Ai Weiwei e l’installazione a Berlino in onore dei migranti

L’artista cinese Ai Weiwei riapre la discussione sui diritti umani con un’installazione ‘politica’ nel cuore dell’Europa. Inaugurata il 13 febbraio scorso l’opera è realizzata sulla facciata del Konzerthaus di Berlino, la sala per concerti situata al centro della Gendarmenmarkt. 14.000 giubbotti di salvataggio sono disposti lungo le colonne ioniche che affacciano sulla grande piazza.

Ai Weiwei - giubbotti berlino

Il Konzerthaus è un esempio di architettura neoclassica che rimanda stilisticamente al modello architettonico del tempio greco. Venne gravemente danneggiato a causa dei bombardamenti nel corso della seconda guerra mondiale per poi essere successivamente restaurato e tornare di nuovo fruibile al pubblico.
Il Konzerthaus e la Gendarmenmarkt sono in questi giorni protagonisti dell’arte contemporanea che riesce a rapportarsi al presente con una forza chiara e straziante al tempo stesso.
I giubbotti utilizzati dall’artista cinese sono realmente quelli indossati dai migranti per attraversare il mediterraneo; vengono prodotti in Turchia con materiale scadente ad un costo basso per poi essere venduti ai migranti prima di imbarcarsi verso l’Europa ad un prezzo molto più alto.
Ai Weiwei dall’inizio del 2016 ha trascorso molto tempo sull’isola di Lesbo vedendo con i suoi stessi occhi la tragedia di migliaia di persone che scappano dalla guerra.
A fine gennaio si è fatto fotografare nella stessa posizione in cui è stato trovato Aylan Kurdy, il bambino siriano trovato morto nel settembre del 2015 sulla spiaggia di Budrum in Turchia. Lo “scatto” è stato fonte di notevoli polemiche ma appare chiaro che il senso di queste opere è quello di voler suscitare una riflessione su un tema che sta coinvolgendo tutti e sul quale non si può chiudere gli occhi.

Ai Weiwei - Aylan Kurdy

Lo stesso Ai Weiwei ha dichiarato di aver sentito l’esigenza di capire e vedere più a fondo il significato di quello che sta accadendo perchè, nonostante quello della migrazione sia un argomento all’ordine del giorno, la politica e la cultura non riescono a rispondere in modo adeguato a quello che sta succedendo negli ultimi mesi.

I giubbotti arancioni che abbracciano le altissime colonne del centro di Berlino sono un atto simbolico tanto più che l’installazione viene realizzata in concomitanza del festival “Cinema for peace”, dedicato al cinema che si occupa di tematiche sociali e umanitarie.

Ai Weiwei, nato a Pechino nel 1957 e figlio del poeta Ai Quin, ha studiato cinema, design e architettura. E’ conosciuto il tutto il mondo per la sua attività in campo dei diritti umani e politici ed è diventato un simbolo quando nel 2011 viene arrestato in Cina per aver denunciato la responsabilità dello Stato nella tragedia del terremoto a Sichuan.
Da quel momento ha lottato duramente per la libertà di espressione senza arrendersi mai di fronte alle ingiustizie del nostro tempo.

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