Si inaugura domani, 6 giugno, la mostra di Francesca Candito “Negli occhi degli sconosciuti. Ispirata a Rosa Genoni” al Museo Valtellinese di Storia e Arte di Sondrio.
Il vernissage (dalle 18.00) vedrà un intervento del critico e storico dell’arte Luigi Marsiglia e di Alessandra Baruta, direttrice del museo.
Ho letto con molto interesse di questa mostra. Leggo sempre (non è vero, quasi sempre) con molto interesse i comunicati stampa che affollano la mail del nostro sito.
Ma in questo caso, diciamo, con più interesse del solito. Non conoscevo Rosa Genoni (1867 – 1954), figura in effetti “dimenticata” dal main stream culturale.
Scopro: è valtellinese, stilista importante in un panorama – la moda italiana del tempo – che appare fervente e creativo. Antifascista, artista, femminista… Ma soprattutto mi viene descritta come donna libera la cui “scelta radicale è stata per una vita differente, una vita piena, totalmente sua”.
E allora mi fido dell’intuito dell’artista che instaura un rapporto con questa donna dimenticata e lo propone a distanza di anni a noi spettatori. Di donne libere e di arte in effetti ne abbiamo bisogno, in questo giugno del 2018.
La mostra proseguirà fino al 29 giugno. L’ingresso è libero.
Le opere di Francesca si leggono sia come frammento lirico a se stante, sia come segmento di un discorso completo, di una trama più fitta che si realizza nell’insieme del racconto, quadro dopo quadro, immagine dopo immagine, in maniera spezzettata e al contempo esauriente e sintetica. Così gli innesti di figure dimensionate e di lettere intorno al buio, a quel panno scuro di quinta teatrale che giustifica e presuppone un mondo celato dietro alle maschere della quotidianità, rappresentano l’ulteriore tassello di una ricerca, particelle di realtà tratte dal nostro universo e inserite – collage mai decorativo né celebrativo in quanto sostanzialmente puro – in quest’altra dimensione dipinta e parallela. Lacerti di parole e pensieri alla deriva; trine e merletti fragili come tele di ragno; iconografie di libellule, di mosche o farfalle dal battito frusciante nel silenzio spettrale della notte.
(Luigi Marsiglia, critico e storico dell’arte)