviò alcuni reparti al fronte i militari-contadini non risposero agli ordini. Le richieste dei soviet erano: terra, pane per tutti, aumenti salariali, fine della guerra. Il governo provvisorio riuscì a sedare la rivolta;
L’vov si dimise ed al suo posto fu eletto Kerenskij. Il leader socialrivoluzionario era però screditato dall’insuccesso dell’iniziativa militare in Galizia (che fu, in pratica, l’ultimo sostegno militare dato dalla Russia alla Francia e all’Inghilterra). In molti vedevano nel generale Kornilov l’uomo forte in grado di gestire la difficile situazione del governo. Quando quest’ultimo lanciò il suo ultimatum al governo, chiedendo il passaggio dei poteri allo stato militare, Kereskij reagì con forza distribuendo armi ai cittadini di Pietrogrado e Mosca e avvalendosi anche dell’appoggio dei bolscevichi; riuscì a sventare il colpo di stato. I bolscevichi uscirono molto rafforzati dalla vicenda