Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio: le lezioni che Italo Calvino avrebbe dovuto tenere all’Università di Harvard per l’anno accademico 1985/86 e che non vennero mai tenute a causa della sua morte, avvenuta nel settembre del 1985.
Un titolo che riprende il modo con cui Pietro Citati, in stretto contatto con l’autore durante l’ultimo periodo della sua vita, indicava il ciclo di incontri che egli avrebbe dovuto tenere e per i quali Calvino stesso aveva scelto, in lingua inglese, Six Memos for the Next Millennium.
Le sei proposte di Calvino rappresentano l’attenta, puntuale e precisa analisi di un grande uomo e maestro dei nostri tempi sulla situazione e sulle prospettive della letteratura.
Sei lezioni per sei valori che egli riteneva, in ordine di importanza, alla base della letteratura e che secondo il suo parere meritavano di essere portati nel nuovo millennio: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità e – lezione rimasta incompiuta e che avrebbe dovuto affrontare l’importante elemento della coerenza, o consistenza, della letteratura – “consistency”.
Calvino: la figura dell’uomo e dell’intellettuale che vuol raccontare in modo lucido e chiaro la contemporaneità ma distaccandosi dalla visione e dalla forma comunemente utilizzate, adoperando una prosa limpida, concisa ed incisiva, essenziale e ironica.
Una doppia eredità quella che ci ha lasciato Calvino con le sue lezioni: un appunto prezioso per chi scrive e si interessa di letteratura ed anche un’opera essa stessa di grande valore letterario, che ancora oggi continua ad essere di estrema attualità.
Lezioni americane rappresenta l’ultimo lavoro di Calvino, pubblicato poi nel 1988, per il quale aveva attinto anche dai testi da lui redatti per il “Corriere della Sera” e per “la Repubblica”, e che quell’estate del 1985 aveva alternato con la traduzione di Le chant du styréne di Raymond Queneau, l’autore francese morto nel 1976 con il quale aveva avuto uno stretto rapporto come membro dell’OuLiPo, l’officina di letteratura potenziale di cui Queneau era stato il fondatore e per il quale Calvino aveva già tradotto I fiori blu e curato varie altre pubblicazioni in lingua italiana.
Consigli, quelli che Calvino ci ha lasciato con le sue Lezioni americane, arricchite di richiami a miti e a grandi esempi del passato, che tutti, intendendo scrivere (e non solo), faremmo bene a seguire.
Tentare, scrivere con determinazione e leggerezza, giocare con il ritmo, curare e cercare l’immediatezza, essere precisi nel linguaggio, avere un disegno su cui lavorare, permettere alla scrittura di far “vedere” e quindi dar modo di immaginare… E ancora tentare, non limitare la propria ricerca, ma continuare a cercare, con passione, decisione e coerenza.
Questi e molti altri i suggerimenti di un grande maestro del nostro tempo, che ci ha lasciato un grande repertorio di testi e che non si finisce mai di scoprire, del quale però sempre ci chiederemo con quali parole avrebbe espresso quella sua ultima, incompiuta sesta lezione, che secondo i suoi appunti si sarebbe rifatta a Bartleby lo scrivano di Melville, per puntualizzare come su tutto (e non soltanto per quanto riguarda la letteratura) la coerenza sia indispensabile.