Bird lives: Charlie Parker e il jazz

Charlie Parker nasce a Kansas City nell’agosto del 1920. Sono in molti a pensare che questo musicista americano sia il padre del bebop, uno stile particolare nell’ambito della musica jazz caratterizzato da una grande componente ritmica. Charlie Parker è stato un sassofonista, un virtuoso del proprio strumento, sia dal punto di vista compositivo che tecnico. La sua creatività lo ha reso celebre nel mondo della musica, e un punto di riferimento anche per le generazioni successive, anche se come spesso accade nel mondo delle arti, la sua è una vita profondamente segnata da esperienze tormentate. Suo padre è anche lui un artista di vaudeville che però non sembra essere stato molto presente per Charlie, tanto da abbandonare ben presto la famiglia.

Charlie Parker, Tommy Potter, Miles Davis, Duke_Jordan e Max_Roach nel 1947.
Charlie Parker, Tommy Potter, Miles Davis, Duke_Jordan e Max_Roach nel 1947.

Non possediamo moltissime notizie biografiche su Parker anche se sappiamo che si avvicina alla musica sin da bambino. Il musicista comincia piuttosto subito a suonare nella banda della scuola, arrivando, nel corso degli anni a esercitarsi per ben quindici ore al giorno. Un anno particolarmente importante per gli sviluppi della sua carriera è il 1937 quando debutta con le orchestre di Lawrence Key, Jay McShann, e Harlan Leonard. Suona quindi a New York nel 1941 manifestando da subito una grande identità stilistica, soprattutto nell’arte dell’improvvisazione. Non a caso il suo stile, combinando aspetti melodici, armonici, e ritmici diventerà punto di partenza per l’elaborazione del linguaggio del bebop che vede in Parker uno dei suoi esponenti principali. Proprio negli anni Quaranta, Charlie è attivo in molte formazioni importanti, e due delle sue incisioni più famose sono le splendide Now’s the time e Ko Ko.

Come Parker sia giunto a elaborare una sperimentazione così di impatto è un fatto istintivo, non meditato, e lui stesso ha più volte raccontato nel corso della sua vita di aver dato vita al bebop in maniera casuale mentre suonava il brano Cherokee di Ray Noble. Appunto, la noia legata all’esecuzione continua del brano lo porta a sperimentare, improvvisare, modificare la struttura del brano generando nuove composizioni a partire dall’armonia di partenza. Questo accadimento rappresenta una svolta fondamentale per la ricerca musicale dell’artista e anche un segno di forte rinnovamento e rinascita.

La sua carriera è in ascesa continua, Charlie Parker incide per la Dial Recors e Verve Records con le personalità più importanti del tempo. Eppure, Charlie Parker, come molti artisti del periodo, è vittima dei propri demoni interiori, pagando il prezzo dell’abuso di droghe e di uno stile di vita particolare. Si dice che spesso Parker non si presentasse alle esibizioni e che addirittura cercasse di procurarsi della droga mendicando. L’arte nasce spesso da un grande disagio interiore, e sembra rappresentare un linguaggio che esprime e manifesta, racconta la storia delle sue voci principali. Charlie Parker muore a soli 35 anni nel 1955.

Parker rimane una personalità importantissima per gli sviluppi del jazz. La sua fantasia e capacità creativa, la sua capacità di superarsi continuamente, dando vita a composizioni dinamiche, ritmiche, assoli veloci e brillanti con il sassofono contralto sono il tratto distintivo di Charlie. Quanto al soprannome “bird” o “yardbird” che letteralmente significa pollo, sappiamo che deriva probabilmente e semplicemente dall’amore del musicista per il pollo fritto. Secondo un’altra versione invece questo nome risale a un episodio che riguarda la vita del musicista. Mentre è in campagna con gli altri membri della band, investe un pollo o un pulcino, e Parker sprona gli altri a fermarsi in quanto ha investito uno “yardbird”. Sembra che la sera in albergo, il pollo malcapitato diventa però una succulenta cena per tutti.

Inoltre, alla fine degli anni Quaranta, a New York, e più precisamente a Broadway apre un locale che viene chiamato, appunto, “Birdland” in onore del musicista. In questo luogo di ritrovo per gli appassionati del jazz, lo stesso Charlie Parker ha suonato più volte.

Quanto alla scritta “Bird lives”, si tratta di un graffito che compare su diversi muri di Harlem poco dopo la sua scomparsa diventando un forte simbolo per ricordare il musicista e manifestarne l’importanza. L’ideazione dell’espressione si deve probabilmente al poeta Ted Joans.

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