Oggi come oggi è difficile porre a confronto due realtà editoriali come le case editrici Mondadori e Rizzoli, che se in passato sono state due realtà distinte che hanno fatto la storia dell’editoria italiana, oggi appartengono allo stesso gruppo editoriale.
Certo, la loro “natura”, le loro linee, le loro scelte sono state differenti nel tempo, ma oggi, seppur mantenendo comunque una certa diversità soprattutto per quanto riguarda il prodotto editoriale che propongono, vivono in pratica sotto lo stesso tetto e dunque non è più così semplice considerarle due entità separate, in quanto parte della stessa strategia editoriale vede appunto il Gruppo Mondadori intenzionato a consolidare sempre più la propria posizione di leadership nel mondo dell’editoria.
Mondadori, presente fin dal 1907 con libri di narrativa italiana e straniera, saggistica, poesia, testi classici, libri per ragazzi, cataloghi d’arte, testi scolastici e universitari, edizioni di pregio, un gran numero di magazine cartacei e digitali, e-book, ben seicento punti vendita sul territorio nazionale tra Megastore, Bookstore e Mondadori Point e, grazie al perfezionamento dell’acquisizione di Rizzoli Libri (quella che si chiamava RCS Libri, che ha consentito a Mondadori di acquisire molte case editrici, eccetto che Adelphi, oltre che fargli acquisire l’appellativo di “Mondazzoli”), anche a New York con la pubblicazione di libri illustrati e cataloghi d’arte in lingua inglese. Nel 2016 il Gruppo Mondadori ha acquisito anche Banzai Media Holding, garantendosi una notevole quantità di siti web tematici quali AlterVista, PianetaDonna, Giallo Zafferano, Studenti e Mypersonaltrainer, rafforzando quindi anche la propria offerta online nell’universo digitale.
Una modesta tipografia fondata nei primi anni del Novecento del secolo scorso a Ostiglia, un piccolo comune lombardo della provincia di Mantova, che ha all’attivo collane di grande successo quali i Gialli, Urania, i Meridiani, diventato oggi Gruppo Mondadori, controllato dal 1991 dal Gruppo Fininvest, che detiene oggi più di trenta case editrici e marchi editoriali e che in pratica concentra nelle sue mani buona parte del mercato dell’editoria italiana.
Per avere un’idea di quali siano le società e i marchi editoriali italiani e soprattutto le cosiddette aziende capogruppo quali appunto il Gruppo Mondadori, rimandiamo alla “Mappa dell’editoria” stilata quest’anno dall’AIE – Associazione Italiana Editori, che offre un quadro abbastanza chiaro della situazione attuale.
Mestiere di tipografo anche per Angelo Rizzoli, nato peraltro a pochi giorni di distanza da Arnoldo Mondadori, che fonderà la sua casa editrice nel 1927 e realizzerà collane di grande successo quali la Bur, che avvierà la pubblicazione di testi antichi e moderni a prezzi popolari.
Per quanto riguarda il catalogo Rizzoli, ricordiamo bestseller internazionali, la grande narrativa italiana, i classici, la saggistica divulgativa, la manualistica, il graphic novel, i libri d’arte e di fotografia. Due imprese editoriali, le loro, che si muoveranno entrambe già sotto il fascismo, sia con una produzione libraria sia per quanto riguarda i periodici, che affronteranno nel corso degli anni moltissime vicissitudini e andranno a costituire cataloghi molto ampi e differenziati, nei quali spiccheranno, in entrambi i casi, nomi tra i più noti del mondo letterario.
Una acquisizione, quella di Rizzoli da parte di Mondadori, che ha creato non pochi interrogativi e critiche, e non solo perché l’identità di una realtà editoriale storica è stata messa a dura prova, ma perché la concentrazione del mercato del libro nelle mani di pochi grandi gruppi determina per forza di cose cambiamenti sostanziali e può rappresentare una minaccia per la libertà di espressione, sia per quando riguarda gli autori sia per la sopravvivenza delle piccole librerie e di quelle piccole case editrici che pur non avendo spesso voce in capitolo in questioni prettamente di mercato, hanno invece, al contrario delle imprese editoriali più grandi e potenti, sempre avuto il coraggio di mettersi in gioco, di credere in autori lontani dal successo di massa e di buttarsi in sperimentazioni e avventure editoriali spesso poi di grande valore culturale.