Le metamorfosi del denaro e la moneta “virtuale”

carta di credito

La storia del denaro è davvero particolare. Impossibile elencare nemmeno approssimativamente la quantità di materiali, forme e nomi utilizzati nel corso dei secoli per monete e banconote. E certamente un secolo fa in pochi avrebbero scommesso sulle evoluzioni radicali che ha subito il denaro negli ultimi sessant’anni.

Oggi paghiamo correntemente con denaro virtuale, cosa senza dubbio non facile da prevedere. Questa storia della smaterializzazione del denaro ha scandito silenziosa la nostra vita degli ultimi trent’anni. Ne ricordo varie fasi, anche divertenti.

Gli impacci dei miei con i primi bonifici, la mia impasse di fronte al primo acquisto online…Sembrava effettivamente di lanciare i propri soldi dalla finestra. E se fosse una truffa? – mi domandavo. Dubbi ed imbarazzi più che legittimi.

Ricordo anche di come il mito della carta di credito ha attraversato gli anni ’90. L’apertura di un conto corrente diveniva operazione comune ed i primi “pionieri” già facevano sfoggio da anni di queste tesserine luccicanti.

Era una specie di mito il portafoglio che una volta aperto si allungava lasciando penzolare una lunga sfilza di carte di credito. Simbolo della ricchezza nella mia adolescenza così come molti altri ne avevano avuti le generazioni precedenti. Io ero ragazzino, e mentre gli adulti giocavano a collezionare carte di credito, io collezionavo tessere telefoniche (innovative in fondo anch’esse rispetto ai gettoni, anche se dalla storia molto meno fortunata).

Il possesso di molte tesserine colorate era, ovviamente, un simbolo di ricchezza insensato. Tant’è che oggi nessuno sfoggia più un gran numero di carte di credito, semplicemente perchè averne tante non significa alcunchè.

Il denaro ha certo incorporato in sé un significato non materiale. Qualcosa i soldi significano, qualcosa essi rappresentano ché un pezzo di carta non potrebbe avere altrimenti il valore che oggi effettivamente sembra possedere.

I primi denari nascono quindi probabilmente da un processo di materializzazione di un valore “altro”. Per quanto era chiaro già più di un secolo fa che il valore del denaro non fosse nella sua realtà materiale, ma in cosa essa rappresenta, resta il fatto che prevederne la smaterializzazione non era sicuramente facile, né si è trattato di un processo necessario in questa entità. In fondo però l’inconsistenza materiale del denaro ne chiarisce l’essenza.

Questa de-materializzazione da una parte ci spiega come il denaro in sé non conti molto, dall’altra però aggiunge un altro stadio alla sua storia, una nuova fase, si potrebbe dire. Siamo un passo più lontani rispetto alla sua origine. Non vorrei che abbacinati da tutte queste metamorfosi perdessimo di vista la cosa in fin dei conti più rilevante: il senso del denaro. Alla fine qualcosa vorranno pur dire quei numeretti nell’estratto conto.

Cosa?

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