Non so cosa mi abbia spinto e seguire la @storia di cesare sui social qualche mese fa. Forse l’accento veneto che mi ricordava le vacanze estive dell’infanzia o forse la semplice curiosità di vedere come si sarebbero evolute le cose. In un commento ad un post di Valentina Mastroianni, la mamma di Cesare (bambino che ha perso l’uso della vista a causa di una malattia rara – la neurofibromatosi– ) qualcuno una volta scrisse che tendenzialmente non seguiva storie “difficili” sui social, proprio perché utilizzava questo mezzo per svagarsi, divertirsi e non pensare a niente. Un po’ mi ritrovai con quella affermazione e riflettei sul fatto che in alcuni casi ci “s’intrufola” nel dolore degli altri anche per non pensare al proprio. Sappiamo che esiste una morbosità nel guardare la vita degli altri, il dolore come anche le gioie. I social non differiscono molto dalla tv da questo punto di vista.
Dopo mesi però in cui seguivo i progressi di Cesare – bambino dolcissimo e intelligentissimo – capivo che oltre alla forza del bambino ero attratta dalla forza della famiglia Zambon e in particolare da Valentina. Ero sorpresa dalla sua grande vitalità in una situazione complessa. Condividevo il suo modo di pensare alla disabilità, affrontando giorno dopo giorno ciò che succedeva, senza disperazione. Quando ho visto che aveva scritto un libro “La storia di Cesare. Scegliere a occhi chiusi la felicità” ho fatto un salto di gioia, la copertina del libro mi è sembrata stupenda, non vedevo l’ora di comprare il libro per leggere nero su bianco la storia di quel biondino che vedevo sui social e che sapevo essere ovviamente non solo la sua storia ma quelli di tanti altri.
I capitoli si susseguono veloci e tra una riga e l’altra è impossibile che le lacrime non bagnino il volto.
E’ importante saper comunicare la propria storia e non tutti ci riescono ovviamente ma questa dote permette di capire e sentire cosa l’altro ha provato in momenti cruciali della propria vita. Con parole semplici e senza tanti giri di parole ecco che Valentina Mastroianni racconta i momenti e le tappe della sua storia personale e quella di suo figlio. Uno tsunami invade le loro vite e da quel momento non è possibile tornare indietro ma andare avanti sì, con una visuale diversa forse ma che obbliga ad andare in profondità e non rimanere in superficie.
Possiamo comprendere una cosa che non abbiamo vissuto personalmente? Possiamo sentire cosa prova una persona di fronte ad un dolore che non dipende da niente e da nessuno ma è un processo casuale? Valentina preferisce pensare che non esiste il caso. O meglio, sembra pensare che anche nel caso sfortunato di una malattia rara le cose debbano essere affrontate con tenacia e che le situazioni difficili della vita possano farci cambiare in modo positivo, senza incattivirci. Piccole e grandi battaglie che si vincono sul campo. Una questione anche mentale, di resistenza che significa fondamentalmente non perdere la speranza. Nel libro Valentina racconta lo svelamento del processo di comprensione di quello che stava succedendo con la malattia di suo figlio.
Una comprensione che significava però aprire gli occhi anche sulle immense qualità del suo bambino che con tutte le difficoltà del caso stava crescendo rapidamente e si adattava ad una realtà completamente nuova.
Valentina inoltre parla anche della sua famiglia di origine e lo fa con generosità. Dimostra come sia riuscita nel tempo a rifiutare un passato che non l’aveva vista da bambina e giovane donna per poi costruire la sua famiglia grazie all’amore nato con Federico. Forse – come dice lei nel libro – quando hai vissuto del dolore nell’infanzia sei preparato anche a quello che può succedere dopo. Per alcuni – l’ennesimo dolore – potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso. Per altri un nuovo ostacolo da superare per crescere anche come persone. Ognuno reagisce nel modo che può e con gli strumenti che ha.
Sicuramente grazie a questo libro Valentina riesce a infondere speranza anche agli altri. Riesce con estrema onestà ad andare oltre al mezzo social per arrivare con le parole a raccontare i sentimenti, le crisi e le risalite di fronte ad una diagnosi difficile da accettare. Il libro a nostro parere può essere davvero apprezzato da tutti perché quando c’è “tanta roba” ovvero amore, impegno, pazienza e tenacia la storia di un bambino diventa la storia di tutti.