Tra i molti artisti che si occupano di Arte Digitale NFT risulta molto interessante il lavoro dell’artista Refik Anadol che di recente ha esposto alla mostra intitolata LET’S GET DIGITAL! A Palazzo Strozzi di Firenze e che ha partecipato nel 2021 alla Biennale d’arte di Venezia.
Refik Anadol è nato nel 1985 ad Istanbul, in Turchia. Si occupa di Media Art svolgendo un’interessante ricerca sull’intelligenza artificiale (AI) in ambito artistico. In particolare il suo lavoro si concentra sulle possibilità estetiche dell’intelligenza artificiale proponendo un’immagine fondata sulla sintesi dei dati che riescono a creare veri e proprio spazi digitali, riuscendo a fondere insieme diverse discipline tra cui l’arte, la scienza e la tecnologia. Immergersi in questi spazi digitali significa fondamentalmente espandere la ricerca su un nuovo concetto di spazio – e quindi anche di tempo – che la nuova realtà virtuale ci pone di fronte come essere umani. E’ infatti l’intelligenza delle macchine a creare queste nuove immagini e sculture digitali ma il lavoro per arrivare a questa nuova estetica è per sua natura un processo collettivo di ricerca nella quale scienziati, ingegneri, analisti e architetti lavorano ai progetti nel laboratorio fondato dallo stesso artista, il Refik Anadol Studio e il Ras Lab presente a Los Angeles.
E’ lo stesso Refik Anadol a cercare di spiegare che cosa significa dipingere con i dati che diventano veri e propri pigmenti. L’artista infatti spiega che esiste una memoria invisibile e immagazzinata dalle macchine che nel tempo si sono “evolute”, simulando in un certo senso la mente umana. La quantità di dati che la società crea può essere resa visibile e tangibile grazie al lavoro di Anadol che crea un mondo immaginario partendo dal dato reale che la tecnologia ci fornisce. In “Virtual Depictions”(2015) Anadol crea una vera e propria scultura di dati per la città di San Francisco restituendo le connessioni della stessa città allo spettatore che guarda l’opera. L’artista parla di “conoscenze sensoriali” che diventano tangibili e visibili come effettivo risultato di un’azione umana che viene compiuta nel nostro tempo quasi costantemente e in modo simultaneo.
La raccolta dati viene svolta nei più diversi ambiti da quello naturale a quello scientifico, ma anche culturale o documentaristico. Ciò che sembra caratterizzare questa ricerca artistica è la possibilità di dare una forma all’opera che la renda anche occasione di conoscenza. Un altro elemento di questo processo di ricerca è basato sulla memoria, una caratteristica umana che si esprime anche quando sogniamo e riviviamo momenti che sembravano perduti. Creando un’esperienza immersiva con milioni di dati connessi tra loro grazie agli algoritmi, l’artista sembra voler riproporre la stessa esperienza da una prospettiva diversa. Ad esempio nell’opera “WDCH DREAMS” (2018) Anadol propone – proiettando sul palazzo della filarmonica di Los Angeles – la rielaborazione dell’archivio musicale della stessa e grazie all’intelligenza artificiale crea un “palazzo sognante” che rielabora i ricordi della propria storia.
Nel 2019 il Meet – Digital Cultur Center di Milano – commissiona ad Anadol un’opera emblematica per la storia dell’arte italiana dal titolo “Renaissance Dreams”. Nella sala del centro viene proiettata un’installazione della durata di 35 minuti. Per crearla l’artista ha utilizzato una grande mole di dati che fanno riferimento a quattro ambiti tematici: architettura, scultura, letteratura e pittura e che comprendono immagini prodotte in italia dal 1300 al 1600. Sempre grazie all’algoritmo il risultato di questa elaborazione è stato estremamente interessante per la creazione di un nuovo immaginario.
Refik Anadol è certamente uno degli artisti contemporanei più innovativi. Produce opere NFT che sono visibili sul suo sito internet e attualmente sta iniziando una collaborazione con Meta per la produzione e vendita di NFT su Instagram.