“L’inferno” di Rodin

Tra tutti i capolavori del Museo d’Orsay di Parigi non passa di certo inosservata la “Porta Dell’Inferno” (685 X 400 X 100) di Auguste Rodin, recentemente posizionata dal lato opposto dell’entrata e restaurata per questa occasione. E’ una copia in gesso che si trova nel museo dal 1986 mentre l’opera definitiva, in bronzo, è attualmente situata presso il Museo Rodin di Parigi.

Un’opera sicuramente complessa per il suo autore, che gli viene commissionata dallo Stato per il Musée Des Arts Décoratifs che doveva sorgere proprio dove ora c’è la stazione che divenne l’attuale sede del Musèe d’Orsay.

Rodin si dedica all’opera per ben trent’anni, a partire dal 1880, anno in cui inizia il suo progetto. L’artista non riesce però a vedere conclusa la sua opera che sarà fusa alla fine degli anni venti del Novecento.

L’inferno è quello della prima cantica della Commedia di Dante Alighieri, ma per la realizzazione lo scultore si ispira anche ad un altro artista per la sua monumentale opera, ovvero Michelangelo, cercando di fondere insieme l’arte del racconto del poeta e la geniale espressività della scultura del genio toscano.

Questa operazione riesce anche grazie al fatto che Rodin aveva compiuto, verso il 1876, un viaggio in Italia in cui ebbe modo di studiare a fondo le opere di Michelangelo ma più in generale della scultura rinascimentale, compreso Ghiberti che è certamente un altro autore al quale Rodin si ispira per pensare al progetto di una porta monumentale.

Se in un primo momento infatti lo scultore francese lavora dividendo in formelle il racconto, proprio come Ghiberti fece nella celebre Porta del paradiso per il battistero di Firenze, successivamente si separa da questa impostazione per trovare una diversa dimensione dalla quale emergono i personaggi scultorei da un unico fondale non suddiviso.

Ma quali sono i gruppi di sculture che decide di rappresentare? E’ certamente rilevante la figura che Rodin decide di mettere in posizione centrale all’interno della porta, il cosiddetto “Pensatore”. La scultura, che ritrae un uomo nell’intento di pensare e così posizionata sembra guardare dall’alto tutta la scena sottostante. Al di sopra del pensatore, sulla cornice, un altro gruppo scultoreo viene inserito creando un certo “movimento”: è il gruppo delle “Tre ombre”, nel quale Rodin cita Sansovino nella porta del Ghiberti. Questa scultura sembra anticipare le nuove ricerche sulla nuova dimensione spaziale che si apriranno con le Avanguardie nel Novecento.

Tra le citazioni dantesche abbiamo il Conte Ugolino, Paolo e Francesca nel gruppo sul battente di sinistra posizionata al centro. Di Paolo e Francesca è la celebre statua anche denominata “Il bacio”, attualmente esposta al Museo Rodin e nel quale alcuni hanno visto nel ruolo della donna l’amante e scultrice Camille Claudel. Un altro gruppo scultoreo, che richiama una poesia di Baudelaire“Je suis belle” (sono bella) – è riprodotto sul pilone a destra della porta. I versi del poeta francese si riferiscono al confronto tra la bellezza femminile e la materia, come una scultura di pietra che non può essere corrosa dal tempo.

Molto interessante in questa lunga elaborazione artistica il fatto che Rodin prenda le singole figure a rilievo per poi farne una produzione a sé stante – rendendole cioè delle sculture del tutto autonome: una ricerca che fa a pensare al pittore che riprende a lavorare sulla tela in tempi diversi; Rodin lo fa però tramite la scultura con la Porta dell’inferno che diventa un vero e proprio strumento di sperimentazione che giunge alla versione definitiva solo dopo molti ripensamenti.

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