L’ottocento – Bismark e l’unità germanica

A metà ‘800 i tedeschi vivevano in 39 stati riuniti nella Lega tedesca presieduta dall’Austria con importanza sempre maggiore della Prussia. Nel 1849 nel parlamento di Francoforte (assemblea federale tedesca eletta a suffragio universale) c’è un importante scontro incentrato sui confini dello Stato tedesco. Secondo alcuni essi dovevano includere tutti i territori in cui vivevano popolazioni di origine tedesca (la “grande Germania”, Großdeutschland), secondo altri, invece, andavano esclusi territori e popolazioni appartenenti all’Impero austriaco (la “piccola Germania”, Kleindeutschland). Prevalse l’idea della piccola Germania, ma la prospettiva, in un primo momento, fallì.

In Prussia il senato era dominato dagli junker, i proprietari terrieri. L’idea unitaria era incentivata da due movimenti notevolmente differenti. Uno, tipicamente borghese, faceva del liberoscambismo e della libertà i cardini dell’unificazione politica. A questo movimento si oppose il progetto militaristico della monarchia del futuro re Guglielmo I.

Otto von Bismarck
Al centro, il “cancelliere di ferro”, Otto von Bismarck.

Lo scontro tra re e parlamento verteva sulla riforma militare. Da chi doveva dipendere l’esercito, dal parlamento o dal re? Divenne uno scontro tra stato militare e stato di diritto. Le posizioni liberali e democratiche furono rappresentate in parlamento dal Fortschrittpartei largamente maggioritario alla Camera dal 1862 al 1866. Nel 1862 lo scontro tra questi due blocchi si risolse con la nomina a cancelliere di Otto von Bismarck esponente del conservatorismo junker e aristocratico; la questione fu risolta dunque in senso antiparlamentare.

Bismarck appartiene alla ricca nobiltà terriera, classe sociale che difenderà lungo tutta la sua vita politica. E’ un reazionario, ossia un politico favorevole al ripristino di un assetto sociale e politico (l’Anciene Regime) storicamente superato. In ciò egli si oppone tanto ai liberali quanto ai comunisti. Relativamente alla primavera dei popoli, la rivoluzione del 1848, la sua idea è, naturalmente, opposta a quella dei rivoluzionari, come Marx. Tuttavia, anch’egli è persuaso – seppur per ragioni opposte a quelle del filosofo tedesco – che la Germania debba essere unificata per tornare ad avere un peso politico in Europa. La sua idea è quella di costruire questa unità come dominio della Prussia. Questo progetto politico riuscirà pienamente.

Bismarck divenne deputato della destra del Landstag nel 1848 (33 anni) e già dall’anno prima prese la guida della corrente antiliberale.

Nell’Ottocento la rivoluzione industriale si è estesa anche alla Germania. Il progresso economico e la guida di Bismarck, che viene nominato capo del governo (cancelliere) nel 1861, porteranno la Prussia ad una impressionante serie di vittorie militari. Bismarck guida la Prussia in modo forte e autoritario – caratteristiche che gli varranno l’appellativo di “cancelliere di ferro” – e in breve tempo riorganizza l’esercito rendendolo il più importante d’Europa. Furono le guerre a consegnare definitivamente lo Stato al cancelliere di ferro.

Nell’ottica di ricostituire l’unità della nazione, la Prussia sconfigge prima la Danimarca nel 1864 (alleandosi con l’Austria), da cui ottiene il ducato dello Schleswig, e poi la stessa Austria nel 1866. A seguito della sconfitta l’Austria viene estromessa dalla Confederazione tedesca (che diviene di 22 stati) che viene guidata in modo sempre più deciso dalla sola Prussia.

Tra il 1866 e il 1871 si rafforzò il motivo dell’unità germanica. I liberali passarono dal 70 al 49% alla camera. La mobilitazione patriottica venne sfruttata dal cancelliere per rivendicare il possesso dell’Alsazia e della Lorena regioni francesi a popolamento tedesco.

La Francia viene sconfitta nella decisiva battaglia di Sedan nel 1870. La Prussia ottiene due importanti territori, l’Alsazia e la Lorena. L’anno successivo, il 1871, si realizza l’unità germanica. Il re di Prussia, Guglielmo I, viene nominato Kaiser (imperatore, da “Cesare” di romana memoria) della Germania. E’ il secondo impero germanico (Secondo Reich), dopo quello di Carlo Magno. Il Secondo impero ebbe un’impronta decisamente monarchica e autoritaria, con tendenze antiparlamentari e antidemocratiche. Fondato sul predominio dell’aristocrazia terriera, esso solidificò un’unione politica costruita sulla potenza economica e militare.

Nella vittoriosa battaglia di Sedan del 1870 la Prussia riesce a catturare l’imperatore francese, Napoleone III. L’assenza dell’imperatore causa una grande incertezza politica in Francia di cui approfittano i movimenti socialisti. Nel 1871 a Parigi viene proclamata la Comune, il primo governo socialista d’Europa. La Comune, pur durando poco più di due mesi, abolì l’esercito permanente sostituendolo con un esercito composto da tutti i cittadini, rese laica e gratuita l’istruzione e stabilì che lo stipendio dei membri del governo dovesse essere uguale a quello degli operai.

Venne repressa nel sangue. I comunardi, coloro che avevano sostenuto la Comune, vennero cercati casa per casa e fucilati. Morirono a causa della repressione più di 20.000 persone.

Nel 1882 Bismarck, preoccupato della voglia di riscatto francese, stipula un patto con Austria e Italia, noto come Triplice Alleanza. La Francia risponde nel 1894 firmando un patto militare con la Russia a cui aderì, nel 1907, anche l’Inghilterra. Tale patto è detto Triplice Intesa.

Nel 1890 Bismarck entra in conflitto con il nuovo imperatore tedesco, Guglielmo II e viene congedato dal governo. Il nuovo imperatore annuncia una politica di espansione militare che preoccupa le altre potenze occidentali. Le innovazioni della rivoluzione industriale e il nuovo modo di produzione vengono impiegati per la crescita dell’arsenale bellico. E’ un periodo noto come “corsa agli armamenti”.

L’Unità germanica: una rivoluzione borghese

Nonostante alcune peculiarità storiche, politiche e geografiche, l’unità germanica può essere considerata una rivoluzione borghese. Essa è pienamente inserita nel contesto della rivoluzione industriale. Dal 1825 al 1875 la società tedesca divenne, infatti, da agricola a industriale. L’unificazione tedesca fu in primo luogo economica (abbattimento delle barriere doganali). Il miglioramento delle condizioni di vita contribuì ad una notevole crescita demografica (dal ’41 al ’71 gli abitanti aumentarono di 10 milioni).

Il periodo dal 1851 al 1857, in particolare, viene ricordato come una fase di “boom economico”. Si svilupparono le banche miste, le società per azioni e il sistema dei trasporti.

Renania e Westfalia si specializzarono nella produzione di ferro (il famoso bacino della Ruhr) e vennero impostati dei proficui scambi commerciali con l’Inghilterra. Lo sviluppo economico si fondò sulla piccola industria, sull’agricoltura e sull’artigianato. Fondamentale rimase il ruolo degli junke, aristocratici e proprietari terrieri che divennero imprenditori. Essi poterono contare sugli ingenti capitali derivanti dal riscatto della servitù. Pur essendo solo l’1,5% della popolazione, essi possedevano più del 50% delle terre (il 60% dei proprietari possedeva solo il 5% delle terre).

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